Gran finale. Ma ci sarà un domani?

Sansepolcro, il giardino della ‘discordia’, il cui utilizzo sembra sia un prodotto di pratiche kafkiane (sulle quali torneremo più oltre): in una giornata afosa (è sabato 24 luglio) inizia qui un’esperienza podistico-sensoriale per le vie del borgo.

Eclissi è un progetto messo a punto dal trio Alessandro Sesti, Debora Contini e Nicola Fumo Frattegiani. Dalla cuffia, debitamente calata sulle orecchie, giungono indicazioni sul percorso da seguire, racconti di vita passata, esperienze non consumate mentre cerchiamo di mantenerci in contatto con colui che ci precede. Suoni naturali si mescolano al racconto e alle indicazioni mentre, un po’ perplessi, seguiamo questo accappatoio rosa che sembra uscito fresco fresco da una Spa – o da un ospedale.

Un tema molto presente nell’attuale società di falsi ‘eternamente giovani’, quello delle persone colpite dall’Alzheimer – che è alla base di questa esperienza performativa/compartecipativa. A quest’ora le persone per strada sono poche ma, nonostante ciò, si percepisce la loro perplessità rispetto alla situazione, ai cambiamenti di direzione improvvisi di questa persona che vaga senza una meta precisa, ai suoi spaesamenti, al suo vagare incerto, al suo sguardo perso. La stessa situazione – in mezzo a una folla – renderebbe ancora più destabilizzante la situazione per colui (o colei) che sta ascoltando in cuffia, in quanto i rumori e i chiacchiericci che gli giungono si confonderebbero con i suoni provenienti dall’esterno rendendone più difficoltosa l’identificazione. Ci si sofferma per cercare di distinguere la realtà dalla finzione, mentre alcuni ‘personaggi’ ci affiancano oppure ci accompagnano per brevi tratti mescolandosi ai passanti. Incontri occasionali, oggetti ricevuti, dei quali non sappiamo bene cosa fare, sono ulteriori stimoli per destabilizzarci. Anche il racconto di amori consumati e passati crea ulteriori imbarazzi quando la figura evocata è come se si trovasse improvvisamente di fronte a noi, in quell’accappatoio, senza che noi si riesca in alcun modo a relazionarci con il personaggio che stiamo seguendo.

Un’esperienza che destabilizza e ci mette nelle condizioni di non sapere come comportarci nei confronti di una persona, a noi sconosciuta (e a cui siamo sconosciuti, come accade nei rapporti coi malati di Alzheimer), ma che alla fine ci sentiamo, in qualche modo, portati ad aiutare. Mentre intorno a noi il mondo continua a girare inconsapevole o insensibile.

La famiglia vivisezionata, frammentata, analizzata sotto tutti i possibili punti di vista e giochi di forza in uno spettacolo dal ritmo incessante. L’amore del cuore di Caryl Chuchill per la regia di Lisa Ferlazzo Natoli con Tania Garribba, Fortunato Leccese, Alice Palazzi, Francesco Villano e Chiara Marrani è protagonista della prima serata al Chiostro di Santa Chiara.

Una regia implacabile mette in scena una specie di interrogatorio al quale si sottopone una famiglia, all’apparenza normale e impeccabile nei modi, che nel continuo ripetere delle medesime azioni e dei medesimi discorsi rivelerà i fili insospettabili che legano i protagonisti nel profondo. Segreti – veri o presunti – accennati e negati, il nodo familiare genitori/figli più stretto e soffocante di quanto, in apparenza, farebbe supporre il ritorno a casa della figlia prediletta, rigurgiti di odio represso, occasioni mancate e imbarazzi. Ritmi sempre più sincopati per accentuare un climax che si crea e si spegne su una parola, un gesto, ogni volta leggermente diverso. Un ripetersi da Sliding Doors che trasforma 53 battute in un coacervo di possibilità: ogni nostra scelta, anche la più minimale – sembra ricordarci Churchill – può scardinare certezze, affetti, i comodi binari delle nostre esistenze sui quali filiamo senza fermate intermedie.

