Uno sguardo sulla tragedia umana

Nella suggestiva cornice del Teatro di Documenti a Roma va in scena Eyes, il dramma dell’incomunicabilità all’interno di un manicomio. Uno spettacolo che affascina e disorienta.

Se pensate che lo scopo del teatro sia far riflettere, Eyes, in scena a Roma, è imperdibile. Pièce che sconvolge e disorienta – perché conduce lo spettatore nei meandri di un manicomio/labirinto – ma altresì affascina e incuriosisce, in quanto mostra spudoratamente le facce della malattia mentale, dell’handicap e della diversità.

Nella suggestiva cornice del Teatro di Documenti – spazio ideato da Luciano Damiani – lo spettatore è invitato da figuranti/maschere a soffermarsi, stanza dopo stanza, tra gli abitanti di un manicomio. In scena quindici danzatrici e attori, che rappresentano vicende esemplificative di persone allontanate dalla società e recluse, poiché diverse, fuori dal sistema.

Passando dall’autolesionismo allo sdoppiamento della personalità, si arriva al cuore della rappresentazione, alla storia che ha ispirato l’opera. Il dramma da cui è liberamente tratto Eyes è, infatti, I ciechi di Maurice Maeterlink: la vicenda di tre sorelle, non vedenti dalla nascita, che avvelenano il padre che ha abusato di loro, come si apprende dalla voce off di Pietro De Silva. Le donne hanno trascorso anni in uno ospedale psichiatrico e sanno che tra poco saranno liberate. Lo Stato, al contrario, ha deciso di condannarle a morte per liberarsi del peso del loro mantenimento. Il parroco del manicomio, a conoscenza dei fatti, come ogni mattina, entra nella stanza delle sorelle per la consueta preghiera. Quel giorno, però, l’uomo muore improvvisamente – mentre sta per impartire l’assoluzione alle sorelle ancora addormentate, che, al risveglio, non si accorgono del corpo del prete accanto ai loro letti. Se ne accorge un altro paziente, un giovane sordomuto, che non riuscirà – nel teatro cristallizzato di Maeterlink – a riferire l’accaduto.

Eyes dà forma all’incomunicabilità del periodo post-moderno. “I personaggi di Eyes”, scrive il regista Nicola Ragone: “sono costretti a vagare in una realtà distorta e immobile in cui la cecità o il mutismo non sono solo degli handicap fisici, ma anche e soprattutto paralisi psichiche”. Il pubblico è invitato a reagire all’immobilismo e all’indifferenza che lo costringono a sottostare al sistema. Questo è il messaggio che è materialmente consegnato allo spettatore alla fine dello spettacolo, un appello a essere più umani, a non farsi risucchiare dalla massa della quale si fa parte, a non lasciarsi sedare dai ritmi frenetici. “Intimoriti da un sistema che si illude di averci in pugno, respingiamo le sue immagini con parole, sensazioni e pensieri. L’Uomo ha ancora una coscienza che urla e graffia le proprie idee”, questa la bella esortazione da mettere in tasca e portare con noi.

Lo spettacolo continua:
Teatro dei Documenti
via Nicola Zagaglia, 42 – Roma
fino a domenica 1° aprile
orari: da giovedì a sabato, ore 21.00 – domenica, ore 17.30

La Compagnia Tiflos presenta:
Eyes. Tragedia della vista
tratto da I ciechi di Maurice Maeterlink
testi Nicola Ragone, Donato Robustella e Giuliano Braga
regia e adattamento Nicola Ragone
con Flavia Germana De Lipsis, Federica Flavoni, Annalisa Lori, Stella Novari, Francesca Palmas, Sara Putignano, Giuseppe Ragone, Maurizio Sacchetti, Bartolomeo Casu, Francesco Di Giacomo, Chiara Iommi, Hermann Sferlazza, Elettra Carangio, Giuliana Maglia e Mariantonietta Palazzo
voce off Pietro De Silva
produzione Vincenzo Maurizio Palella, in collaborazione con Fullframe video e Accademia Internazionale d’Arte
progetto scenico Nicola Ragone
musica Angelo Vitaliano
light design Diego Labonia
aiuto regia Carlo Alessandri
scenografia Roberto Papi
costumi Marina Tardani in collaborazione con Allegra Mori Ubaldini e Rosalia Guzzo
trucco Gisa Ricci
fonico Gianfranco Sforzin
assistenti alla regia Donato Robustella, Giuliano Braga
elaborazioni visive Paolo Maselli
assistenti scenografia Licia Liberati e Francesco Ciccimarra
acting coach Ester Bisignano e Donato Robustella
grafica Francesco Magistro
foto di scena Patrizio Cocco