Allo specchio

Amore e politica si intrecciano inesorabilmente in Esequie solenni di Antonio Tarantino per la regia di Andrée Ruth Shammah, dando vita a uno spettacolo molto particolare – a tratti conflittuale, mai noioso.

Due donne molto diverse, ma segnate da avvenimenti simili, si incontrano e si confrontano: sono entrambe vestite di nero, vedove di uomini a stretto contatto con la Storia (con la S maiuscola). Una è Franca De Gasperi – vedova dello statista democristiano – e l’altra la Iotti – compagna di vita e di lotta dell’appena defunto leader del Partito Comunista Italiano, Palmiro Togliatti.
La trama, frutto dell’inventiva di Tarantino e alquanto lontana dai fatti storici – mostra la prima (ormai settantenne), estranea alla politica, in una situazione che è stata costretta ad accettare da “loro” (i colleghi del marito nella DC) di vedova reclusa in casa «con lo stesso vestito nero da tredici anni». Iotti, al contrario – appena trentasettenne – anticonformista e coinvolta in prima persona nella lotta comunista, che vuole capire come sfuggire al sistema e, per questo, chiede consiglio a Donna Franca.
L’amore è al centro del testo e dello spettacolo, in tutte le sue sfaccettature – sebbene in gran parte di pura invenzione autorale: quello sincero che supererebbe anche l’adulterio e il sacrificio per la “ragion di Stato” della De Gasperi; quello mancato della Iotti per Togliatti – del quale avrebbe subito il fascino politico (ma è fatto storico che la vicenda dei due leader del PCI vide tra loro una seria relazione fuori dal matrimonio e dal sistema – in un’epoca ancora impregnata di conformismo borghese e ipocrisia pseudo-religiosa – che li portò a una lunga convivenza conclusasi con la morte di Togliatti); e infine quello travolgente e carnale che sarebbe stato vissuto sempre da Leona (e non Leonilde, o Nilde, forse proprio per distaccare il personaggio teatrale da quello reale) per un giovane compagno di partito. Ma anche il disamore: per la politica e le sue regole – ferree; per l’apparenza e l’inganno. Temi forti che non emergono immediatamente, ma attraverso un percorso a volte tortuoso tra le due donne che, all’inizio, si studiano, quasi si sfidano, per poi aprirsi, confidarsi e capirsi.
In questo dialogo immaginario – in cui si pronunciano anche le didascalie, con un ottimo effetto straniante che stempera la tensione nel momento giusto – si mette a nudo la dimensione personale di uomini che hanno anteposto lo Stato a qualsiasi altra considerazione. Attraverso piccoli aneddoti si mostrano le loro debolezze e – con sorpresa – si scopre che le vicende possono essere perfettamente interscambiabili. I difetti dell’uno potrebbero essere quelli dell’altro, così come le due donne risultano essere una lo specchio dell’altra, tanto che a metà rappresentazione Laura Pasetti – che all’inizio interpreta Franca – e Ivana Monti – Iotti – si scambiano letteralmente i ruoli. Cosa accade allora? Niente più di un semplice spostamento del punto di vista.
Il voler allontanare il pubblico da un qualsiasi concetto di verosimiglianza è, del resto, dichiarato fin dall’inizio: dal fatto che due attrici di età diverse interpretino il personaggio anagraficamente a loro più distante. Eppure entrambe riescono a darne un’impronta precisa, oltre a un’estrema credibilità: Donna Franca, di Laura Pasetti, è tutta proiettata nella propria vicenda personale e dimostra una vecchiaia a tratti inacidita da un velo di sarcasmo; mentre quella di Ivana Monti è più confidenziale, furba, indaga nelle pieghe di un’esistenza, sa essere scomoda, ma alla fine mostra un lato protettivo. Se Iotti è fiera, sebbene attaccata al lutto, ai ricordi e, soprattutto, al partito – nella bella interpretazione della Monti – con Pasetti emerge la parte più sincera e disillusa della pasionaria italiana.
Entrambe le interpreti danno una grande prova attorale, dimostrandosi versatili e sapendo interagire molto bene tra loro. Una complicità sicuramente dovuta anche al bel testo di Tarantino e all’abilità di Shammah che ha saputo valutare con estrema precisione le potenzialità delle sue interpreti e quelle della pièce, unendole in un mix perfetto – dove l’ironia non manca.

Lo spettacolo continua:
Teatro Franco Parenti – Sala Grande
via Pier Lombardo, 14 – Milano
fino a domenica 31 ottobre
orari: martedì, ore 21.15 – mercoledì, ore 19.30 – da giovedì a sabato, ore 21.15 – domenica, ore 16.30

Esequie solenni
L’Amore è una cosa meravigliosa
di Antonio Tarantino
con Ivana Monti e Laura Pasetti
regia Andrée Ruth Shammah
scene Gian Maurizio Fercioni
musiche Michele Tadini
luci Gigi Saccomandi
costumi Angela Alfano
produzione Teatro Franco Parenti