estate gialla

Va in scena, in occasione della Biennale Teatro di Venezia – dal 2 al 7 agosto presso il Teatro delle Tese – El policía de las ratas, tratto dal romanzo del cileno Roberto Bolaño, con la regia di Àlex Rigola – direttore del Festival.

Entrano in scena due uomini. Si siedono. Inizia la narrazione. Perché di questo si stratta: l’intero spettacolo è semplicemente il racconto a due voci di una storia. Siamo nelle fogne ed è stato commesso un delitto. Un attore interpreta il ruolo del detective, mentre l’altro è di volta in volta ciascun personaggio che incontra durante il viaggio nel sottosuolo. Con il proseguo del caso, arriviamo a scoprire che anche i due attori-narratori sono essi stessi dei ratti.
Risulta molto difficile esprimere un giudizio sul lavoro firmato da Rigola a livello visivo poiché, per tutta la durata dello spettacolo, non accade praticamente niente di concreto. La recitazione è del tutto piana, salvo qualche breve momento in cui è possibile avvertire una scintilla conflittuale. Se si chiudono gli occhi si può perfino immaginare di ascoltare un radiodramma. La scenografia non esiste. Sul palco, solo una pedana, due poltrone, i microfoni, la busta con il sangue che penzola dal soffitto, oltre al cadavere del grosso ratto morto coperto da un telo di plastica.
L’intervento registico è, di conseguenza, fortissimo. Pare che Rigola abbia fatto una scelta estrema e coraggiosa: astensione completa da qualunque interpretazione naturalista, da qualunque forma di ricerca espressiva. Tutto quello che accade è inscritto nel testo. Tutto quello che possiamo scoprire o vedere spetta a noi cercarlo. Siamo chiamati a immaginare tutto attraverso la nostra capacità di evocare – a livello personale – ciò che gli attori raccontano. Ma, sebbene l’inizio sia interessante, il compito assegnato al pubblico non è sempre facile. Capita che il sonno giunga a morderci al collo. La drammaturgia è prolissa e, spesso, si perde in un accumulo di aggettivi che non aggiungono nulla alla ricchezza del testo, ma anzi mettono in seria difficoltà gli spettatori – che si stanno sforzando di comprendere. Lo spettacolo, tra l’altro, è recitato in spagnolo con i soprattitoli.
Uscendo dalla sala ci si chiede: perché? Perché raccontare una storia che parla di ratti? Forse si usa l’animale quale metafora dell’uomo, visto che la tesi del poliziotto – all’inizio – è quella che i topi non uccidono i propri simili. La vicenda però si conclude con il detective che, rassegnato, deve ammettere che i topi possono commettere tale delitto. D’altronde, è anche possibile che questa metastoria nelle fogne serva a criticare profondamente la condizione umana, la mancanza di pietas verso il prossimo. Difficile giungere a una risposta univoca. La lettura del romanzo integrale può sicuramente dirimere i dubbi.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro alle Tese

Castello – Venezia
mercoledì 7 agosto, ore 19.00

Festival Internazionale di Teatro della Biennale di Venezia presenta
El policía de las ratas
dal romanzo di Roberto Bolaño
adattamento e regia Àlex Rigola
assistente alla regia Jordi Puig “Kai”
con Andreu Benito, Joan Carreras
scene Max Glaenzel, Raquel Bonillo
luci August Viladomat
costumi Berta Riera