Io sono il potere

A Carrozzerie n.o.t., dal 15 al 17 dicembre, Marco Quaglia e Stefano Patti sono i protagonisti di Echoes, uno spettacolo di Lorenzo De Liberato, che segue «una drammaturgia atipica nel panorama teatrale italiano» come la definisce lo stesso Patti, che ne firma anche la regia.

Ciò che colpisce immediatamente di uno spettacolo teatrale, come del resto di un film, senza neanche conoscerne la trama, è la locandina. Biglietto da visita importante se si vuole dare risalto a un lavoro coinvolgente come lo è Echoes. Progetto che potrebbe competere tranquillamente con una serie televisiva e il cui flyer, appunto, ipnotizza per la potenza che trasmettono gli sguardi dei due attori protagonisti, il cui effetto e il cui senso sono ancora più forti dopo aver assistito a quell’ora o poco più di spettacolo straordinario, realizzato con la massima cura.

Una luce al neon a intermittenza, una voce “programma” che esegue gli ordini a “dovere”, una mela morsa che giace sul pavimento e un botta e risposta che inquieta a ogni sillaba pronunciata, sono gli elementi su cui poggia Echoes attraverso Marco Quaglia e Stefano Patti, eccelsi interpreti (il secondo anche regista) di questo spettacolo.

È difficile pensare a Quaglia nel ruolo del cattivo di turno, Ecoh però, anche che se detesta ripetersi, è proprio così e a duplicare terrore non ci pensa due volte, glaciale come il suo sguardo; e si fa fatica a riconoscere il volto del timido e fragile Massimo Nardi, che per diverse stagioni ha fatto parte di quell’Incantesimo televisivo, al fianco di attori teatrali di spicco come Giuseppe Pambieri e Paola Pitagora. Ma ecco ora lui protagonista in scena. Aria più matura e una padronanza misurata e senza orpelli, bilanciata perfettamente con quella di Patti, il cui personaggio, De Bois, è più vicino a un comune mortale. Del resto in Echoes è un giornalista e chi scrive non può che calarsi nei suoi panni ed essere assetato di curiosità pur essendo contemporaneamente prigioniero della paura mentre, al suo nemico, pone un unico e secco interrogativo: «Perché?». Perché più di un milione di persone (un milione e settecentotrendadue per l’esattezza) sono state uccise da una bomba sganciata da colui che alla parola fede sbeffeggia il suo alter ego?
Manca (forse) il colpo di pistola, ma quello di scena c’è tutto. Il testo è infatti tremendamente attuale, nonostante sia ambientato in un futuro prossimo, che per certi versi rispolvera Il Padrone del mondo di Benson, dove l’universo tecnologico e intellettuale si contrapponeva a quello cattolico. La crisi economica qui si scontra con quella propria dei sentimenti. La parola amore viene pronunciata poco e non c’è un nome a cui associarla, c’è un Dio visto come uguaglianza e un Dio visto come potere, c’è il bene e c’è soprattutto il male.
Alla mente vengono così a galla le tristi pagine di storia, con l’orrendo capitolo che ha visto Hitler conquistare il potere in Germania e seminare odio, sterminando intere popolazioni e gli orripilanti attentati terroristici che hanno insanguinato il mondo negli ultimi anni.

In quel bunker perfettamente realizzato nell’area scenica del Carrozzerie, dove Echoes resterà in scena, purtroppo, solo per tre serate – dal 15 al 17 dicembre per il momento – si assiste veramente a un interrogatorio. Il pubblico è suddiviso sui due lati esterni e nel mezzo un tavolo e due sedie separano gli attori per quel faccia a faccia spietato, che fa venire i brividi, che si uniscono anche a quelli per il freddo; non c’è il vetro/specchio che delimita la spazio, ma la sensazione è esattamente quella, tanto che si esce dalla sala abbastanza provati, un po’ smarriti, cercando di rispondere a quelle domande che continuano a far eco nelle orecchie di chi si è calato in quel contesto, ma alcune risposte nello specifico non arriveranno mai.

Lo spettacolo continua:
Carrozzerie n.o.t.

Via Panfilo Castaldi 28/a
fino a sabato 17 dicembre
orari: da giovedì a sabato ore 21.00
(durata 1 h e 10 minuti circa senza intervallo)

Echoes
di Lorenzo De Liberato
regia Stefano Patti
con Marco Quaglia e Stefano Patti
voce di “Programma” Giordana Morandini
disegno luci Paride Donatelli
scene Barbara Bessi
costumi Marta Genovese
suono Samuele Ravenna
assistente alla regia Cristiano Demurtas
progetto grafico Simone Ferraro, Martina Mammola
social plan Cristiano Demurtas
progetto sostenuto da Carrozzerie n.o.t
residenza produttiva 2015/16 Teatro Studio Uno
regia e montaggio Teaser e interviste Federico Falcioni
cinematographer Marco Reitano