Femminetta

Con un’impostazione classica e tematiche ipercontemporanee, il monologo Gerico Innocenza Rosa racconta la storia di una transizione di genere e di affermazione della propria identità.

Forse la vera tematica al centro del dibattito pubblico e social del contemporaneo, a dispetto di quelle occasionali oscillazioni che risvegliano l’attenzione ora sull’ecologia ora sulla sicurezza dei nostri dati privati, è la crescente problematizzazione dell’identità di genere. Dunque, era giocoforza che il teatro contemporaneo, in Italia quanto all’estero, recepisse questa criticità e questi nodi irrisolti, trasponendoli nella dimensione scenica che le è propria. Ora, inserendosi in un filone piuttosto fecondo in cui l’Operetta Burlesca di Emma Dante con Carmine Maringola è tuttora un capolavoro insuperato, anche Gerico Innocenza Rosa cerca di dire la sua sull’argomento, raccontando un vero e proprio percorso di “transizione di genere”.

Il monologo, scritto e diretto da Luana Rondinelli e interpretato da Valeria Solarino, attrice nota al grande pubblico per film e serie tv di tenore ben diverso, è un po’ sviato nella precisa comprensione dalla scelta di utilizzare abbastanza spesso il dialetto napoletano, ma racconta in modo piuttosto chiaro, da una parte, la graduale presa di coscienza identitaria da parte del(la) suo(a) protagonista e, dall’altra, la rivendicazione di quest’identità al cospetto della famiglia e del microcosmo sociale che lo circonda. Se il ramo familiare maschile sembra essere quasi abiurato, due donne spiccano e ricorrono nel flusso di coscienza di Solarino: da un lato c’è la nonna, l’unica figura parentale con cui Vincenzo da piccolo sembra poter essere sé stesso, dall’altro lato una madre fredda e distaccata, più preoccupata del giudizio sociale che del benessere del figlio destinato a diventare figlia.
Al netto della scelta linguistico-dialettale, che almeno all’inizio un po’ confonde, Gerico Innocenza Rosa si configura come un monologo dalle formule piuttosto classico e dalla drammaturgia chiara e lineare, un ininterrotto rievocare i propri ricordi da parte di questa figura liminare, nata come Vincenzo per poi diventare Innocenzo Rosa; come spesso capita in un teatro “attuale”, la parola viene quasi fagocitata nell’esposizione, ma al tempo stesso è molto precisa nel delineare, con stimoli spesso tattili od olfattivi, certi ricordi d’infanzia, o certi ricordi relativi al contatto con gli abiti femminili delle donne di casa. Il disegno luci a volte segue in maniera fin troppo lineare il procedere della storia, altre volte invece si concede effetti di profonda suggestione; di tanto in tanto, l’insieme che si viene a creare tra le ombre sul fondo della scena e le pose dell’attrice ricordano certi quadri di Edward Hopper come Morning Sun, la celebre tela della donna alla finestra.

Nonostante il titolo, soprattutto se paragonato alla già citata Operetta Burlesca di Dante o – spostandoci dalla transessualità a un altro tipo di marginalità – all’In Exitu di Roberto Latini, questo Gerico Innocenza Rosa non sembra riuscire a trascendere il racconto emozionante di una singola vita e, nonostante il titolo, non apre mai davvero la storia della sua protagonista a squarci sacrali o comunque trascendenti; al tempo stesso, proprio perché votato a normalizzare e patologizzare il vissuto della sua protagonista, non si apre neanche a quel “sottosuolo” in cui si ambientavano le vicende di un’altra interessante figura di androgino del teatro contemporaneo italiana, la Scannasurice reinterpretata da Irma Villa.
In conclusione, Gerico Innocenza Rosa è un esempio di teatro di prosa, nel senso stretto e stringente del termine: un vero e proprio testo che non si esalta mai per guizzi scenici, ma che gode indubbiamente di una certa densità tanto tematica quanto emotiva.

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Ambra Jovinelli

Via Guglielmo Pepe 45, Roma
fino al 31 ottobre
dal martedì al venerdì ore 21:00, domenica ore 17:00, sabato 30 ottobre doppia replica ore 16:30 e 21:00

Gerico Innocenza Rosa
scritto e diretto da Luana Rondinelli
con Valeria Solarino
scene di Ortiche spazi in Scena
musiche di Massimiliano Pace
disegno luci di Daniele Savi
costumi di Alessandro Lai
prodotto da Teatro Stabile d’Abruzzo, Savà Produzioni Creative e Stefano Francioni Produzioni