Ode alla donna, attraversando i decenni

Al Teatro Testaccio è andato in scena Doppia partita, rivisitazione efficace e toccante di Due partite di Cristina Comencini.

Il felice destino di un testo teatrale si evince con facilità quando, nel giro di appena due lustri, esso riesce a diventare un classico, e diventa un classico quando viene portato in scena da diverse compagnie e registi, quando viene più volte ripubblicato e quando per esempio riesce a ispirare anche il cinema; diventa un classico anche quando se ne offrono riadattamenti e riletture, quando riesce a segnare l’immaginario perché capace di toccare la sensibilità del pubblico e affronta tematiche riguardanti ciascuno degli spettatori. Ingredienti essenziali, probabilmente però ancora non sufficienti: per avere valore, una pièce teatrale contemporanea deve anche essere in grado, ai nostri giorni, di mettere in comunicazione più generazioni, di interrogarsi sull’oggi mettendolo a confronto col passato, dimostrando come a distanza di decenni spesso ciascuno di noi si pone gli stessi dubbi e ha le stesse perplessità e inquietudini dei propri genitori.

La vicenda che ha caratterizzato un testo fortunato come Due partite, esordio drammaturgico della regista e autrice cinematografica Cristina Comencini, è indicativo per sottolinearne la fortuna: scritto e portato in scena nel 2006, per la regia della stessa Comencini e interpretato da Margherita Buy, Isabella Ferrari, Marina Massironi e Valeria Milillo, nel 2009 diventa un film dal cast stellare, dove oltre alle quattro attrici della versione teatrale si aggiungono Claudia Pandolfi, Carolina Crescentini, Alba Rohrwacher e Paola Cortellesi. Il film è un ottimo prodotto, ma non è un caso che, dopo aver attraversato il grande schermo, il testo nel giro di pochi anni sia tornato a teatro per la regia di Paola Rota, stavolta interpretato da Giulia Michelini, Paola Minaccioni, Giulia Bevilacqua e Caterina Guzzanti. È indubbio che proprio il teatro si sia dimostrata la dimensione ideale per un testo del genere, e d’altronde proprio la versione teatrale gode della trovata più significativa ed efficace della Comencini, ovvero fare interpretare alle stesse attrici, in due atti diversi, le donne protagoniste degli anni Sessanta e le rispettive figlie, quasi a voler insistere sulla continuità e sul legame inscindibile che lega madri e figlie, dove a prescindere dagli anni che passano e dal differente stile di vita restano tutte caratterizzate dalle stesse nevrosi, dagli stessi complessi, dai stessi desideri e dalle stesse domande. Claudia Crostella ha così deciso di portare ancora una volta in scena una rivisitazione del testo della Comencini dal titolo Doppia partita: senza allontanarsi eccessivamente da Due partite, lo spettacolo andato in scena al Teatro Testaccio il 21 e il 22 gennaio riesce a restituire gli elementi che hanno fatto dell’opera della Comencini un classico nel giro di pochi anni. Dialoghi intensi ben ricamati dal disegno luci, su una scenografia minimale ma espressiva, narrazioni toccanti perché in un modo o nell’altro riguardano tutti, oggi come ieri, e soprattutto un’interpretazione spontanea ma forte, che ha recepito la lezione di tutte le grandi attrici che si sono susseguite tra la versione teatrale e quella cinematografica.

Un confronto non certo facile, ma questa autentica sfida va considerata come un punto a favore della prova delle quattro attrici, brave anche a “sdoppiarsi” nelle due differenti identità di madre e di figlia, identità non solo duali ma plurali che si inseguono nel corso dei decenni, dal momento che la figlia si scopre a sua volta madre. L’animo femminile, nella sua pluralità di sentimenti, pensieri ed esperienze, è un fiume in piena nel quale si riflettono più epoche e più società, ma che alla fine dimostra come nella varietà che caratterizza il flusso delle generazioni che si susseguono ci sia un unico grande viaggio intrapreso da un’unica protagonista quasi mitologica: la donna. Lo spettacolo Doppia partita coglie così il senso profondo del lavoro della Comencini, ovvero il suo essere un’ode e un omaggio alla donna, con tutte le sue imperfezioni e limiti, e piuttosto che chiudersi nel discorso di genere pone interrogativi che riguardano ciascuno di noi, a prescindere dal genere, dall’età o dall’epoca nel quale si trova.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Testaccio
via Romolo Gessi, 8 – Roma
sabato 21 e domenica 22 gennaio
sabato ore 21.00, domenica ore 18.00

Blu in the face produzioni presenta
Doppia partita

regia Claudia Crostella
con Monia Cappello, Claudia Crostella, Federica Falzetti, Marialuisa Russo