Un amico del popolo

Torna alla Biennale Teatro di Venezia, Thomas Ostermeier, vincitore del Leone D’oro nella scorsa edizione, con Ein Volksfeind – uno spettacolo interattivo che tocca una tematica scottante: la manipolazione mediatica.

Siamo accolti dallo scenario classico del Teatro Goldoni di Venezia eppure, da subito, ci rendiamo conto che non assisteremo a niente di tradizionale. L’atmosfera, infatti, si potrebbe definire “berlinese”. Le quinte sono lavagne, in parte disegnate col gesso: il salotto-cucina di una giovane coppia che ha appena avuto un bambino. Lei studia ancora, lui è chimico in una stazione termale, anzi nella stazione termale – intorno alla quale gravita l’intera economia della cittadina dove è ambientata la vicenda. Accade, però, un fatto anomalo: le persone che vanno alle terme per curarsi, di fatto di ammalano. Così Stockmann (questo il nome del protagonista) decide di analizzare le acque per scoprire, suo malgrado, che le stesse sono altamente inquinate a causa della vicinanza di una fabbrica di proprietà del suocero. Stockmann denuncia il fatto al proprietario delle terme – che è suo fratello – ma quest’ultimo gli chiede di tacere. Da qui, ecco prorompere in scena la lotta tra giustizia e mistificazione – e se, inizialmente, il protagonista ha dalla sua stampa, amici e concittadini, alla fine gli resterà accanto solo la compagna.

Una storia molto intensa, quella narrata in Ein Volksfeind, che si giova altresì di un adattamento drammaturgico dell’opera ibseniana davvero ben fatto.

La regia è eccezionale, degna del direttore della Schaubühne (il teatro stabile di innovazione di Berlino). Divertente il momento quando Stockmann, messo all’angolo dal fratello e boicottato dal quotidiano del paese, decide di convocare un’assemblea popolare per denunciare apertamente le sue scoperte riguardo all’inquinamento delle terme e il pubblico si trova coinvolto, improvvisamente, nel gioco. Si alzano le luci di sala, gli interpreti scendono in platea – dove si siedono – e tra il pubblico passano le maschere del teatro con i microfoni in mano. Stockmann, ancora sul palco, fa il suo discorso. Un pezzo poeticamente riuscito sulla verità e sulla disperata urgenza di evitare l’omologazione sociale, anche a costo di rimanere soli ed essere disprezzati. Un momento di autentica riflessione sui meccanismi inquinati della nostra società. Un inquinamento non solo simbolico, in quanto presente nell’induzione al consumo di medicinali o di cibi chimicamente alterati, all’accettazione di città industrializzate dove è impossibile restare in contatto con la nostra umanità. Quando si dà la parola al pubblico, questi si schiera a favore di Stockmann quasi all’unanimità (ma è interessante notare che anche qui, in una dimensione assolutamente ludica, c’è chi non se la sente di prendere posizione). E ben presto, dal testo teatrale si passa ai fatti reali – economici, sociali e politici – di casa nostra: il dibattito si fa acceso e gli spettatori si scoprono protagonisti delle vicende del villaggio di Ibsen – ma soprattutto del villaggio globale nel quale viviamo.

Quando l’assemblea si scioglie, però, non si ha lieto fine. Tutta la città – sviata dalla stampa – si mette contro Stockmann, mentre il padrone di casa decide di dargli lo sfratto. Il finale scelto da Ostermaier è aperto: il protagonista non ritratta, guarda in faccia la compagna e insieme decidono che non è ancora finita. Un’antica massima cinese recita: “L’unico modo di combattere il male, è proseguire risoluti nel bene” e sembra che sia Ibsen che Ostermaier siano dello stesso avviso.

Cast eccezionale. Ritmo perfetto. Uno spettacolo del tutto godibile e oltremodo intelligente.

Lo spettacolo è andato in scena all’interno del Festival Internazionale di Teatro della Biennale di Venezia

Teatro Stabile del Veneto Carlo Goldoni 
San Marco, 4650 – Venezia
sabato 10 agosto, ore 21.30
Ein Volksfeind
di Henrik Ibsen
regia Thomas Ostermaier
con Stefan Stern, Ingo Hülsmann, Eva Meckbach, Christoph Gawenda, David Ruland, Moritz Gottwald e Thomas Bading
scene Jan Pappelbaum
costumi Nina Wetzel
musica Malte Beckenbach, Daniel Freitag
adattamento e drammaturgia Florian Borchmeyer
luci Erich Schneider
dipinti Katharina Ziemke