Una tecnica, utilizzata anche qualche anno fa dai Menoventi in L’uomo della sabbia, che non permette di chiudere il cerchio. La farfalla continuerà a battere le sue ali in Brasile, provocando un tornado in Texas. Una condanna apparentemente senza appello contro la famiglia borghese. Regia precisa come un orologio svizzero, recitazione impeccabile.

Chiusura di Festival con Fake Folk di e con Andrea Cosentino e le sue battute che incidono come lame i rapporti intergenerazionali; il folklore locale – dalla processione ai tormentoni estivi; il significato delle fiabe – ben poco per bambini; le ‘buone vecchie’ tradizioni – dalle culinarie alle artigianali. Nel finale più che a teatro pare di essere catapultati in una piazza vietnamita, al tramonto, quando gli abitanti locali si ritrovano per fare esercizi marziali o passi a due di danza – ma senza quel bisogno intimo di socializzare un’esperienza sentita come propria e più come necessità di scimmiottare il dj di turno su una qualunque spiaggia nostrana solo per il gusto di apparire e appartenere, senza rendersi conto di scadere nel ridicolo. Uno spettacolo ove Cosentino ci racconta a noi stessi, si ride – anche amaramente – e, se ci si sofferma, si avvertono crude realtà solo parzialmente velate dal gioco e dallo scherzo. Finale coi botti, ma con la consapevolezza che lo spettacolo – per quanto godibile – sia ancora da amalgamare e rodare, alleggerire e rendere più fluido.

Note a margine. Dopo aver visto gli spettacoli e averne scritto occorre fermarsi e porsi una domanda: la cultura è sotto attacco? Sembrerebbe proprio di sì. Mentre a Sansepolcro impediscono di proseguire il dopofestival, annullando anche una serie di concerti, per “L’assenza di un’autorizzazione formale da parte della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per utilizzare i Giardini di Piero” (che avrebbe dovuto chiedere l’amministrazione comunale, come sottolineano gli organizzatori della manifestazione) e che ci fa condividere appieno la posizione di Luca Ricci e Lucia Franchi: “Il Giardino di Piero della Francesca è uno spazio ristrutturato da un’azienda locale, per destinarlo alla fruizione dei cittadini. Ci chiediamo che senso abbia riqualificare i luoghi se poi non possono essere aperti alle manifestazioni di riconosciuto pregio culturale organizzate da e per le persone. Gli spazi dovrebbero essere rimessi in vita per creare posti dove la socialità e il ritrovato bisogno di stare insieme possano ancora esprimersi, non per lasciarli fermi e immobili come cose morte”; con l’ultimo Decreto del Governo si impone agli spettatori di cinema e teatri, anche all’aperto, il green pass.

Mentre il Ministro Franceschini non pare abbia nulla da ridire – nonostante i dati confermino che a teatro e al cinema non ci si contagia e che, mantenere le misure per prevenire i contagi e, nel contempo, imporre che entrino solamente persone vaccinate o con un tampone negativo (la cui validità è scesa da 72 a 48 ore) pare a dir poco schizofrenico. Questo, mentre i dati che giungono dal Regno Unito (vaccinazione completa della popolazione al 56,2% contro un 50% in Italia), dove è stata tolta qualsiasi restrizione il 19 luglio scorso – contro i pareri di molti ‘esperti’ e di una pletora di medici –  mostrano un calo da oltre 46.000 nuovi casi giornalieri (il 20 luglio) ai 23.000 del 27 luglio. Che ci si contagi più in casa che non a teatro, al cinema o ovunque si mantengano le norme di sicurezza?

