Sentimento del tempo

Dai versi e dagli appunti di Ungaretti un emozionante spettacolo teatrale firmato Antonio Nobili, sulla vita di trincea, l’incoscienza della guerra, la necessità del ricordo.

«Non gridate più, non gridate» recita una celebre poesia di Giuseppe Ungaretti rievocante la Grande Guerra. Ed è proprio un silenzio assordante, fatto di migliaia di grida taciute, a comporre il leitmotiv dello spettacolo in scena al Teatro Orione di Roma in occasione del centenario dell’ingresso dell’Italia nel primo conflitto mondiale.
Fogli d’immenso silenzio di Antonio Nobili racchiude perfettamente, in un atto unico, una narrazione storico-poetica veritiera, capace di ricalcare in modo pacato eppure profondo l’impresa collettiva degli italiani nella guerra del ‘15-18, attraverso sprazzi di vita e parole memorande del padre dell’Ermetismo.

Carso, 1915. In uno dei fronti nazionali più caldi marciano tra gli altri tre commilitoni: Giuseppe, Alfredo e Salvatore, rispettivamente un insegnante, un futuro ingegnere e un ragazzo appena del 99. Fra loro c’è chi combatte volontariamente per portare a conclusione il Risorgimento, chi ignaro delle dinamiche internazionali è stato chiamato alle armi, chi si interroga su che faccia avesse il nemico cui deve sparare. Svanita l’illusione di una guerra-lampo, sono uomini costretti a fare di una trincea il proprio logorante rifugio. Lì, in mezzo al fango e al buio, si accende però per loro la luce della solidarietà fraterna, il ricordo degli affetti veri, l’attaccamento fedele alla vita.

A mo’ di matrioska, la finzione narrativa apre in sé più piani spazio-temporali, la guerra infatti è un ricordo che riprende vita dalle parole di un’intervista a un anziano sacerdote, cui basta riaprire il suo taccuino del fronte, appoggiarsi al suo bastone della memoria perché gli si spalanchi un vivido presente. Dell’amico Giuseppe Ungaretti non traspare tanto il poeta, quanto l’uomo, un comune italiano al fronte, quasi che tra gli orrori della guerra non ci potesse essere spazio per la poesia, ma solo un tempo per l’appunto su cartigli, per una memoria sussurrata. Eppure la scrittura risultava necessaria, fungeva da medicina, si contano esattamente 574 lettere scritte dal poeta all’amata Matilde e mai spedite per la determinazione a tornare. La poesia, allora, è sul palco tutta nel silenzio di una “foglia” che danza prima di cadere, nella scena in cui una madre comprende in sogno che il figlio è morto, nei brandelli di muro di San Martino che si intuiscono oltre la galleria, nella veglia al militare morto, nei tocchi stridenti al violoncello, nell’immensità di un bacio di ritorno. Dunque la penna ungarettiana fa capolino tra le battute, nelle musiche e i testi originali delle canzoni: è ovunque eppure non si vede mai concretamente. Letteratura come vita costituì nel ’38 il manifesto della poesia ermetica: se l’esistenza è indecifrabile, tale doveva essere la poesia, pari a un scrigno, perché ciò che l’occhio ha visto non può che essere espresso se non in accenni di parole capaci di custodire squarci di immenso.
Un cast impeccabile di undici elementi, supportato da un quartetto che fa da corredo alla scena, dà prova attoriale e vocale di realistica immedesimazione e viva emozione. Questo sottile filo melodico, che sottintende sempre un dovuto silenzio, all’improvviso si rompe bruscamente, quando il giovane Ungaretti tuona al telefono contro il comando generale davanti agli esiti devastanti di un attacco imposto. É qui, nell’emozionata ed emozionante interpretazione di Alessio Chiodini, protagonista, che lo spettacolo tocca il suo apice, chiudendosi con una “carica” emotiva fortissima.
«Affinché sia l’ultima guerra!» si ripeteva quotidianamente quello che sarebbe diventato uno dei più illustri poeti italiani che, se degli orrori della guerra, la sua poesia ha eternato il ricordo e nei racconti familiari ancora sopravvive, noi spesso in questi cent’anni ce ne siamo dimenticati, noi oggi ce ne stiamo dimenticando.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Orione

Via Tortona 3 – Roma
11 dicembre, ore 21.00

TeatroSenzaTempo Produzione Spettacoli in collaborazione con Young Theatre
presenta
Fogli d’immenso silenzio
testo e regia di Antonio Nobili
con Alessio Chiodini, Daniel De Rossi, Marco D’Angelo, Alberto Albertino, Antonio Tocco, Elisa Lombardi, Vanessa Innocenti, Silvia Del Prete, Alessia Sala, Matteo Maria Dragoni, Stefano Di Giulio
assistente alla regia Sofia Bolognini
acting coach Valentina Coletta
musiche originali Antonio Tocco e Davide Tamburrino
musicisti Emiliano Begni, Stefano Ciuffi, Stefano Napoli, Angelo Maria Santisi
vocal coach Andrea Di Giustino
assistente alla produzione Lorenza Sacchetto
costumi Antonella Lo Bianco