Ipnosi e tensione, tra silenzio e sperimentazione

>Anche quest’anno, forse anche più che in passato, il RomaEuropa ha un occhio di riguardo per la musica moderna; il primo concerto è dedicato a uno dei padri della musica contemporanea, ovvero John Cage.

Quando alla fine degli anni ’40 venne eseguita, davanti a un pubblico attonito, la composizione ricordata col titolo 4′ 33”, la musica contemporanea aveva già rotto radicalmente con gli schemi e le convenzioni della grande tradizione tonale; nel corso dei primi decenni del ‘900, grazie alle avanguardie europee, la musica aveva iniziato un processo di trasformazione irreversibile, che tendeva sempre più all’ammutolimento e alla paradossale negazione della musica stessa.

John Cage divenne celebre col suo silenzio prolungato di 4 minuti e mezzo, perché fu come palesare esplicitamente il principio alla base di tanta arte contemporanea, basata sul rifiuto della bella forma classica, sulla sottrazione della dimensione decorativa, sull’espressione pura; non a caso l’inventore della musica aleatoria è stato un nume tutelare di gran parte della musica sperimentale della seconda metà del secolo, ma la sua importanza può ritrovarsi anche nell’ambito delle arti figurative, dall’Espressionismo astratto americano a Fluxus. Cage fu un pioniere di quello spostamento di baricentro che la musica visse (così come l’arte stessa) all’indomani della Seconda Guerra Mondiale dall’Europa agli Stati Uniti e se il suo nome è spesso ricondotto forzatamente al suo pianoforte silenzioso e impassibile, in realtà, le sue produzioni sono tantissime e hanno fatto scuola a tantissime generazioni successive.

Composte proprio in quegli anni, tra il 1946 e il 1948, sono per esempio le straordinarie Sonate e Interludi per Piano preparato; lodevole la decisione degli organizzatori del RomaEuropa, festival tra i più importanti d’Italia giunto alla sua trentesima edizione e che quest’anno ha per titolo Ricreazione, di inaugurare il programma musicale proprio con queste audaci opere di John Cage, nella cornice incantevole del Museo Nazionale Romano di Palazzo Altemps. Avanguardia sperimentale e reperti archeologici del museo stridono tra loro, ma l’effetto è elettrizzante; al pianoforte un maestro italiano come Fabrizio Ottaviucci, già ospite al RomeEuropa lo scorso anno come esecutore delle opere di Giacinto Scelsi, collaboratore di Markus Stockhausen, grande interprete di autori statunitensi contemporanei.
La sua prestazione è memorabile: il piano preparato, studiato da Cage, manomesso con ferri e legni, emette un suono allucinato, quasi delirante, adatto alla partitura atonale, dissonante, sconvolta dal suo stesso interno. L’effetto è disarmante, ma cattura per la sua imprevedibilità: a volte riemergono gli ultimi barlumi di melodia, altre volte la ripetitività delle note del piano dal suono metallico diventa un carillon rotto e scarico, altre ancora schizzi improvvisi si interrompono bruscamente infrangendosi nella quiete che resta carica di una violenza repressa. Il corpo stesso del maestro Ottaviucci ne risulta trasportato, quasi ipnotizzato meccanicamente, e la sua esecuzione sembra cogliere appieno lo spirito dell’arte di Cage, che come non mai in queste sonate e interludi è intrisa di misticismo orientale, ma anche di numerologia applicata alla struttura dei brani. Ciliegina sulla torta, il bis di Ottaviucci che ha continuato a omaggiare il grande genio americano con In a landscape sempre del 1948, capolavoro che anticipa gli sviluppi del Minimalismo e che incanta per la sua radicalità persino poetica e struggente.

Un’esperienza unica, vista la rarità con cui è possibileo assistere a un concerto per Piano di Cage, evento che quando capita è rarissimo trovare in una restituzione esecutiva così pregevole.

Lo spettacolo è andato in scena:
Palazzo Altemps
Piazza di Sant’Apollinare, 46 – Roma
giovedì 24 settembre, ore 21.00

RomaEuropa festival 2015 presenta
Sonatas and Interludes per pianoforte preparato (1946-1948)
di Jhon Cage
piano Fabrizio Ottaviucci