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Non ci si vorrebbe impegolare in distinzioni un po’ obsolete, tuttavia, dopo aver assistito, al teatro Verdi di Milano, il 9 febbraio, allo spettacolo proposto dalla compagnia belga Point Zero, nell’ambito di IF, il festival internazionale di teatro di Immagine e Figura, si esce con ammirazione per un lavoro di qualità, raffinato sul piano figurativo e dell’invenzione teatrale, ma anche con addosso una sorta di disagio, se non addirittura di fastidio.

Trois Vieilles non è solo una favola nera, per adulti, come viene presentata, ma addirittura macabra, ripugnante. Da quelle tre vecchie cadenti, pateticamente velleitarie, non spira solo l’alito della morte (un tema che è sempre salutare esplorare), ma un che di fetido, di marcescente, ancorché farsesco, che non ci risparmia nulla: il degrado della vecchiaia, la violenza familiare, l’incesto, fino all’agnizione finale, da tragedia greca; atmosfere e situazioni che un posticcio happy end non dissipa.
La costruzione scenografica, l’originale modalità di interfazione e integrazione fra i pupazzi e il corpo degli animatori – in nero, ma a vista – sono elementi di grande fascino, e così lo scambio fra pupazzi e attori, realizzato con maestria tecnica ed espressiva. Ma è il messaggio che lascia perplessi. E qui bisogna parlare dell’autore, Alejandro Jodorowsky.
Cileno, figlio di emigrati ucraini, parigino di formazione, Jodorowsky è un personaggio singolare e artisticamente poliedrico: attivo nell’ambito della letteratura, del fumetto, del cinema, è andato via via assumendo un ruolo di guru. Ricordo uno dei suoi primi film, La montagna sacra, del’73. La pellicola si concludeva in un crescendo di paura e suspence, fino ad un allargarsi del campo, che mostrava la finzione di un set cinematografico, e qualcuno – vado a memoria, forse lo stesso Jodorowsky – rivolgendosi alla macchina da presa, esclamava: “Ma no! È solo un film!”. Ricordo che mi ero irritato: ma costui pensa davvero che qualcuno degli spettatori si sia dimenticato che siamo al cinema? Il suo surrealismo magico, misticheggiante, non mi ha mai convinto. Eppure, il sodalizio artistico fra Point Zero e Jodorowsky, nato quasi dieci anni fa, ha prodotto, prima di questo, altri due spettacoli. Cercherò di vederli.
Ma, al momento, non posso che esprimere perplessità per un’opera in cui alla sapienza e raffinatezza della forma corrisponde un contenuto indigesto, cui non riesco a trovare giustificazione.