Ragione e sentimento

Il grande violinista Gil Shaham torna in Conservatorio con un programma davvero poco convenzionale che mette in risalto la sua musicalità sullo sfondo razionale e preciso del pianista Akira Eguchi.

Quando Gil Shaham viene in Italia è sempre un evento: musicista molto particolare, versatile e di grande capacità, impegnato sia come solista sia come camerista. E anche nella serata milanese si presenta in duplice veste, proponendo il violinismo in quasi tutte le sue forme.

Si comincia con un gioiellino come la Sonatina n. 2 in la minore D 385 op. 137 di Schubert: tanti, purtroppo, sottovalutano queste composizioni – sono tre, infatti, le Sonate o Sonatine (come le ha nominate Diabelli al momento della pubblicazione) op. 137 – davvero poco suonate e spesso relegate all’esecuzione degli allievi che cominciano a confrontarsi con i grandi compositori e che, nonostante gli sforzi, non possono offrirne mai un’interpretazione che ne sia all’altezza. Il tema iniziale – di una dolcezza e uno struggimento incredibili – è proposto, prima, dal pianoforte e poi ripreso dal violino. Durante l’esecuzione, Eguchi sembra estremamente analitico e forse un po’ troppo classico nella sua esposizione, il che stride con l’idea più romantica che ne
dà Shaham – e che fa palpitare. Il dubbio – e la speranza – che si tratti solo di una “svista” iniziale, dovuta al non essere ancora entrati nel vivo o nello stato d’animo giusto, scompare nella ripresa di questo tema incantevole, dimostrando come l’assenza quasi totale di pedale – che produce degli staccati della sinistra troppo secchi e una melodia della mano destra che manca un po’ di cantabilità – sia una scelta ponderata, ma non vincente. Almeno per un discorso di insieme e di idea musicale.

In realtà, Eguchi è un pianista molto preciso, affidabile, e questo fa di lui un ottimo accompagnatore, come si rivela nell’ultimo brano in programma – la Fantasia sulla Carmen op. 25 di Sarasate, pezzo di bravura e virtuosismo violinistico per violino e orchestra, qui proposto nella trascrizione con il pianoforte – ma per un artista come Shaham, che trabocca emozioni, forse non basta, forse l’autocontrollo e la razionalità eccedono il dovuto. Questo per quanto riguarda Schubert, perché – al contrario – il duo funziona decisamente meglio con la musica contemporanea proposta attraverso la Sonata per violino n. 3 “Niggunim” di Dorman e la Sonata per violino e pianoforte “In the Country of Lost Thing” di Milone. Brani accattivanti e comprensibili an
che per la parte di pubblico meno esperta o abituata a questo genere, in cui i due musicisti sembrano divertirsi cimentandosi con gusto.

Il momento più interessante della serata rimane, però, la Sonata n. 3 in do maggiore BWV 1005 di Bach per violino solo in cui Shaham è libero di esprimersi: la sua esecuzione esce dagli schemi tradizionali ma rimane perfettamente in stile, con una Fuga che lascia senza fiato e che strappa numerosi applausi, seppure a metà pezzo.

Lo spettacolo è andato in scena:
Conservatorio G. Verdi – Sala Verdi
via Conservatorio, 12 – Milano
venerdì 11 maggio, ore 21.00
Schubert Sonatina n. 2 in la minore D 385 op. 137
Bach Sonata n. 3 in do maggiore BWV 1005
Dorman Sonata per violino n. 3 “Niggunim”
Milone Sonata per violino e pianoforte “In the Country of Lost Thing”
Sarasate Fantasia sulla Carmen op. 25
violino Gil Shaham
pianoforte Akira Eguchi