Il delirio di Don Chisciotte e il mondo che ci circonda

Ospiti della XVII edizione del Festival Inequilibrio, Silvia Garbuggino e Gaetano Ventriglia, portano in scena Cavalieri dalla triste figura, una rivisitazione moderna e surreale di un episodio del Don Chisciotte di Miguel Cervantes.

Il Castello Pasquini è il trampolino di lancio della nuova pièce della Compagnia Garbuggino-Ventriglia, in anteprima nazionale a Castiglioncello, che apre le proprie numerose stanze a una miriade di scenografie insolite. Non un palco, quindi, ma uno spazio a diretto contatto con gli spettatori, dove gli interpreti si esibiscono circondati da una scena essenziale: fondale nero, una sedia, un leggio, un microfono collegato a una piccola cassa.

«Sono stanco. Sento un rumore di campane… Potremmo star qui per secoli in silenzio e basta», così inizia Ventriglia, ma non racconta le gesta di Don Chisciotte. Il sogno di un bambino stanco, forse dopo il gioco, che si sveglierà al richiamo della mamma per il pranzo, in un viaggio siderale che dura un attimo.

I due attori recitano i loro monologhi e non si incontrano mai, non intrecciano mai le battute, come se mettessero in scena due spettacoli diversi, attendendo il loro turno fermi su un lato – quasi parte della scenografia. Sono due entità separate, il maschile e il femminile, e contemporaneamente il personaggio di Don Chisciotte ricostruito attraverso due voci e due aspetti diversi.

Silvia Garbuggino è Dulcinea, in piedi sulla sedia, parla di Dio, dell’origine del mondo e dell’umanità. Visibile e invisibile. E d’amore. Amore perduto, cercato o forse mai incontrato. Peccato che l’acustica non sia ottimale e molte parole si perdano nell’impastare della vecchia cassa.

Cerca lo sguardo, lui; e l’assenso degli spettatori – avvicinandosi loro, oppure guardando lontano – lei; come se il desiderio da realizzare fosse lì, a portata di mano. Ognuno rinchiuso dentro il proprio sogno, incubo o miraggio – come ogni altro essere umano.

Un miraggio antico, ma anche moderno di sognatori che vanno incontro alla loro sorte. Sognatore è il bambino delle battute iniziali, e sognatori sono i bambini che incontra dentro il suo stesso sogno. Sognatore delirante è Don Chisciotte, che combatte i due greggi di pecore scambiandoli per eserciti, di cui vede nitidi gli scudi, le armature e i colori degli stemmi. Un sogno non realizzato, finito male, che riduce l’hidalgo in fin di vita, nonostante il suo fidato Sancho cerchi di farlo ragionare in un divertente e inaspettato dialetto partenopeo. Una vicenda tragica e comica a ritmo di Wild Horses dei Rolling Stones (brano un po’ invadente per il volume troppo alto, che sovrasta a tratti la voce di Ventriglia).

Un inno ai sogni da realizzare. Il sogno quale motore della vita di ogni essere umano, anche se spesso fa cadere in ginocchio di fronte alla crudezza della realtà. Il sogno da inseguire – ma che non può camminare senza la presenza dell’amore, per qualcuno, o per un’idea.

Lo spettacolo si conclude con i due attori che, insieme, rappresentano un aviatore – tuta militare lei, copricapo da Barone Rosso lui – a simboleggiare il volo che possono prendere i sogni, se solo si ha il coraggio di inseguirli.

Lo spettacolo è andato in scena all’interno del Festival Inequilibrio:
Castello Pasquini
Castiglioncello (Livorno)
sabato 5 luglio


[two_fifth]I cavalieri dalla triste figura[/two_fifth]

di e con Silvia Garbuggino e Gaetano Ventriglia
Coproduzione Armunia/Festival Inequilibrio Teatr
durata 35’