Comunicato Stampa

Lasciarsi andare
note di regia

Il laboratorio teatrale dell’Istituto Cremona ritorna ai Greci dopo tanti anni: era il 2003 quando ci siamo dedicati all’Orestea di Eschilo. E ora, a distanza di dodici anni, ci cimentiamo con Gli uccelli di Aristofane, che Dario Del Corno definisce la più bella commedia di tutti i tempi. Questo passaggio dalla tragedia alla commedia nasconde più insidie di quanto si possa immaginare.

Mentre esiste una tradizione di riferimento per la tragedia greca, che magari è una somma di fraintendimenti, non possiamo dire lo stesso della commedia arcaica. È un po’ come se con la perdita del secondo libro della Poetica di Aristofane, dedicato al comico, fosse stato tagliato il cordone ombelicale che ci collegava alle sue origini. Ci sono studi letterari, storici, filologici, antropologici, sappiamo tante cose, ma la verifica sul palcoscenico è sempre insoddisfacente. La satira politica non è immediatamente comprensibile, il lieto fine talvolta imbarazzante: come scrive Borges noi moderni crediamo più facilmente all’Inferno che al Paradiso e siamo in difficoltà a mettere in scena un happy ending.

Sappiamo che Gli uccelli furono presentati in concorso alle Grandi Dionisie del 414 a.C. (dove conquistarono il secondo posto), durante la guerra del Peloponneso, mentre era in corso la spedizione ateniese in Sicilia. La maggior parte dei critici ritiene (giustamente) che nel testo non ci siano riferimenti puntuali ai fatti storici, ma certo non possiamo dimenticare che Aristofane scrive in un momento difficile per la sua polis e che i due vecchietti protagonisti, Pistetero e Evelpide, sono in fuga da Atene e cercano una città “lanosa e morbida” in cui abitare. Atene è diventata invivibile e non per gli argomenti un po’ pretestuosi addotti da Evelpide nella prima scena: la polis è in piena conflitto bellico, nel 415 a.C. c’era stato lo scandalo delle erme, raccontato da Tucidide, la democrazia ateniese stava collassando… Tutto questo lascia tracce indelebili lungo la commedia e soprattutto genera il desiderio utopico di una città ideale.

Gli uccelli sono divisi in tre grandi macrosequenze, separate da due bellissime parabasi liriche. Nella prima i due malconci protagonisti arrivano nel mondo degli uccelli e progettano con essi la fondazione di Nubicuculia. Nella seconda Pistetero si sbarazza del compare, tenta di celebrare un sacrificio di fondazione e resiste all’assalto di un poeta, uno spacciaoracoli, un geometra urbanista, un ispettore e un commerciante. Nella terza, mentre il grande muro difensivo è completato, Pistetero licenzia malamente Iride, la messaggera degli Dei, riceve una soffiata da Prometeo e, infine, contratta con Poseidone, Eracle e Triballo, ottenendo la mano di Sovranità, una dea che gli garantirà il potere assoluto, togliendolo a Zeus. Con le nozze di Pistetero e Sovranità e con la conseguente festa nuziale si chiude la commedia.

Il finale di per sé rappresenta l’instaurazione di un mondo capovolto: dalla città vengono cacciati tutti quegli approfittatori che corrodono il vissuto civile di una comunità, non sono ammessi i più facinorosi (il parricida) e sono estromessi anche gli dei della tradizione: Pistetero alla fine si fa dio. È il trionfo del carnevalesco: il protagonista alla fine ottiene la più totale soddisfazione narcisistica: cibo, sesso e potere. Aristofane però dissemina la sua commedia di particolari inquietanti.

Come nelle Nuvole Strepsiade dava a fuoco al pensatoio di Socrate, qui la conquista del potere da parte di Pistetero sembra l’instaurazione di una dittatura. Il rapporto che lo lega uccelli sin dall’inizio si presenta come una strumentalizzazione bell’e buona.

Nelle scene finali un gruppo di uccelli dissidenti sono infilzati allo spiedo e divorati in un banchetto. Il lettore odierno ha la sensazione che il grande poema dell’Utopia si trasformi man mano in una distopia… Ma è davvero così, o stiamo proiettando su un testo antico timori e ideologie che sono proprie della contemporaneità? Il comico concedeva ad Aristofane una libertà di movimento che le nostre poetiche più sofisticate non ci concedono. Gli uccelli sono per noi un oggetto inafferrabile, che si apre alle più diverse interpretazioni (d’altra parte non è questa la forza di un grande classico?): una moderna rappresentazione è tanto più convincente quanto riesce a dar ragione delle sue infinite potenzialità, senza mai dimenticare che si tratta di un’opera che vuole suscitare il riso.

