Il contemporaneo antico mito dell’Eneide

Nella rassegna dedicata al teatro del Québec all’Argot, una intrigante attualizzazione dell’epica virgiliana.

L’immortale vicenda dell’esilio di Enea, del suo errare senza pace tra i mari in tempesta e tra terre inospitali e nemiche, è destinata a ripetersi, quasi archetipicamente, nella cronaca contemporanea. Quando ci viene raccontato nei telegiornali dell’ennesimo naufragio dell’ennesimo barcone di disperati proveniente da paesi in miseria o in guerra o ci raggiunge la notizia dell’indignazione dell’Europa per le condizioni bestiali e oscene in cui sono costretti a restare detenuti i migranti stipati in un numero dieci volte superiore a quello per cui le strutture di permanenza temporanea sono state costruite, ebbene, proprio lì si ripete la vicenda dell’Eneide. Quantomeno, qualcosa dell’Eneide torna nell’audacia e nel coraggio di persone che attraversano il mare e che arrivano sulla terraferma vedendosi sbattere le porte in faccia, faccia ancora rigata dalle lacrime per la perdita dei cari e scavata dal digiuno e dalla fame. Proprio a questa dimensione che Olivier Kemeid ha rivolto la propria attenzione nella particolarissima trasposizione teatrale del poema epico di Virgilio, una lettura drammatizzata portata in scena al Teatro Argot.

Si è trattato di uno spettacolo della rassegna “In altre parole”, giunta alla sua VIII edizione e ideata e curata da Piero Terno, rassegna che ha coperto la programmazione del Teatro Argot per tre giorni (8, 9 e 10 aprile) dedicata alla drammaturgia internazionale contemporanea. Protagonista dell’edizione di quest’anno è stato il Québec e gli autori provenienti dalla regione canadese che hanno avuto modo di farsi conoscere per la prima volta in Italia grazie a delle prime assolute tradotte nella nostra lingua. Tra i drammaturghi portati in scena Michel Tremblay, Catherine-Anne Toupin, Frédéric Blanchette, Larry Tremblay e appunto Olivier Kemeid, drammaturgo quebecchese di origine egiziana che ha molto lavorato in Francia e che senza dubbio conosce in prima persona le difficoltà e le ignominie della politica internazionale in merito di accoglienza ai profughi e agli immigrati. L’operazione di Kemeid è suggestiva: far recitare su un palco completamente scarno e spoglio da ogni scenografia una versione modernizzata dell’Eneide, dove al testo classico si sovrappongono suggestioni e riferimenti ai drammi della nostra epoca, fino a confondere le dimensioni temporali. Così Enea diventa un giovane immigrato pronto a sfidare tutto e tutti per trovare una terra al proprio figlio, e anche tutti gli altri personaggi, in costumi casual contemporanei, sono ragazzi che condividono il dramma con l’eroe. Questi personaggi sono stati interpretati da brillanti attori del Centro Sperimentale di Cinematografia, ancora acerbi certo, ma che sono stati in grado di dare rilievo a un talento pronto a perfezionarsi e a consegnarsi alla maturità. Anche l’idea di far recitare gli attori con copione alla mano ha rappresentato un modo di rivelare il piano pedagogico e istruttivo del testo, mentre la giovane età degli interpreti ha garantito un’ulteriore svecchiamento di questo antico mito. Antico quanto denso di valore ancora oggi, nel nostro triste mondo fatto ancora esili e confini.

Lo spettacolo è andato in scena  all’interno di In altre parole – QuéTeatro:
Teatro Argot

via Natale del Grande, 27 – Roma (Trastevere)
giovedì 10 aprile, ore 21

Teatro Argot Studio presenta
Eneide
di Olivier Kemeid
da Virgilio
traduzione di Alessandra Griffoni e Brunilde Maffucci
a cura di Marco Belocchi
cn gli allievi del Centro Sperimentale di Cinematografia