Troppa carne al fuoco…

teatro-san-girolamo-luccaAl San Girolamo di Lucca debutta in prima nazionale Hic Sunt Leones dei Teatri della Resistenza.

…rovina l’arrosto. Potremmo utilizzare questo detto per riassumere in una sola immagine il tentativo dei Teatri della Resistenza di portare sul palcoscenico la vita, i pensieri, l’ideologia di un uomo e di un fisico, quale Bruno Pontecorvo, unitamente alle sue ricerche e all’intera storia europea – e italiana – dagli anni 30 alla metà degli anni 60.

Ne risulta un mix troppo complesso che sintetizza in poche frasi fatte, quasi da dibattito televisivo dei giorni nostri, vicende – quali la diatriba tra Lev Trockij e Iosif Stalin o il periodo delle epurazioni o, ancora, le motivazioni della firma del Patto Molotov-Ribbentrop – che hanno una portata tale da rischiare, in questo modo, di essere del tutto banalizzate.

In tempi in cui si parifica il pensiero comunista e socialista con quello nazi-fascista è davvero manicheo tornare ancora sulla figura di Stalin, mentre nessuno si pone dubbi su quella di Harry S. Truman che ha bellamente fatto esplodere due bombe atomiche (su Hiroshima e Nagasaki) esclusivamente in funzione anti-sovietica; dimenticandosi altresì che il capitalismo e il consumismo occidentali hanno creato l’humus – come scriveva Marcuse – per generazioni incapaci di “rendersi conto che potrebbero lavorare meno e determinare i loro bisogni e le loro soddisfazioni da sé”.

In questo marasma epico la figura di Bruno Pontecorvo emerge solo a tratti, spesso incomprensibile. Ci si domanda, ad esempio, perché abbia scelto di trasferirsi negli Stati Uniti, abbandonandoli poi per l’Unione Sovietica (ma la biografia ufficiale è decisamente più complessa, mentre l’origine ebraica non è mai accennata). Oppure, cosa siano i neutrini che il genio ha cercato per tutta la vita, persino – a quanto si racconta dal palco – con “carotaggi” (anche se nelle biografie si parla di altro: ossia di una tecnica di introspezione dei pozzi petroliferi basata sul tracciamento dei neutroni). E sembra un po’ strano allo spettatore immaginare un fisico che pratichi dei prelievi nel terreno per scoprire delle particelle subatomiche elementari. Così come non si comprende bene l’uso del pezzo di paraffina tra la sorgente di neutroni e il bersaglio.

Risulta incomprensibile, inoltre, perché non si dica che Pontecorvo in Urss ottenne la direzione della divisione di fisica sperimentale del Laboratorio di Problemi Nucleari – e che a Dubna non era certo un esiliato, dato che la stessa era la città della fisica dotata in quel periodo del più grande acceleratore di particelle al mondo. Così come è avvilente circoscrivere il ruolo delle donne a quello di moglie – nello specifico di Laura Capon Fermi – e non citare mai, ad esempio, Irène Joliot-Curie (premio Nobel per la chimica nel ’35), madre di Hélène Langevin-Joliot (fisico nucleare) e figlia di Marie Curie (insignita del premio Nobel per la fisica e del premio Nobel per la chimica).

In breve, lodevole l’intento di restituire dignità a una figura di rilievo della fisica come Bruno Pontecorvo, ma il connubio teatro/realtà non aiuta a sublimare la seconda attraverso l’arte né la verità storica rinvigorisce di contenuto la “materia di cui son fatti i sogni”.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro San Girolamo
via San Girolamo, Lucca
mercoledì 9 aprile, ore 21.00

Hic Sunt Leones
Bruno Pontecorvo, scienziato al tempo della guerra
regia Teatri della Resistenza
con Simone Faucci, Dario Focardi, Cristina Gardumi e Paolo Giommarelli
drammaturgia Dario Focardi
progetto luci e scene a cura di Mauro De Santis