L’impresa impossibile (rappresentare oggi Aristofane) diventa però possibile con un gruppo di ragazzi, anche se alle prime armi. La naturalezza con cui si accostano alla comicità permette di realizzare quella divina ambiguità che compagnie più professionali non riescono a raggiungere. I giovani colgono infatti con leggerezza l’essenza del comico, hanno meno remore di un adulto a far convivere i momenti lirici con quelli sarcastici, la cattiveria di un personaggio con una risata liberatoria… Una situazione che sembra porre limitazioni fa così scaturire inaspettate soluzioni ed energie non prevedibili. L’importante è lasciarsi andare… al genio comico e poetico di Aristofane.

Pistetero e Evelpide, i due balordi che danno inizio alla commedia, come abbiamo già detto, sono due vecchi. La scelta più scontata sarebbe stata quella di invitare i giovani attori a fingere la vecchiaia, parodiandola, ma il risultato sarebbe stato sicuramente inautentico. Abbiamo deciso di lasciare anche nella finzione la vera realtà anagrafica degli attori. E questa scelta ha segnato inevitabilmente tutta l’interpretazione dello spettacolo. Pistetero e Evelpide diventano due giovani senza né arte e né parte alla ricerca di un futuro, come tanti giovani di oggi. Fuggono da una delle tante città della modernità divenute senza speranza e cercano un luogo ideale in cui andare a vivere. Dopo una peregrinazione senza senso, capitano in una comunità di uccelli, che vivono liberi, un po’ anarchici, forse degli hippies, forse gli abitanti di una Christiania… Pistetero intuisce che quella comunità può non soltanto essere la sua città ideale, ma che in essa può acquisire un potere assoluto. Gli uccelli possono essere facilmente plagiati e strumentalizzati… la sua scalata al potere è il soggetto di questa commedia, che così riconquista appieno la sua natura politica. L’utopia non è la città veniente, l’utopia è nel cuore di ogni uccello. È nella sapienza profonda, propria di un giovane o di un ottuagenario, che “tutto nel mondo è burla”. Maurizio Maravigna

Istituto d’istruzione superiore Luigi Cremona
Viale Marche, 73 ­ Milano
dal 18 maggio al 5 giugno, ore 21.00

Gli uccelli
di Aristofane
Riduzione drammaturgica Beatrice Alberti, Diana Benevelli, Gabriella Baldanchini, Paola Bonichi, Maria Luisa Caillaud, Giovanna Cantore, Filippo Di Betto, Lorenzo Di Giacomo, Simone Krasnovsky, Maurizio Maravigna, Daniel Marchese, Luca Marnoni, Teresa Monari, Gilberto Nardi, Carlotta Osti, Paolo Repossi, Luisa Romanello, Michael Smith, Paolo Tacchetti, Matteo Tarli, Giulia Villani

Interpreti Rebecca Alessio, Diana Benevelli, Rebecca Biancamano, Giovanna Cantore, Sara Caporale, Davide Cinque, Valeria Copparoni, Federica Cozzolino, Filippo Di Betto, Lorenzo Di Giacomo, Emanuele Fantini, Ying Li, Chiara Longinotti, Daniel Marchese, Arianna Marinoni, Eleonora Mori, Gilberto Nardi, Vittoria Olivati, Carlotta Osti, Elena Pozzi, Michael Smith, Matteo Tarli, Morgana Trizzino, Giulia Villani

Elementi scenografici Manuela Colomberotto (progettazione e realizzazione), Vittorio Quagliuolo, Rosa Rainone
Costumi Gabriella Baldanchini, Chiara Bongermino, Manuela Colomberotto, Luisa Romanello
Luci e fonica Domenico Diaco, Chiara Loscalzo, Sofia Priora
Assistenti alla regia Patrizia Barbaccia, Maria Luisa Caillaud, Patrizia Caracciolo, Simone Krasnovsky
Laboratorio musicale Ernesto Bovio, Simone Doniselli, Luca Marnoni
Training è stato curato da Alessandro Avanzi
Regia Maurizio Maravigna

Si ringraziano per la collaborazione la Preside Bruna Baggio, la Segretaria economa Lia Del Bono, Maira Carmi, Marco Costa, Alessio Di Betto, Paolo Repossi, Paola Serra, tutto il personale non docente della scuola, e in particolare Chiara Bongermino, Rita Celino, Andrea Maviglia.

Progetto realizzato grazie al sostegno della Commissione Teatro e del Comitato Genitori