Libera espressione per la liberazione

Scorre veloce la terza giornata di Eden – Connect the dots, rassegna dedicata al “gesto” artistico, inteso come danza, grafica, suono prodotto e riprodotto, giù fino al cibo, emblema culturale per eccellenza. L’arte cerca la sua liberazione in teatro, luogo che la modernità ha eletto a utero primigenio della sua rinascita.

Lungi dal voler proporre accostamenti semplicistici tra la festa della Liberazione e il vento di libertà artistica che soffia nei circuiti teatrali off romani, l’occasione è comunque propizia per associare alla coincidenza una riflessione su quanto accade lontano dalle reti mediatiche, sul tentativo di aprire nuovi passaggi e allacciare nuove connessioni tra le diverse forme espressive della corporeità che vuole fare arte. Un vero e proprio moto rivoluzionario, che se ancora non ha codificato il suo manifesto, procede per tentativi abbandonando le strade già percorse, perseguendo una sperimentazione meno criptica rispetto alle avanguardie storiche ma più libera sul piano creativo. Un moto che incrementa la sua velocità media di giorno in giorno, quasi esponenzialmente, e che – si spera – darà il via a una nuova genesi artistica, lontana dall’oppressione istituzionale e prossima agli spazi – e alle forme di pensiero – non convenzionali.
Il teatro dell’Orologio, nel cuore del centro storico romano, si fa culla di uno di questi tentativi, proposto con efficacia e buon riscontro di pubblico da Eden – Connect the dots. Un paradiso in terra, dunque, che ammicca alla mitologica Genesi testamentaria e in qualche modo se ne fa gioco. L’umanità abbia inizio, di nuovo, ma stavolta come diciamo noi, lontana dai divini divieti, e dei frutti dell’albero della sapienza si faccia incetta, fino a esserne sazi. Che ci sia un riferimento proprio a questo nella performance di Francesca Cola, In luce, quando una mela rossa e invitante penzola appesa a un filo, e a essa è collegata una cuffia audio? Ogni era ha la sua mela, e la sovrapposizione tra il frutto archetipico e la “mela” regina indiscussa del capitalismo tecnologico moderno è presto fatta. C’è questo e molto altro nella drammaturgia corporea e sonora intessuta da Cola in questi 20 minuti di pura sensorialità. Lo spettatore accolto nella sala non è presenza assente né immobile distratta partecipazione: a lui è delegato il compito di mettere “in luce” – letteralmente – i movimenti performanti della protagonista unica. Scegliere di vedere o di non vedere e – in caso affermativo – scegliere cosa guardare. Una torcia passa di mano in mano tra il pubblico, e nei momenti di buio si percepisce un disagio indefinibile, che spinge ad accendere la torcia, che suscita il bisogno quasi fisico di guardare. Scoprirsi dunque spettatore per scelta, una scelta che si rinnova per l’intera durata della performance, è davvero il miracolo artistico per eccellenza, il primo punto sul quale lavorare e soffermarsi, ovvero l’educazione senti-mentale del pubblico, il primo imprescindibile anello della catena esistenziale dell’arte, l’elemento senza il quale il messaggio, il gesto, non avrebbero destinatari e, quindi, non avrebbero senso. Il contorno sonoro creato ad hoc da Francesca Cola è il tocco che completa l’opera, e lo straniamento. E se anche può sfuggire a chi guarda il significato allegorico che muove alcuni suoi gesti, o la connessione intellettuale tra gli uni e gli altri, la suggestione che genera è sufficiente di per sé a decretarne il buon esito.
Fuori dalla sala dove In luce ha luogo, ferve il movimento. Nuovi gruppi di spettatori si formano nell’androne per le successive esibizioni di Cola, altri aspettano i 6 pezzi Facili per coronare la serata con la musica live mentre la Sala Grande si fa open space che accoglie gli ospiti in arrivo: qui il collettivo di illustratori romani Skeleton Monster è impegnato nell’esecuzione di una tavola che occupa buona parte della parete. L’arte grafica è in fieri sotto gli occhi degli astanti, il “fare arte” si esibisce nella piena condivisione e collaborazione dei presenti.
Connect the dots, unisci i punti. L’immagine che ne viene fuori è un bel fotogramma di realtà.

Lo spettacolo continua:
Teatro dell’orologio
via de’ FIlippini 17/a – Roma
fino a domenica 27 aprile

EDEN – Connect the Dots
Danza Cibo Immagini Parole Suoni
un progetto di Gianni Parrella, Gianluca Cheli

Skeleton Monster
Antonio Fuso, Gud, Emilio Lecce, Stefano Simeone, Giorgio Pontrelli, Werther Dell’Edera

In luce
di e con Francesca Cola

6 pezzi facili