L’accanimento contro il mondo delle arti e della cultura non risparmia nemmeno i musei, mentre salvaguarda le chiese così che i turisti, invece di visitare gli Uffizi potrebbero ritrovarsi, come unica forma di ‘svago’, la messa della domenica mattina. E senza pensare a un’economia che aveva appena cominciato a riprendersi grazie al volano turistico e che tornerà ad agonizzare.

Nessun quotidiano a tiratura nazionale pare accorgersi che in molte regioni è stata sospesa da settimane la somministrazione della prima dose vaccinale agli under 60 perché le scorte sono in esaurimento e servono per le categorie più a rischio e per i richiami di coloro che avrebbero dovuto usare Astra Zeneca. Esperienza familiare: prenotando a fine giugno, in Toscana, la prima data utile a Lucca si è rivelata il 28 agosto. Nessuno che si chieda se la rincorsa alla prenotazione di questi ultimi giorni stia portando ad appuntamenti nel breve periodo o se le persone stiano prenotando per il prossimo settembre od ottobre? E un turista che pensava di entrare nel nostro Paese con il Green Pass (avendo fatto un tampone risultato negativo alla partenza) e adesso gli si prospettano decine di tamponi se vuole usufruire di arte e cultura – o anche solo di una piscina o palestra o di un ristorante al chiuso perché, magari, non sopporta l’afa – verrà comunque o si guarderà meglio intorno?

Dalla contestazione amministrativa al Decreto Legge, si nota sempre più l’emergere di un potere dispotico che pare agire più per fini (geo)politici o di ingegneria sociale che in nome di una presunta tutela – artistica o sanitaria che sia – mortificando tutti i tentativi di ripresa delle attività (che, ricordiamo, per molti sono anche economiche) culturali e artistiche (ma anche turistiche, sportive o della ristorazione, eccetera) paventando continue ondate che, però, non coinvolgono fabbriche, supermercati o uffici. E mentre si preclude a una larga fascia di cittadini di fruire di arte e cultura, come se fosse l’unica soluzione a una nuova ondata epidemica, si scopre che lo Sputnik V è stato definito efficace anche per gli anziani, per le varianti e senza rischio di trombosi, da due prestigiose riviste quali The Lancet e Nature. Ma il Governo e l’Europa arrancano dietro a forniture in continuo ritardo scaricando la colpa della propria inefficienza sempre e solo sul cittadino.

La nostra solidarietà va, ovviamente, agli organizzatori di Kilowatt ma altresì a tutti coloro che, da oltre 18 mesi, si stanno battendo perché non sia la cultura a morire di Covid.

Gli spettacoli sono andati in scena nell’ambito di Kilowatt Festival:
Sansepolcro, varie location
sabato 24 luglio 2021, ore 17.00
Giardini di Piero
Eclissi
di Alessandro Sesti
suono Nicola Fumo Frattegiani
musiche Debora Contini
collaborazione alla drammaturgia Giacomo Sette
coproduzione Infinito srl, Centro di Residenza Toscana (Armunia – CapoTrave/Kilowatt), Spazio Zut!, Strabismi, Thesorieri
(uno spettatore ogni 30 minuti, prima nazionale)

ore 21.30
Chiostro Santa Chiara
L’amore del cuore
di Caryl Churchill
un progetto de lacasadargilla
regia Lisa Ferlazzo Natoli
con Tania Garribba, Fortunato Leccese, Alice Palazzi, Francesco Villano
e con Angelica Azzellini

ore 22.40
Giardino della Misericordia
Fake Folk
di e con Andrea Cosentino, Alessandra De Luca, Lorenzo Lemme e Nexus
montaggio video, allestimento tecnico, coordinamento Dario Aggioli
scene Antonio Belardi
costumi Anna Coluccia
collaborazione alla drammaturgia Alessandra De Luca
suono e musica dal vivo Lorenzo Lemme
design realtà aumentata e movimenti scenici Nexus
produzione Cranpi
in collaborazione con Aldes, Teatro Biblioteca Quarticciolo