A Pontelagoscuro si è conclusa la prima edizione del nuovo corso di Totem Art Festival, contesto virtuoso in cui il teatro si fa «strumento di evoluzione sia per lo spettatore che per l’attore».

Se la questione delle barriere economiche (America First di Trump) e patriottiche (l’Ungheria di Orban) è ormai tornata a essere assoluta protagonista nel dibattito pubblico e politico internazionale, il rapporto dell’arte con il territorio promosso da Teatro Nucleo suggerisce una possibile prospettiva ostinata e contraria e, con il Totem Art Festival, prova a sublimare nell’esperienza estetica un mondo privo di steccati. Un mondo nel quale il teatro rappresenta un autentico linguaggio universale e, ribaltato il pessimismo pirandelliano, chiunque ha eguale diritto di cittadinanza e nessuno è clandestino.

Dopo cinque edizioni sostanzialmente riservate alle location del Teatro Julio Cortázar e del Parco Solomoni, il Totem si apre, infatti, alla contaminazione di ambienti di vita quotidiana per agirvi direttamente dall’interno, dalla Piazza Buozzi al cortile del Centro Civico, dalla casa privata di Carla alle scuole Carmine della Sala (primaria) e Braghini Rossetti (dell’infanzia).

L’orizzonte dell’esperienza artistica e antropologica dei due giorni durante i quali siamo stati in loco è quello emotivo e poetico di un’arte che prova a organizzare il vuoto (di risorse, di senso comunitario, di visione politica), che evita – per esempio – di indagarsi quale manifestazione sintomatica dell’estro fantasmatico di un artista e, così facendo, cerca di sfuggire a ogni compromesso riduzionista dell’atto spettacolare a oggetto di consumo per, quindi, riaffermare il perturbante legame che intreccia etica ed estetica – come testimoniano diversi progetti pedagogici, d’intrattenimento e di formazione e l’aver eretto il contesto en plein air (tale può essere considerato anche lo spazio aperto del Teatro Cortázar) a luogo prioritario nel quale attuare il proprio desiderio di autenticità condivisa con il pubblico.

Non è più la tensione all’avanguardia o un anelito rivoluzionario a muovere la direttrice artistica Natasha Czertok, la cui intenzione appare muoversi in uno splendido ossimoro, la provocazione degli interessi pubblici nel privato. La Czertok, infatti, rivendica con orgogliosa lucidità le proprie radici nel Terzo Teatro, di chi «vive ai margini, spesso fuori o alla periferia dei centri e delle capitali della cultura» (Manifesto del Terzo Teatro, Eugenio Barba) e, allo stesso tempo, si pone in curiosa attesa e ascolto di ogni possibile germe di tensione e rinnovamento, di ricerca di un’arte performativa concepita quale momento di incontro con una precisa comunità storico-sociale, quella di Pontelagoscuro, scampolo di confine tra Emilia e Veneto, terra non lontana dalla Lombardia, nonché ambiente affine – almeno idealmente dopo le migrazioni degli anni ’50 – alle Marche, dunque stabile perché radicata, ma anche hic et nunc perché di passaggio e attraversamento.

Tre giorni di eventi, tra laboratori, performance urbane, spettacoli di circo, danza e teatro. E poi, una mostra fotografica (Oggi so di Francesca Marra), «giochi antichi al giardino della scuola dell’infanzia Braghini Rossetti», un mercatino in piazza, un «progetto di poster art ispirato agli spettacoli dell’edizione 2018». Se, di certo, non bastano i numeri a sintetizzare la portata dell’ambizioso tentativo operato da Teatro Nucleo di «attivare» una trasformazione del e nel borgo di Pontelagoscuro, altrettanto sicuramente (i numeri) rendono l’idea dello sforzo messo in atto dalla «compagnia di origine argentina che da più di 40 anni opera sul territorio estense» (fondata nel 1974 a Buenos Aires da Horacio Czertok e Cora Herrendorf, nel 1978 venne trasferita a Ferrara in seguito alla repressione di Videla) e della sua strenua volontà di crescita in stretta sinergia con le realtà associative locali (Comitato Vivere Insieme, Pro Loco, Biblioteca Bassani, Istituto Comprensivo Cosmè Tura, Cooperativa Il Germoglio, Associazione Un bel dì).

