Capitali all’Avanguardia

A Palazzo Cipolla, a Roma, e al Palazzo Reale di Milano è in corso la mostra Gli irripetibili anni ’60. Un dialogo fra Roma e Milano, dedicata alla stagione artistica che si sviluppò fra le due città dalla fine degli anni ’50 alla prima metà degli anni ’70.

Oltre centosettanta opere – provenienti da musei e fondazioni italiane e straniere – qui presentate in un allestimento evocativo, raccontano la produzione artistica rivoluzionaria e prolifica che, dopo il ventennio fascista, ha visto Roma e Milano protagoniste, la prima centro propulsivo della scena nazionale, la seconda centro dell’Avanguardia Internazionale.

Testimoni delle distruzioni causate dalla guerra e poi del miracolo economico fra il 1958 e il 1963, grazie allo sviluppo di alcune importanti gallerie d’arte e soprattutto all’attività dello Studio Marconi di Milano, la nuova generazione di artisti inizia una ricerca che si sviluppa su indirizzi differenti, esemplificati nella mostra in quattro sezioni: Monocromia e astrazione, Oggetti e immagini Pop, L’internazionalità e la nuova scultura, e infine Materiali segni e figure.

Figura centrale della prima sezione, dove l’azzeramento espressivo della monocromia si realizza nella scelta di una superficie il più delle volte bianca, come fosse una tabula rasa su cui liberare senza alcun vincolo la propria creatività, è Lucio Fontana, le cui serie di “tagli nelle tele immacolate sono, secondo le sue stesse parole, «un’espressione filosofica, un atto di fede nell’infinito, un’affermazione di spiritualità. Quando io mi siedo davanti a uno dei miei tagli, a contemplarlo, provo all’improvviso una grande distensione dello spirito, mi sento un uomo liberato dalla schiavitù della materia, un uomo che appartiene alla vastità del presente e del futuro». Identica sensazione prova lo spettatore che, entrando nella mostra, si trova davanti il suo Concetto Spaziale del 1961. Anche Piero Manzoni con l’opera Achrome è alla ricerca di una superficie che sia incolore, senza simboleggiare altro o trasmettere alcuna sensazione, una superficie che sia e basta, perché «essere totale è puro divenire». Si avvicina ulteriormente al raggiungimento di questo obiettivo con le LineeLinea di lunghezza m. 4,01, Linea di lunghezza m. 9,48 e Linea di lunghezza infinita – dove il concetto di linea non è nemmeno più legato alla materia di un quadro, ma è chiuso in un cilindro di legno con sopra un’etichetta di carta. Sempre di Manzoni presenti immancabilmente tre esemplari di Merda d’artista.

In questa sezione troviamo anche opere di Alberto Burri, Alexander Calder – con il meraviglioso Ritratto di Giovanni Carandente – Franz Kline e Yves Klein – la sua Spugna imbevuta di pigmento è un’altra folgorante e geniale espressione monocromatica.

Il recupero dell’oggetto e delle immagini-icone nella Pop Art è il tema della seconda sezione, espresso dalle opere di Mimmo Rotella dedicate all’aranciata San Pellegrino, dal ciclo di Mario Schifano Tuttestelle e dall’inaspettata proiezione dell’unico lungometraggio di Sandro Franchina Morire gratis, che racconta la storia di un artista in viaggio verso Parigi.

La Venus restaurée di Man Ray – che esprime l’idea di un’opera d’arte “deteriorata” dal restauro, idea amplificata negli interventi urbani di Christo che “impacchetta” a Milano il monumento a Vittorio Emanuele II – è una delle opere presenti nella sezione dedicata alla nuova scultura. Fra le altre anche le opere del Gruppo T, che esemplificano l’“arte programmata”, così definita da Umberto Eco, in cui cioè le opere d’arte sono dei campi di accadimento dove si verificano processi casuali – ne è un esempio la Superficie magnetica di Davide Boriani.

Prima di passare alla quarta sezione, lo sguardo non può non soffermarsi ad ammirare i centodieci elementi di bronzo che Emilio Scanavino assembla nella creazione della Colonna vertebrale, elementi che nella loro assoluta diversità si contrappongono in modo evidente alla serialità tipica della Pop Art.

Materiali eterogenei si combinano nelle opere della quarta sezione, che si concentra sulla relazione fra parola, segno e immagine: qui hanno spazio le espressioni artistiche di Emilio Isgrò, con l’immagine verbo-visuale di Volkswagen, Enrico Baj con le sue “dame” , Luciano Fabro e la sua Italia in pelliccia, Emilio Tadini con La camera afona, Arnaldo e Gio Pomodoro, solo per citarne alcuni.

Alla fine del percorso espositivo, una speciale sezione audiovisiva multimediale – che si avvale di tre grandi schermi su cui vengono proiettati video, filmati ed interviste inedite – completa il panorama su un periodo artistico più conosciuto forse nelle sue espressioni performative di musica, teatro e cinema, che non in quelle figurative.

La mostra continua:
Museo Fondazione Roma – Palazzo Cipolla
Via del Corso 320, Roma
fino a domenica 31 luglio
orari: dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 20.00 (lunedì chiuso)
costo biglietti (comprensivo di audio guida): intero 10.00 euro, ridotto 8.00 euro, scuole gratuito

Palazzo Reale
Piazza Duomo, 12 – Milano
dal 7 settembre al 20 novembre

Gli irripetibili anni ’60. Un dialogo fra Roma e Milano
a cura di Luca Massimo Barbero
promossa da Fondazione Roma in collaborazione con Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale, Fondazione Marconi
organizzata da Fondazione Roma – Arte – Musei con Arthemisia Group
Catalogo Skira