Fabbrica Europa taglia i nastri di partenza

Fabbrica EuropaFura Dels Baus e Divina Mysteria presentano Free Bach 212 alla Stazione Leopolda di Firenze

Si entra alla Leopolda accolti nella sala/corridoio da una sfilata di sedie poste di fronte a un palcoscenico con sfondo video molto colorato – solo alla fine si scoprirà che il giallo sgargiante rimanda, già in apertura, alla birra, che scorrerà come sottotraccia e concluderà la Cantata profana BWV 212 di J.S. Bach. Del resto, le immagini astratte e i video che caratterizzano l’intera performance, prevalentemente musicale e canora, solo in alcune scene si mostreranno realmente funzionali allo svolgersi dell’azione o a ricreare un’atmosfera tipicamente bucolica (in particolare, le mucche al pascolo e il richiamo ai mestieri artigianali).
Nella parte iniziale, immagini, musica e interpretazione del baritono e del mezzosoprano introducono il pubblico al clima agreste, che fa da sfondo all’intera vicenda, agita da due contadini. Il memorabile ritratto giocoso di Hitler del film Il grande dittatore, con il celebre “el pueblo unido jamás será vencido”, risulta l’accostamento più azzeccato, forse un augurio per la Catalogna e le sue rivendicazioni indipendentiste schiacciate dall’esercito.
Lo spettacolo continua con l’inserimento, tra i brani della Cantata, di passi di danza popolari – legati al clima agreste – e di rimandi agli strumenti di quel lavoro nei campi o artigianale che contribuisce, attraverso le tasse, all’arricchimento del signorotto locale che, sebbene omaggiato per l’intera BWV 212, si identifica stranamente con l’immagine del capitalista con cappello a tuba, tipico Zio Sam di “I want You (for U. S. Army)“.
Bisogna dire che tutto ciò, seppure vagamente graffiante, è comunque ben lontano da quello che la Fura Dels Baus, nei suoi quarant’anni di attività, ci ha regalato. Manca la grinta, per non parlare del coinvolgimento del pubblico, che, in questo frangente, rimane seduto ad ascoltare, forse anche un po’ spaesato, la Cantata. E siccome ci si trova essenzialmente all’opera sebbene si sia alla Leopolda, la mancanza del libretto o di sovratitoli (che, però, sarebbero stati illeggibili, vista la distanza di intere file di sedie dal palco, come hanno dimostrato le poche righe di sovratitoli, alquanto vaghe, a inizio spettacolo) ne rende ancora più complessa la lettura e l’interpretazione, dato che – unitamente alle difficoltà linguistiche – il supporto della gestualità, delle brevi azioni e delle proiezioni video non appare adeguato. L’utilizzo, in particolare, dei brevi assoli di danza o del teatro delle ombre assume una funzione estetica piuttosto che dare continuità alla partitura sonora dove, ai brani di Bach/Picander – come già scritto – si inframezzano canti popolari spagnoli e, con migliore presa, partiture elettroniche. Questi inserimenti che portano alla dilatazione, rispetto all’originale, dei tempi della Cantata forse mirano ad attualizzare o alleggerire la pesantezza dello spettacolo, ma non riescono a slegare lo stesso dai tempi, luoghi e dalle tematiche (ormai abbastanza desuete, come l’omaggio al nuovo signorotto del castello) della sua ideazione.
Il tentativo di svecchiamento con l’inserimento di tecnologie varie e l’uso di una messinscena più scanzonata rispetto alle rappresentazioni consuete lascia, comunque, perplessi sulle ragioni stesse di voler riproporre, oggi, temi e stilemi poco in sintonia sia con lo spirito originario della Fura Dels Baus sia del suo pubblico – accorso in massa. E infine ci si domanda come la stessa Compagnia catalana che ha messo in scena l’atroce denuncia del capitalismo con Imperium, in un momento in cui il suo Paese d’origine vuole l’indipendenza dallo Stato centrale e dalla Castiglia, scelga di decantar le lodi al signorotto del Castello – generoso dispensatore di birra forte.

Gli spettacoli sono andati in scena nell’ambito di Fabbrica Europa 2019:
Stazione Leopolda
viale Fratelli Rosselli, 5 – Firenze
venerdì 3 maggio, ore 21.30

Fura Dels Baus & Divina Mysteria presentano:
Free Bach 212
codirezione, ideazione e copione Miki Espuma e David Cid
direzione musicale Pavel Amilcar, Thor Jorgen e Miki Espuma
video David Cid
suono David Casamitjiana e Albert Surià
luci David Hoyo e Jamie Llerins
cantante Mariola Membrives
danza Miguel Angel Serrano
mezzosoprano Eulàlia Fantova
baritono Juan Garcia Gomà
violino Pavel Amilcar
viola Letizia Moros
violone Thor Jorgen
clavicembalo Andrés Alberto Gómez
produzione Marta Coll
sculture Fernando Bravo
macchinista Roger Serra

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