Angélica Liddell, sacerdotessa in abiti pop, offre la sua versione e interpretazione del Riccardo III di William Shakespeare alla Biennale Teatro di Venezia.

La scena è fucsia. Sul pavimento, oggetti di vario genere: sagome di pin-up in cartone, libri, indumenti, frutta, bottiglie di birra. Un letto. Una sedia. Un cinghiale imbalsamato a grandezza naturale. Entra un uomo alto, vestito di nero con in mano due zuppiere di porcellana: ne pone una all’estrema destra della scena, l’altra all’estrema sinistra. Irrompe la musica: una colonna sonora hollywoodiana degna dell’ingresso della più grande tra le star. Ed entra lei, anzi lui, Riccardo III.
Così inizia il nostro viaggio insieme alla protagonista (Angélica Liddell) che ci porta in un universo di follia. Un delirio mistico e dittatoriale dove le parole scorrono a fiumi. Un’opinione su tutto: gli ebrei e l’Olocausto, il turismo sessuale, la guerra, gli intellettuali, il Papa. Riccardo è folle, come alcuni intendono il protagonista della tragedia shakespeariana, e sproloquia, sproloquia, sproloquia. All’interno della sua follia, può dire qualunque verità e al pubblico resta la scelta se credergli o meno. Siamo travolti da un fiume in piena dove neppure una parola è superflua.
Impianto drammaturgico eccezionale, un testo straordinario di cui si sente la necessità di leggere tutto (grazie ai sopratitoli, dato che Liddell recita in spagnolo e alcuni passaggi sono pronunciati a una velocità che li rende impossibili da seguire). Suo unico interlocutore il fedele Catesby, al quale Riccardo ha tagliato la lingua così da poter essere il solo a parlare.
Molti sono gli stilemi ai quali ricorre Liddell: la conversazione assurda con il cinghiale, la fustigazione nel letto fatta con un panno imbevuto d’acqua, il balletto pop su una canzone americana degli anni ’50, la pipì nella tinozza, l’imitazione del cinese. Molti livelli di calore e intensità. Svetta su tutti per assoluto lirismo l’omaggio a Primo Levi, del quale Liddell legge un pezzo – tratto da Se questo è un uomo – per poi iniziare a maledire Levi (come egli stesso maledice colui che dimentica), continuando a battersi il libro sul petto, ripetendo in loop il nome dell’autore, fino a raggiungere il climax che causa la rottura totale. A questo punto, un buon numero di spettatori lascia il teatro. Chi rimane è dalla sua parte al 100%. Assistendo a un lavoro come questo, infatti, è impossibile rimanere indifferenti. Nelle creazioni di Liddell non esiste un formalismo fine a se stesso, pur all’interno di un’estetica dichiarata. Tutto è estremo. Ciò che avviene sul palco deve essere reale. Se bevo birra, la bevo. Se devo fare pipì, la faccio. Se provo rabbia e disgusto per tutto il male esistente, lo sbatto in faccia al pubblico che ha scelto di condividere con me lo spettacolo.
Irripetibile. Unico. Devastante. Eppure si ride. C’è una leggerezza in tutto questo apparato che fa sì che si possa restare. E alla fine, la standig ovation. Liddell riesce, nonostante una brutalità estrema – che fa quasi dimenticare che l’interprete del folle dittatore è una donna – a emanare dolcezza e amore. Amore per Catesby, per il pubblico, per la vita. Si avverte un chiaro anelito alla pace, un desiderio di ripulire il mondo dallo squallore e dalla violenza – partendo dall’onestà.
Quando si vede un suo spettacolo, si è di fronte a un’artista totale, autrice del proprio lavoro (in quanto drammaturga, regista e interprete), che si schiera apertamente e con coraggio – manifestando quello che pensa senza bisogno di essere diplomatica. Grazie a lei, si è coinvolti in un rito estremo di presa di coscienza e di distruzione di ogni ipocrisia – dietro la quale ci si nasconde nel tentativo di sopravvivere. E se invece si decidesse di vivere?

Lo spettacolo è andato in scena:
all’interno del Festival Internazionale di Teatro della Biennale di Venezia
Teatro alle Tese
Castello – Venezia
giovedì 8 agosto

El año de Ricardo
regia, scene, costumi e testo Angélica Liddell
con Angélica Liddell, Gumersindo Puche
luci Carlos Marquerie
produzione Atra Bilis Teatro, Iaquinandi SL
con il supporto del Governo Regionale di Madrid e dell’INEAEM del Ministero della Cultura Spagnolo
con il sostegno di AECID-Agenzia Spagnola per la Cooperazione Internazionale e lo Sviluppo e dell’Ambasciata di Spagna