Il teatro, il corpo e i sensi

La seconda serata dell’Eden al Teatro dell’Orologio come nuova occasione di pensare e ripensare il corpo.

L’arte teatrale si compone da sempre di una stratificazione espressiva che ne garantisce il valore immortale; i livelli di significazione sono moltissimi, dal testo alla messa in scena, alla recitazione, ecc. Purtroppo spesso ci si dimentica che il teatro è anche e soprattutto l’arte del corpo, l’orizzonte dove l’impatto visivo si coniuga sinesteticamente al trascinamento nervoso e dove tutti i sensi si trovano coinvolti. Quelli del pubblico sono corpi che reagiscono ad altri corpi, e se il teatro tradizionale solitamente rischia di occultare questa dimensione fisica a vantaggio del testo o delle altre dimensioni dello spettacolo, forse è il dovere della danza quella di restituire la dignità e il valore fondamentale che il linguaggio (del corpo) non ha mai smesso di avere. C’è molto di questo nella filosofia alla base della kermesse attualmente in scena al Teatro dell’Orologio, e che proseguirà fino al 27 aprile. Si tratta di Eden. Connect the dots, progetto di Gianni Parrella e Gianluca Cheli, dove le parole chiave sono proprio quelle di connessione, confine, ma soprattutto corpo. Accennavamo al coinvolgimento di tutti e cinque i sensi, non a caso Eden mette in connessione immagini, corpi, ma anche cibi e parole, offrendo al pubblico una pregevolissima selezione di performance live di alcuni tra i più affermati danzatori e performer italiani.
Questo l’altro elemento di interesse, che scaturisce da una riflessione seria rivolta agli spettacoli in programma: cosa è danza? Cosa non lo è? Come distinguere la performance art dal teatro? O non è forse vero che per teatro possiamo intendere quel mondo che tutto comprende assorbendolo al suo interno dal momento in cui compare su un palco?
Queste le riflessioni che possono scaturire assistendo per esempio alle opere di Lara Russo e Silvia Mai, andate in scena nel corso della serata di ieri in due sale diverse.
Lara Russo, vincitrice del GD’A 2013, si è resa protagonista con due performance; nella prima, Allumin-Io, interpretata da lei e da Lidia Zanelli, un grande agglomerato di lastre di alluminio interagisce con le attrici dando vita a una splendida e potentissima metafora del rapporto tra natura e cultura, tra rumore e silenzio, tra visione e occultamento. Il corpo nudo sputato fuori dalla creatura metallica è stata una trovata di rara efficacia, dove si manifesta lo strappo dell’uno che diventa due. La performance successiva si intitola Legame, dove protagonisti diversi si rincorrono sul palco dando vita alla narrazione corporale dell’erotismo, dell’odio, dell’affetto.
Silvia Mai, dal canto suo, riesce a comunicare con grande professionalità il valore della forza del corpo, della sua infinita tensione; in Raku, un bastone diventa vertice di energia, per un corpo ottimamente scolpito dalla luce e sempre sul punto di spezzarsi; con (primo studio), la Mai insieme alla collega e sorella Valeria ha presentato una prima bozza di un lavoro ancora in fieri dedicato allo spazio quotidiano.
Molto apprezzata anche la scelta di intervallare le azioni con delle videointerviste utili a comprendere la poetica e il pensiero delle artiste.
Tra tutte e quattro le opere, sicuramente Allumin-Io resta per originalità e impatto la più riuscita, ma in senso più generale senza ombra di dubbio il livello si colloca in alto, e quello dell’Eden al teatro dell’Orologio è un’occasione imperdibile per scoprire o riscoprire la centralità del corpo in tutte le sue innumerevoli sfaccettature.

Gli spettacoli continuano:
Teatro dell’Orologio
Via dei Filippini, 17/a – Roma
fino a domenica 27 aprile

EDEN – Connect the Dots
Danza Cibo Immagini Parole Suoni
un progetto di Gianni Parrella, Gianluca Cheli
www.abouteden.webs.com

Allumin-Io – Legame
di Lara Russo

Raku – (primo studio)
di Silvia Mai