Sin con Salvatore Sciancalepore e Rocco Suma, nostro spettacolo di esordio al Totem Art, rappresenta splendidamente la portata narrativa del tango. Accompagnati da musiche più o meno celebri del genere (Por una cabeza di Carlos Gardel e Alfredo Le Pera, Tango to Evora di Loreena McKennitt, Misterienzo di Electrocutango), i due interpreti maschili cui Mario Coccetti  affida la coreografia riescono a dissimulare con realismo la complessa verità di una relazione che, nata infuocata, va – tra passione e delusione, tra amore e freddezza – lentamente spegnendosi (nonostante alcuni passaggi risultino didascalici, sono opportunamente compensati da sfumature più ironiche).

Segue,  al cortile del Centro Civico, Shame in Italy, diritti? No, grazie, performance di Simona Argentieri ispirata «agli scandali nei settori tessile e calzaturiero che in Asia, Est Europa e nelle nostre regioni da nord a sud coinvolgono milioni di lavoratori, a cui sono negate dignità professionale e condizioni minime di sicurezza». Vestiti ammassati come rifiuti «da idolatrare a totem simbolico» e semplici movimenti coreografici se ne restituiscono l’idea di fondo del rischio, della standardizzazione, della miseria cui intere generazioni (sia di lavoratori, sia di cittadini) sono state consegnate da un’ansia di consumo tanto propria, quanto indotta, allo stesso tempo e solo in nuce lasciano delineare i contorni di una possibile soluzione (il riciclo differenziato).

Chiudiamo questa prima giornata all’interno dello stupefacente Teatro Cortázar con lo spettacolo Digito ergo sum della compagnia Gandomi-Lorenzetti, «atto unico tragicomico, nato dalla necessità di sensibilizzare il pubblico al tema dell’identità e delle dinamiche relazionali nell’epoca digitale», realizzato grazie al Premio Giovani Talenti Creativi 2016 del Comune di San Lazzaro (BO).

Scelto «grazie all’intenso lavoro della giuria composta da Teatro Nucleo, Manuela Rossetti (regista e storica del teatro), dal collettivo Altre Velocità di Bologna e dalla Giuria dei ragazzi composta da due classi delle scuole medie dell’Istituto Comprensivo Comsè Tura» (Selezione call Totem Arti Festival), lo spettacolo soffre tremendamente un’interpretazione sembrata, in realtà, arrangiata e un testo troppo piegato sul facile sarcasmo nei confronti di un fenomeno, la rivoluzione digitale, nei confronti del quale sarebbe opportuna ben altra analisi per offrirsi credibile.

La nostra ultima giornata ha visto in scena un ensemble misto di «professionisti di teatro, educatori esperti in ambito teatrale e persone con disabilità congenita fisica e cognitiva» con Il corpo traduce. Lodevole per la caratura disciplinante di sensibilità complesse da strutturare all’interno di una coreografia rigorosa come quella realizzata dal Gruppo Teatro Danza Fragile, siamo rimasti tuttavia increduli dall’aver assistito a un allestimento declinato sull’occultamento della sensibilità dietro l’apparente normalità scenica in cui lo spettacolo si disvela. Una scomparsa che, se da un lato depriva ingenuamente l’arte della propria connotazione espressiva, dall’altro tradisce l’assunzione di un anacronistico e pericoloso paradigma di integrazione e non di inclusione. Ossia di un’ottica normativa eterodiretta e, di conseguenza, incapace di sostenere l’idea che con la e nella disabilità possano affermarsi creativamente le differenze delle singole individualità, modalità esistenziali irriducibili a ogni astratto modello di appartenenza a categorie di diversa abilità. Il corpo traduce contraddice non solo le proprie nobili intenzioni nel fiume di parole, video e didascalie con cui si presenta, ma anche nega la possibilità che ogni persona possa contribuire a valorizzare e valorizzarsi attraverso le relazioni artistiche, sociali e di tutti i giorni, quindi, di essere portatrice di una propria connaturata e originale dignità.

A far calare il sipario su questa sesta edizione del Totem Art Festival, Dialoghi con Trilussa di Teatro Potlach, sontuosa prova d’attrice di una Daniela Regnoli in stato di grazia nel gestire il corpo, la voce e lo spazio. Spettacolo in romanesco, Dialoghi con Trilussa ha convinto, in modo particolare, per la capacità di utilizzare la poesia tragicomica, satirica e dissacrante del maestro Trilussa per sbeffeggiare i potenti di un tempo (in taluni aspetti non così tanto diversi da quelli di oggi), oscillando tra ironia e malinconia, tra amore e tristezza con splendido equilibrio e ritmo sostenuto.

