Quando il gesto si fa bulimico

Tre coreografi per altrettanti balletti in una serata, al Teatro Verdi di Pisa, dove la danza si dimostra eccessivamente prolissa.

Partiamo dalle dichiarazioni di Walter Matteini, coreografo di Empty Floor della imPerfect Dancers Company, a proposito delle esigenze artistiche e dell’ispirazione che lo hanno condotto al lavoro, così come riportate sul sito del Teatro Verdi: “Il processo creativo non seguirà… una storia, bensì sarà guidato dalla sensazione di vuoto, di caduta. L’assenza di una superficie su cui muovere i propri passi. Questo darà spazio a diverse sperimentazioni, dall’assenza di peso alla consapevolezza dello stesso. Nel materiale stampa, distribuito al pubblico il giorno dello spettacolo, si legge, sempre a firma di Walter Matteini: “Empty Floor nasce dal desiderio di esplorare l’universo celato e privato di tutte quelle persone che quotidianamente si trovano a far fronte alla malattia dell’Alzheimer. L’intento è quello di sensibilizzare il pubblico sulle sfaccettature della malattia, affrontando gli aspetti più dolorosi ma anche quelli più ludici, evidenziando la forza e la gioia di vivere che si cela dietro all’imbarazzo e al disagio”. E a questo punto sorge il dubbio.
Ora, senza aver letto nulla – a dire il vero – il dubbio è sorto anche prima, mentre assistevamo all’esibizione dell’imPerfect Dancers Company che, come sempre, dimostra di avere una padronanza tecnica e capacità espressive, coordinazione e dominio dello spazio a livelli alti. Perché, aldilà dell’inserimento di persone affette da Alzheimer soprattutto in due scene – insieme poetiche eppure fuori contesto – che hanno rimandato a un momento di festa e a uno di gioco, o di ritorno all’infanzia (il quarto stadio della vita, forse, preannunciato da Lidia Ravera a inizio spettacolo, mentre presentava il suo ultimo libro, Il terzo tempo); ebbene, per il resto Empty Floor è essenzialmente un susseguirsi di scene, che non riescono a rievocare attraverso musica e gesto una sensazione autentica o a condurre a un climax (in caso Matteini volesse tornare, come da prime dichiarazioni, alla danza astratta) né riescono a costruire un percorso (quello del malato di Alzheimer, nel caso volesse proporre una narrazione – come sembrerebbe dalle ultime frasi).

A seguire due lavori della Compagnia californiana Backhausdance, dove si rintraccia il medesimo desiderio di riempire di gesti il palcoscenico fino al parossismo. Il primo pezzo, Dinner for Two, un passo a due su poesia di Bukowski, reitera per ben quattro volte lo stesso messaggio. Senza sonoro, sulle parole poetiche, su un tema musicale e nuovamente sui versi di Bukowski. Il che, invece di rafforzare il messaggio, lo depotenzia proprio nella sua prolissità ripetitiva. Mentre il secondo pezzo, Hive, aldilà della scelta di modificare la colorazione dei costumi dei danzatori, portandola da un bianco pallido come l’aurora a un giallo caldo e solare come quello del miele (hive significa alveare), presenta una serie di passi, prese e sollevamenti mutuati dal balletto classico (ma non con la medesima precisione) e dal pattinaggio artistico (il che non giova all’uniformità di senso del linguaggio prescelto, ossia la danza). E il risultato, ancora una volta (se si eccettuano alcuni quadri d’insieme, simili a tableaux vivants, di buon impatto), si riempie di parole (ossia gesti) avulsi dal contesto, che tendono a debordare in una serie di falsi finali. Entrambi i lavori della Backhausdance Company si gioverebbero di una maggiore asciuttezza e univocità espressiva.

Al termine della serata – resa un po’ problematica dal fatto che la gran parte del pubblico è andata via al termine del primo spettacolo non sapendo che si sarebbero esibiti anche gli ospiti californiani dopo l’intervallo – resta l’impressione che si debba forse tornare a una maggiore essenzialità del segno. A quell’asciuttezza propria, ad esempio, di Carolyn Carlson – applaudita al Teatro Verdi lo scorso anno. Al contrario, sempre più spesso, nella prosa e nella danza, ci si trova di fronte a lavori eccessivamente prolissi e assertivi – pieni di punti esclamativi, per usare una metafora – che non lasciano spazio al dubbio o all’immaginazione dello spettatore. Una pienezza di gesti e parole sempre più barocchi che finiscono per appesantire il messaggio, confonderlo nelle pieghe di una retorica fine a se stessa.

Gli spettacoli sono andati in scena:
Teatro Verdi

via Palestro, 40 – Pisa
sabato 7 aprile, ore 21.00

imPerfect Dancers Company presenta:
Empty Floor
ideazione e coreografia Walter Matteini e Ina Broeckx
interpreti Ina Broeckx, Alicia Navas Otero, Stefano Neri, Daniel Flores Pardo, Julio Cesar Quintanilla, Sigurd Kirkerud Roness
scene e costumi Ina Broeckx
disegno luci Walter Matteini
musica Max Richter, Philip Glass, Giovanni Battista Pergolesi, Antonio Vivaldi, Johann Sebastian Bach ed Ezio Bosso
La Compagnia ringrazia l’A.I.M.A. di Pisa
prima assoluta

a seguire
Backhausdance Company presenta:
Dinner for Two
coreografia Jhonathan Soutchy
musica Man and Woman in Bed at 10 p.m. (poesia di Charles Bukowski), A Stutter di Olafur Arnalds e Arnor Dan
interpreti Tawny Chapman ed Evan Swenson

Hive
coreografia Jennifer Backhaus
musica White Man Sleeps di Kevin Volans interpretata dai Kronos Quartet
interpreti Tawny Chapman, Samuel De Angelo, Kaitlin Regan, Zak Ryan Schlegel, Evan Swenson e Amana Kay White

Foto di Carla Falconetti