Il jazzista geniale e l’attore tarantolato

Al Teatro Vascello, ieri sera, prima serata della mini-rassegna Doppio Assoluto: giudizio e perplessità sulla coppia Salis-Rezza.

Da un lato Antonello Salis, polistrumentista e compositore jazz, celebre per la sua fisarmonica e per come coniuga abilità pianistica, sintetizzatori e sperimentazione, una furia della musica, dalle ritmiche forsennate e incontrollabili. Dall’altro lato Antonio Rezza, il più irriverente e imprevedibile performer teatrale, scheggia impazzita che padroneggia il palco con una mimica facciale inusitata e con una comicità frenetica e vulcanica, diretto in scena da Flavia Mastrella.
Questo il primo “incontro” della mini-rassegna Doppio Assoluto, giunta alla seconda edizione, basata sulla commistione di teatro e musica, recitazione ed esecuzione live, dove l’improvvisazione favorisce l’emersione di significati inaspettati sul confine tra le varie modalità espressive, sotto il segno della contaminazione.
A dirla tutta, ieri sera di contaminazione ne abbiamo vista ben poca: quello a cui il nutritissimo pubblico ha assistito è stata una serie di sketch alternati dei due artisti. Rezza, forse il più celebre e seguito dei performer teatrali, specie tra le nuove generazioni, non esegue nulla di specifico per l’occasione, ma si limita a riproporre il suo storico repertorio, mentre Salis sembra limitarsi a fare lievi sottofondi o stacchi tra un personaggio del collega e l’altro. Non c’è stato, o quanto meno era scarsamente evidente, quel lavoro di commistione tra i linguaggi, piuttosto uno spettacolo dove i due linguaggi hanno continuato ostinatamente a correre su binari paralleli, che paradossalmente sembra essere all’opposto dello spirito dell’iniziativa.
Nello specifico dello spettacolo poi, come accade a tutti gli artisti osannati, Rezza ha gioco facile a soddisfare il suo pubblico: comicità surreale e assurda, doppi sensi e coinvolgimento del pubblico, oscenità e fisicità da acrobata. Sarebbe una banalità insopportabile pronunciare una frase fatta come “Rezza o si ama o si odia”, perché si dice lo stesso del 90% delle cose del mondo; senza dubbio però ci sarebbero due modi opposti di interpretare e concepire la sua comicità. La prima è quella “progressista”, e si tratta di intravedere nel suo show il risultato estremo di un certo teatro beckettiano o ioneschiano, una declinazione aggiornata ai linguaggi dell’oggi e alla comicità dell’esperienze del teatro non narrativo, dove in primo piano emerge il corpo degli attori e non un eventuale testo. La seconda è ben più disincantata e cinica, e vede in Rezza nulla più di un mimo o un artista da cabaret (si pensi a “Le tutine” di Zelig). Nulla di straordinariamente originale, di innovativo: fa ridere, come fanno ridere molte cose nella vita, grazie al cielo. Ma non si va oltre a quello. Per quanto poco interessi, siamo al di là del teatro, tra performance e avanguardia, ma anche (ed è giusto dirlo) fra teatrino di provincia e cabaret di bassa lega, per non dire Bagaglino, o a voler essere meno cattivi erede della tradizione delle maschere goldoniane.
Ciò non toglie che ieri si sia riso, ma come si ride davanti a un matto che sull’autobus inizia a dimenarsi e a dire cose senza senso, offendendo il prossimo. Niente di più, niente di meno, poi chi da questo vuole trarne un nucleo di artisticità teatrale faccia pure.
Tutti gli applausi della serata, invece, avrebbero dovuto rivolgersi al grandioso Antonello Salis, che in una serie di esecuzioni ha dimostrato il suo talento infinito; anche lui artista d’avanguardia e di sperimentazione, ma di quella vera, senza tentare di avvicinarsi al pubblico seguendo la via più facile.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Vascello
via Giacinto Carini, 72 – Roma
lunedì 19 marzo, ore 21.00

TSI La Fabbrica dell’Attore – LSD produzioni – Ass. Culturale Controchiave presentano
Doppio Assoluto. La voce intorno al suono
regia Flavia Mastrella
con Antonello Salis, Antonio Rezza