Destini incrociati

Un dramma concerto dove il suono e il contenuto narrano con forza una tragedia contemporanea portando in scena il sentimento dell’umana follia

Mettere in scena un dramma contemporaneo nel nuovo millennio è forse un atto di coraggio. La soffocante presenza di elementi tragici ai quali ognuno di noi, per effetto dei mass media, è quotidianamente esposto fa rifugiare lo spettatore in platee sorridenti. Ma la tragedia rimane fra i generi teatrali più alti e maggiormente in grado di rispecchiare l’emotività dello spettatore. Il dramma in forma di concerto Due Madri estrae la sua forza da un fatto di cronaca avvenuto nel 2004: la strage di Beslan. Questa è la vicenda in superficie, alla quale si legano le riflessioni sulla vendetta, sul suo effetto sanatore o di inutile impeto nefasto. Fedele agli elementi costituenti della tragedia greca, quest’opera si fa portatrice di valori e ammonimento per atti inumani. La tragedia, da una dimensione divina che metteva in scena Re, Regine e semidei, è diventata collettiva e storica offrendo spettacoli di guerra e genocidi. Il teatro racconta l’azione umana del ventunesimo secolo perseguendo, come nell’Antica Grecia, lo scopo di un insegnamento e un esempio da seguire.
In scena un’orchestra da camera, un soprano, una voce recitante e il coro. Arina e Olga sono due madri di fronte allo stesso destino tragico: la perdita delle loro rispettive figlie. Due forze ugualmente legittimate alla vendetta, ma nella tragedie le forti passioni sono condannate alla catastrofe. Arina rimane prigioniera dell’odio e del risentimento compiendo una vendetta per un diritto che crede solo suo. In Olga, la disperazione e l’amore per la figlia persa prevalgono sull’istinto alla ritorsione lasciandole la grazia di un ultimo incontro. La bellezza e l’essenza della tragedia sta proprio in questa contraddizione che opprime e scontra due vicende di una condivisibile ragione. Ai monologhi delle due donne succede un loro confronto, una lotta per stabilire chi è il carnefice e chi la vittima, il coro, consigliere al di sopra di ogni umana cecità, ammonisce dichiarando che «dal perdono nasce la libertà». Dopo la strage di massa che ha portato odio si impone l’impossibilità di una negazione assoluta e la necessità di un limite. Il destino può essere impugnato e volto a proprio favore per «segnare le impronte» di un nuovo cammino.
La musica accompagna le azioni autonomamente, creando dissonanze tra l’azione drammatica e l’andamento dell’orchestra. Questo contrappunto fa sì che non si realizzi quella immedesimazione che una musica diegetica avrebbe compiuto nello spettatore, mantenendo così quest’ultimo in una giusta consapevolezza critica, d’interpretazione cosciente dei fatti.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Vascello
via Giacinto Carini, 72 – Roma
lunedì 9 gennaio, ore 21.00

Due Madri
musica Maurizio Gabrieli
libretto Antonio Ferrara
maestro concertatore e direttore Simone Vacca
voce Manuela Kustermann
soprano Anna Catarci
coro Il Labirinto Vocale
esecuzione musicale Piccola Orchestra ‘900