Quando danza fa rima con sperimentazione

La danza esce dai luoghi deputati e arriva in città, per la città. Exister 2011, una serie di eventi organizzati da ArtedanzaE20 in location anti teatrali.

Milano ha un’eccellente offerta culturale: teatro, arte e cinema. Purtroppo ha delle mancanze nell’ambito della danza: vediamo grandi professionisti esibirsi al Teatro alla Scala, ma per quanto riguarda il resto della città, le iniziative scarseggiano.

L’associazione ArtedanzaE20, nata nel 2003 e composta solamente da venti e trent’anni, organizza da quattro anni il Festival Exister, coinvolgendo giovani artisti italiani, con un’interessante serie di performance che indagano il campo della danza contemporanea.

L’edizione 2011, dal titolo Destinazioni, si sposta in luoghi volutamente anti teatrali – Area Pergolesi e Assab One – volendo reagire alla crisi generalizzata del mondo della cultura con performance site-specific. Gli appuntamenti saranno quattro, due in primavera e due in autunno. La prima serata, domenica 15 maggio, presso l’Area Pergolesi, ha ospitato sei performance, una più interessante dell’altra. Gli artisti erano tutti giovani e ogni progetto ha dimostrato una carica espressiva incredibile – mentre lo spettatore è stato invitato a muoversi lui stesso nello spazio seguendo le esibizioni in diversi punti della sala.

Gli argomenti affrontati sono stati e saranno tra i più diversi; si spazia infatti dall’incontro tra un manga giapponese e un pupazzo a una situazione ispirata all’ultima fotografia scattata al grande poeta spagnolo Federico Garcìa Lorca – seduto al Cafè Chiqui-Kutz.

L’artista Martina Cortellazzo ha scelto il tema culinario, mescolando le parole all’azione: durante la preparazione del pollo marinato alla Chutney di prugne e zenzero, la ballerina – nascosta dietro alla cuoca – si è lasciata andare a passi di danza in una cornice decisamente particolare, fatta di pentole e fornelli.

Il giovane Marco D’Agostin, vincitore del Premio del Pubblico e della Giuria Gd’A Veneto, con una performance dal titolo Viola ha esplorato, invece, il significato più profondo di questo colore – la sua carica erotica, che nasce dalla fusione della vitalità del rosso con l’intimità del blu. Ha inoltre puntato il dito sul tema della violenza e sulle conseguenze che derivano dal mostrare se stessi agli altri: indossando i costumi di scena ha saputo emanare forza e aggressività, mentre quando se ne è liberato, è stata tutta la sua fragilità a emergere e a diventare evidente di fronte agli occhi degli spettatori.

La performance che, infine, ha chiuso la prima serata si è incentrata sul coraggio: di mostrare il proprio lavoro al pubblico, di rischiare e – seppure il danzatore era difeso da casco e ginocchiere – di vivere. Lo stesso coraggio di un Festival che, nonostante la crisi, continua il proprio lavoro di indagine e sperimentazione.

Lo spettacolo è andato in scena:
AreaPergolesi
via G.B. Pergolesi, 8 – Milano

domenica 15 maggio
www.exister.it

Schuko
Yo e Ci
Coreografia di Marta Melucci e Francesca Telli
I wanna
Coreografia Riccardo Fusiello e Agostino Riola
The cut-tuk show
Coreografia Martina Cortelazzo
Viola
Coreografia Marco D’Agostin
Leoni
Coreografia Matteo Fantoni
Opera_di_polvere INCIPIT/TIPICN1
Coreografia Sara Catellani

Prossimi appuntamenti:
Assab One
via privata Assab, 1 – Milano

domenica 22 maggio, ore 19.30
Schuko
Yo e Ci
Coreografia di Marta Melucci e Francesca Telli
Contrappunto_lineeindipendenti
Bug’s game
Coreografia Vittoria Brancadoro
Dei nostri eroi più fragili
Coreografia Tommaso Monza e Carolina Amoretti
Lelastiko
Dentro le mura
Coreografia Marina Rossi
No Frills
Unspoken
Coreografia Manuela Bondavalli
Malamonroe
Principe