Provando a fare un bilancio dell’esperienza, rispetto all’imponenza delle premesse, non ogni singolo evento (almeno delle giornate di sabato e domenica) ha suonato all’unisono con la condivisibile impostazione di «individuare lavori che […] aiutassero a porre domande sul tema delle relazioni e ad approfondire la nostra indagine in tal senso».

Soprattutto il processo di «coinvolgimento del territorio […] attraverso la selezione degli artisti […] tramite la call Totem Arti Festival 2018» sembra ancora da affinare. Tuttavia l’impressione è che il complessivo progetto di «rigenerazione urbana, dell’apertura alla bellezza, del diritto/dovere alla cultura, della articolazione di una proposta culturale partecipata, in un’ottica di maggior coinvolgimento degli abitanti del territorio non solo per quanto concerne la fruizione culturale, ma anche in termini di audience engagement» non risulti inficiato dall’uscita dalle confortevoli braccia delle location abituali; e che tanto meno lo sia la sua audace proposta di «una partecipazione pratica della comunità alla progettazione e realizzazione di eventi/momenti socio-culturali capaci di significare, modificare e, talvolta, migliorare il contesto urbano in cui si agisce», nella virtuosa convinzione che un’arte scevra delle proprie stesse sovrastrutture e grotowskianamente povera sia effettivamente in grado di provocare positivamente il rapporto dei cittadini col proprio ecosistema.

Gli eventi sono andati in scena all’interno di Totem Art Festival
location varie, Pontelagoscuro
19, 24-25-26-27 maggio

Tutti i giorni
INTERVENTI CREATIVI
a cura di Silvia Meneghini e della classe I F della scuola media Ferruccio Mazza di Barco

dalle ore 19 alle ore 23
Teatro Julio Cortázar
OGGI SO
mostra fotografica di Francesca Marra

sabato 26 maggio
IL BAULE IN PIAZZA
Mercatino
in collaborazione con la Proloco

ore 18:00
Giardino della Scuola Braghini Rossetti
SIN
Teatro fisico e danza contemporanea
coreografia Mario Coccetti
con Salvatore Sciancalepore e Rocco Suma
produzione Associazione Culturale Cinqueminuti
con il sostegno di De Micheli Festival e Teatro Due Mondi
Compagnia Progetto S / CINQUEMINUTI – Reggio Emilia
Selezione call Totem Arti Festival

ore 20:00
Cortile Centro Civico Pontelagoscuro
SHAME IN ITALY, DIRITTI? NO, GRAZIE
performance danza urbana
di Simona Argentieri
produzione Babel Crew

ore 21:30
Teatro Cortazar
DIGITO ERGO SUM
di e con Ulduz Ashraf Gandomi e Cecilia Lorenzetti
voce Fabrizio Carbone
regia Alessandra Tomassini
aiuto regia Fabrizio Carbone Marta Sappa
adattamento drammaturgico Camilla Mattiuzzo
movimenti di scena Daniela Mariani
sound designer Marianna Murgia
lighting designer e locandina Daniela Gullo
costumi Jone Filippi Elena Sueri
video proiezioni Aras Ashraf Gandomi
tecnico audio Fabio Vassallo
progetto realizzato grazie al Premio Giovani Talenti Creativi 2016 del Comune di San Lazzaro (BO)
Selezione call Totem Arti Festival

domenica 27 maggio
IL BAULE IN PIAZZA
Mercatino
in collaborazione con la Proloco

ore 15:00
Wunderkammer
BICICLETTATA COLLETTIVA
in collaborazione con Fiab e con animazioni a cura di Andrea Zerbin

ore 17:00
Teatro Cortázar
IL CORPO TRADUCE
regia Cinzia Cervi
aiuto regia Elena Bonfa’, Beatrice Ferrari, Adele Gazzotti
con Chiara Atti, Giulia Barban, Francesco Chierici, Marco Chierici, Matteo Fusi, Massimo Peroli, Taryn Soriani
e con Cinzia Cervi, Beatrice Ferrari, Adele Gazzotti, Chiara Scaglianti
voce Sergio Fortini
video Beatrice Ferrari
testi di Fragile Teatro Danza

ore 21:30
Teatro Cortázar
DIALOGHI CON TRILUSSA
di Teatro Potlach
con Daniela Regnoli
regia Pino Di Buduo