Il corpo come repulsione di un mondo acquietante

Alle Carrozzerie n.o.t è andato in scena lo spettacolo ispirato all’opera del drammaturgo austriaco Werner Schwab, seconda tappa del progetto di riscrittura del Collettivo SCH

Werner Schwab è forse l’esempio più drammatico negli ultimi anni di «suicidato della società» per utilizzare la celebre definizione che uno dei padri del teatro contemporaneo, Antonin Artaud, attribuì a Vincent Van Gogh. Si tratta di personaggi che hanno interiorizzato la catastrofe esterna, riversandola nella propria anima, che concepiscono il proprio talento artistico come una condanna, che rifiutano fino al sacrifico estremo l’assorbimento del proprio genio nelle maglie del sistema dominante e che respingono ogni compromesso col potere economico.

Sono coloro i quali nella modernità hanno gettato l’arte nel fango, quella stessa arte che nel corso dei secoli era sempre stato un carattere distintivo e una facoltà che permetteva a un soggetto di elevarsi rispetto alla mediocrità della massa. Nella modernità e, in maniera dirompente, nella postmodernità, l’artista è un’escrescenza inutile della società, un avanzo fastidioso da deridere o da mettere al bando, perché improduttivo. E se fino a qualche decennio fa, quando ancora vigevano le alternative politiche e sociali, questo isolamento e questa tensione tra io e società si traduceva nel romanticismo della ribellione e nella speranza utopica per un nuovo futuro, i suicidati degli anni ’90 non hanno più questa ambizione: la loro opera registra il degrado ideologico ed esistenziale del mondo circostante e il loro stesso tono è ormai gravido di severo cinismo.

Schwab è uno di loro: portentoso sperimentatore della lingua, capace nella sua (breve) produzione drammaturgica di giocare con le parole, ma allo stesso tempo autore di monologhi e testi spietati e taglienti, che hanno messo a nudo tutta l’ipocrisia del perbenismo borghese dell’Austria del dopoguerra. Schwab si affianca all’opera sovversiva degli Attivisti viennesi, che fecero della body art la manifestazione della riemersione del rimosso smontando il carillon della mitteleuropa, tirato a lucido come se non fosse stata la cornice della deportazione forzata, della guerra, della violenza. A questo scenario patinato rispondono le storie che Schwab raccolse nei Drammi fecali, storie di disgrazie metropolitane, di solitudini urbane trascorse tra l’autocommiseramento, la droga e l’alcool; tra questi drammi troviamo uno dei testi più celebri del drammaturgo austriaco, ovvero Sterminio, il trampolino da cui si sono lanciati il collettivo SCH e Dante Antonelli nella seconda tappa del loro progetto di riscrittura drammaturgica ispirato totalmente alla produzione teatrale di Schwab.

Questo appuntamento, proposto per tre serate dalle Carrozzerie NOT, segue il trionfante successo di quello che è stato il caso del teatro romano nel corso dell’ultimo anno, nonché uno degli spettacoli che ha fatto più parlare di sé a livello nazionale, Fäk Fek Fik – le tre giovani, che ha molto da spartire con Esse – Santo Subito. Lo stesso tono che rasenta lo humour nero, che sfiora il delirio, ma che, attraverso il caos ,inveisce contro il livellamento delle coscienza imposto dalla cultura dominante, che gestisce le forze impetuose dell’informe e dell’osceno e ci sguazza dentro.

In questa operazione di riscrittura, il collettivo SCH firma un neo-testo adottando riferimenti specifici alla realtà italiana e alla sua cultura popolare degli ultimi decenni, ma a essere sbalorditivo è Gabriele Falsetta e il suo corpo, un corpo che è centro di irradiazione e s-formazione, carico degli urti subiti dal mondo esterno e come lacerato interiormente. Prodigioso nell’interpretare un folle pittore respinto dalla società e rinchiuso nella propria solitudine autolesionistica, tra sensibilità punk e autismo, e una giovane donna, o meglio un attore vestito da donna che parla della sua condizione esistenziale. I riferimenti metatestuali si inseguono, i piani si confondono, e a tessere lo sfondo su cui si struttura lo spettacolo sono le belle musiche di Samovar, tra registrazioni elettroniche, sample ed esecuzioni dal vivo col basso elettrico. Ciò che resta è un ghigno sofferto rivolto a noi stessi, al nostro essere vittime di un mondo acquietante e, contro questo mondo acquietante, la performance fisica di Falsetta fa scoppiare le contraddizioni traducendo lo sconforto in energia.

Lo spettacolo è andato in scena:
Carrozzerie n.o.t
Via P. Castaldi 28/a – Roma
dal 7 al 9 aprile
ore 21.00

Collettivo SCH presenta
Esse – Santo Subito – Werner Schwab

riscrittura di Sterminio di Werner Schwab
drammaturgia Dante Antonelli, Gabriele Falsetta, Domenico Ingenito
con Gabriele Falsetta
ambiente scenico Francesco Tasselli
ambiente sonoro Samovar
disegni dal vivo Giovanna Cammisa