Sull’onda di un incatevole violino

Per la prima volta a Roma ospite dello IUC, il magistrale concerto del violinista Gilles Apap accompagnato dal terzetto The Colors of Invention.

È un occasione imperdibile per il pubblico della capitale, non a caso accorso numeroso, quella di assistere a Sans Orchestreperformance di Gilles Apap – che Yehudi Menuhindefinì come «il vero violinista per il ventunesimo secolo» –  costituita da noti capolavori del repertorio sinfonico e cameristico, soprattutto novecentesco, con l’aggiunta di brani di musica tradizionale, in particolare tratti dall’amatissimo bluegrass americano che ha le proprie radici in Irlanda, Scozia e Inghilterra e che incorpora anche elementi tipici del jazz, e brani della tradizione balcanica, klezmer e gitana.

Ad accompagnare Apap, i maestri Myriam Lafargue (fisarmonicista francese), Ludovit Kovacal (cimbalom) e Philippe Nohart (primo contrabbasso dell’Orchestra de l’Opéra de Paris).

Puntuale e senza troppi convenevoli, il concerto inizia con Fritz Kreisler e La vida breve, musiche irlandesi e Ravel, dando da subito prova della personalità di Apap, delle sue doti virtuosistiche e del suo sensuale, rilassato e, al tempo stesso, intenso modo di suonare, oltre che di un grande magnetismo nei confronti del pubblico
Non c’è ansia, nessuna tensione. Un brano dopo l’altro, la musica scorre come un fruscello calmo di montagna, l’acqua è limpida e i pesciolini colorati si fanno trasportare dalla corrente. I toni si fanno via via più frizzanti, il  dialogo tra fisarmonica e violino maggiormente concitato con Apap e la compagna che s’intendono alla perfezione.

L’applauso fragoroso non potrà allora che essere breve per prima lasciare spazio alla strabiliante performance del cembalista e poi, in un turbinio di note, chiudere in crescendo la prima parte del concerto.

La ripresa è sui generis con Philippe Noharet, impeccabile solista, a regalare al pubblico un sogno, corroborato dal ritorno in scena di Apap e dall’ensemble di nuovo al completo che intona L’amour de trois oranges di Prokofiev e L’oiseau de feu di Stravinsky.
Come da regola, all’aria d’opera segue il recitativo. Qui i toni si fanno meno impegnativi, semplici, ma pur sempre coinvolgenti, con l’avvio dia un calmo dialogo tra gli strumenti prima della fiabesca chiusura Apap.

La risposta ai caldissimi applausi del pubblico sarà una straordinaria e originale esecuzione de La Primavera di Vivaldi, suonata, fischiettata e addirittura danzata, con la chiosa finale da La Marsigliese e una standing ovation tanto scontata, quanto meritata.

Due ore di spettacolo con Apap protagonista indiscusso, musicista, attore, intrattenitore di gran talento, capace di mantenere sempre altissima l’attenzione di un pubblico che lo ricorderà con gioia e simpatia, oltre che con la consapevolezza di aver assistito a una performance di altissimo livello.

Il concerto è andato in scena
IUC – Aula Magna della Sapienza

Roma
sabato 12 dicembre 2015 ore 17.30

Sans Orchestre
Gilles Apap violino & The Colors of Invention
Ludovit Kovac cimbalom
Myriam Lafargue fisarmonica
Philippe Noharet contrabbasso