Sui “cerchi” della vita

orologio-romaAl Teatro dell’Orologio fino al 22 novembre è tempo di una riflessione sulla solitudine trans-generazionale, di un metaforico dramma sulle crisi d’identità firmato da Francesco Spaziani.

La vita media di un criceto è di due anni, trascorsi per la maggior parte del tempo correndo su una ruota. Una ruota da rincorrere, con cui stare al passo, che presenta un percorso segnato, che, essendo finito e in sé concluso, solo apparentemente è senza meta. Su questa metafora, tra le tante, dell’esistenza umana si fonda Essere noi non ci conviene, dramma in scena al Teatro dell’Orologio fino al 22 novembre.

Nell’atmosfera ricreata nella sala Orfeo, progressivamente si fanno più nitide cinque figure, cinque solitudini, cinque riflessi di vita dapprima isolati in quadri a sé stanti, poi intrecciati forse per caso o semplicemente per necessità. Dopo essersi presentati in maniera meccanica e sincopata, quasi prodotti di una catena industriale, i personaggi non consentono al pubblico di intendere immediatamente ruolo e relazioni, eppure di tutti è ben chiaro l’aridità delle emozioni.

Dalla fumosa esperienza di Crisi – laboratorio di scrittura tenuto da Fausto Paradivino al Teatro Valle Occupato in collaborazione con l’Altrove di Genova – Francesco Spaziani pone mano a un copione concretamente intriso di crisi, tratteggiando così Giacomo, idraulico quarantenne insoddisfatto del proprio lavoro; sua madre, nevrotica e ossessionata dalla solitudine; il collega, ingenuo e suo confidente; e poi Brigitta, giovane disoccupata che bada da sola al padre in carrozzella capace di ricordare appena un amore che non c’è più. Vagheggiando una svolta alla propria vita, il tecnico e la ragazza si scopriranno assai simili, ma – come ormai privati di un proprio spazio per i sentimenti e incapaci di far nascere una storia d’amore – a metà tra l’imbarazzo e un desiderio di riscatto, si aggrapperanno all’unica consolazione di vincere un concorso per sosia, lui credendosi James Dean, lei la Bardot.

Perché se essere noi non ci conviene, allora dobbiamo essere qualcun altro cui probabilmente non somigliamo affatto ma cui ci sforziamo di somigliare, quasi che nei panni di chi ammiriamo o conduce una vita diversa potessimo sentirci meglio. «Il testo vuole raccontare un disagio, cioè la crisi d’identità permanente – ha dichiarato l’autore – che si vive immergendosi in una società che ci propone un’infinità di direzioni illusorie per poi lasciarci perennemente disorientati». E per far questo Spaziani ha intervistato sosia di ogni tipo su e giù per l’Italia.

Nonostante i numerosi spunti, in una scenografia alquanto scarna fatta di pochi tubi che costruiscono tanto una panchina quanto un sifone, mentre due aste con i costumi di cambio fungono da margine al palcoscenico della vita, si muovono bravi eppur modesti attori che raccontano storie poco avvincenti, mettendosi in bocca un linguaggio a volte altisonante, fino a giungere a un finale fiacco di una tematica ormai troppo saccheggiata dagli spettacoli teatrali.

C’è, tuttavia, qualcosa che brilla, viene da un giradischi posizionato quasi al centro del palco. Apprezzabilissima è, infatti, la scelta musicale, che pare evocare il bianco e nero e una certa spensieratezza. Forse, l’esistenza non è paragonabile soltanto alla ruota di un criceto, forse può metaforicamente somigliare ai cerchi concentrici di uno splendido lp per dar vita a qualcosa di tutt’altro che “spiacevole”. Occorre però scegliere e incastrare il disco giusto.

Lo spettacolo è in scena:
Teatro dell’Orologio
Via de’ Filippini 17/a – Roma
10-22 novembre, ore 21.00

Essere noi non ci conviene
di Francesco Spaziani
con Daniele Natoli, Ilaria Genatiempo, Francesco Ferrieri, Simona Senzacqua, Fabio Cicchiello
assistente alla regia Camilla Brison
costumi Gabriele Corbvons
luci e fonica Raffaella Vitielli