Nella serata di giovedì 7 settembre, del Roma Fringe Festival 2017 abbiamo seguito Le notti bianche di Gabriele Granito e Metamorphosys.0 di Vittoria Faro.
Serata disorientante al Fringe Festival, con due opere assai eterogenee, una sul versante del tradizionale teatro di prosa, l’altra su quello della performance tra corpo e suono. Entrambe si ispirano a un classico. Entrambe hanno per tema la trasformazione.
Ne Le notti bianche, spettacolo tratto dall’omonimo romanzo di Fëdor Dostoevskij, risalta il lavoro di riduzione del testo letterario. La drammaturgia è resa in modo asciutto, con quello stile minimo che denota il riguardo verso qualcosa di cui abbiamo ammirazione.
Cosa c’è nella scatola di Dostoevskij che ci cattura? Un ragazzo e una ragazza si incontrano a Pietroburgo, durante quelle notti rese “bianche” dal sole che non decide mai di tramontare. L’urgenza è il fattore che predispone all’incontro: per entrambi si tratta di far entrare un altro essere umano nella torre madreperlacea dei propri sogni, in modo da non fare di questi una auto-consolatoria prigione.
Vittoria Faro si ispira a un classico ancora più fondativo – Le metamorfosi di Ovidio – per indagare la solitudine primordiale di un cosmo vuoto, dove la chiamata a un urgente umanesimo, spinge a laceranti trasformazioni che, malgrado le ferite, contribuiscono a una primitiva coscienza. L’incontro tra l’essere e il linguaggio genera suoni, grida affondate dentro una foresta sonora estraniante, in cui la trasformazione ha solo uno scopo biologico e del quale agli uomini in fieri sfugge il senso.
La rappresentazione è costituita intorno al vuoto e al pubblico non può arrivare se non come “vuoto”. Vittoria Faro ci invita probabilmente a recuperare la memoria della nostra vita cellulare, prima della scissione che ha innescato il vortice. L’intelligenza è propria della specie, giammai della singola creatura, esposta a forze troppo grandi per poter negoziare una pace, possibile da ottenere forse solo con la morte.
Tanto la prima operazione è in punta di piedi, quanto la seconda è estrema. Ne Le notti bianche gli attori mantengono una semplicità e un rigore così candido da disarmare il pubblico, esposto tanto a Dostoevskij che allo sferragliare in lontananza dei tram (siamo a a Via Tiburtina o a Pietroburgo?). In Metamorphosys.0 siamo dentro alla trasformazione e niente ci viene risparmiato del suo orrore, della sua violenza, della sua indifferenza biologica. Di Ovidio rimane la miccia che accende una turbolenza esplosiva.
Di fronte a operazioni performative esteticamente inquiete come quella di Vittoria Faro ci si chiede se si tratti di coraggio o, insieme a questo, di quel tanto di compiacimento che ogni operazione artistica contiene. Scommettiamo sul coraggio. Lasciamo alla seconda l’insistenza di oggetti sonori suggestivi ma che forse risultano ridondanti, una troppo scoperta simbologia delle maschere e dei corpi, la rinuncia deliberata a offrire al pubblico maniglie di senso afferrabili per innescare un riconoscimento con quanto accade in scena.
Rimane la classicità verso cui gli autori indirizzano la loro preghiera artistica. Vestirsi di un classico vuol dire accettare che l’Altro, di cui si avverte una grandezza che ci sfugge, possa dire di noi, della nostra triste realtà di uomini o della nostra troppo pavida capacità di felicità e di amore. Un classico ci chiama sempre a una trasformazione intima. Il pregio dei lavori di stasera è quello di chiamarci a questa trasformazione. Non resta che lasciarci toccare, per scoprire di aver già fatto il passo che ci porta lontano.
Gli spettacoli sono andati scena all’interno del Roma Fringe Festival 2017, VI Edizione
Villa Mercede, Via Tiburtina 113 – 115
30 agosto – 23 settembre, dalle 19.30 a mezzanotte.Le notti bianche
mercoledì 6 settembre ore 22.30, giovedì 7 settembre ora 19.30, venerdì 8 settembre ore 22.30
Metamorphosys.0
mercoledì 6 settembre ore 21.00, giovedì 7 settembre ore 21.00, venerdì 8 settembre ore 21.00Le notti bianche
di Gabriele Granito
con Gabriele Granito, Fabio Maffei, Beatrice Messa
ARTre ProduzioniMetamorphosys.0
di Vittoria Faro
produzione TLAB