Pedine di un gioco

Immancabile al Roma Fringe Festival il capolavoro di Samuel Beckett Finale di partita.

Come due esuli dopo un disastro post-atomico, Clov e Hamm vivono, scarti tra gli scarti, le loro miserabili esistenze. Finale di partita, scritto dopo Aspettando Godot, è, insieme a quest’ultimo, il testo cardine della poetica beckettiana. L’ambientazione in un claustrofobico non-luogo, il rapporto morboso padrone/servo, il nichilismo esistenzialista trattato in chiave comico-grottesca sono tra gli aspetti fondamentali che contraddistinguono tali opere. Hamm, un vecchio cieco e paralitico, immobilizzato sul suo trono-carrozzina, vive con i genitori (due vecchi segregati dentro i bidoni della spazzatura) e Clov, servo tuttofare e compagno di sventura. In un gioco sadico in cui l’uno cerca di prevaricare l’altro e viceversa, Hamm e Clov cercando di portare a termine una partita che, loro malgrado, non avrà mai fine. In questa messa in scena per la regia di Roberto Negri, che interpreta la parte di Hamm, i personaggi vengono presentati come delle maschere grottesche, degli automi, che ripetono all’infinito la stessa monotona storia, vittime e carnefici che si dibattono come due cavie in una gabbia. Singolare la scelta di utilizzare due marionette al posto dei genitori di Hamm, spiazzante all’inizio, ma legittimata dal fatto che diventano una sorta di passatempo per i due protagonisti: rompere la monotonia quotidiana e, dal punto di vista registico, un forte richiamo metateatrale. La partita si trasforma nel gioco del teatro: Hamm e Clov interpretano dei ruoli che li costringono a rimanere ancorati a quello scenario in un infinito loop. Divertenti anche gli spunti che offre il testo per scherzare con il pubblico: il pianto della marionetta è il pretesto per “innaffiare” il pubblico con un getto d’acqua; Clov manovra le luci da una console posta sul palco e getta la lenza di una canna da pesca verso la platea, sperando di “afferrare” qualche spettatore. Pedine di un finale di partita che invece non si risolve. Due pagliacci che si scambiano battute come in un gioco delle parti, che sentono addosso la tragedia del vivere e il nulla cosmico che li attende. Niente di più tragico della tristezza che si cela dietro una maschera clownesca o dell’amaro che può lasciare in bocca una risata.

Lo spettacolo è andato in scena all’interno del Roma Fringe Festival
Villa Mercede
Via Tiburtina, 113 – Roma
lunedì 30 giugno ore 23.30, martedì 1 luglio ore 22.00, domenica 6 luglio ore 20.30

Officina Dinamo presenta
Finale di Partita
di Samuel Beckett
regia Roberto Negri
con Roberto Negri, Vito Latorre
scene e costumi Rossella Ramunni, Davide Sciascia
assistente alla regia Gabriella Altomare
aiuto regia Alice Mele
organizzazione Flavia Ferranti
luci e fonica Antonio Repole
co-prodotto con la piattaforma di Crowdfounding INDIEGOGO