Solitudine a due

Fino al 20 aprile Mario Schittzer incarna sulla scena del teatro Studio Uno di Tor Pignattara, a Roma, il cantautore Piero Ciampi, indimenticata e discussa firma della musica italiana.

Difficile sintetizzare in poche parole chi è stato, ed è ancora, Piero Ciampi. La sua vita fu una storia d’amore in piena regola, anzi forse più d’una: con il vino, in primis, con le donne poi, infine con la musica, quest’ultima la più tormentata di tutte, complicata da quella mancanza di tempismo che è tipica degli amori folli e infelici. L’industria discografica lo inseguì, artisti del calibro di Ornella Vanoni, Nada e Gino Paoli lo corteggiarono e sostennero, ma la sua totale repellenza per gli schemi costituiti e per l’ordine in sé lo spinsero sempre lontano da tutto e da tutti, accompagnato sempre e solo dal vino e dalle sue poesie.
Ho solo la faccia di un uomo è un omaggio al cantautore livornese che prende le mosse – intelligentemente – dalle sue stesse parole. Il soliloquio in cui si cimenta Mario Schittzer è strutturato su di esse, recita i suoi versi, proclama le sue invettive, sprofonda nella solitudine che Ciampi dichiarava in una riflessione, definitiva come un proverbio: «Per sapere che cos’è la solitudine bisogna essere stati in due». L’attore – meglio noto come regista nella scena off romana – è affiancato sul palco da Emanuela Cristiano, che con le note minimali della sua chitarra lo accompagna in un sottofondo tenue alle sue declamazioni e talvolta lo lascia rifiatare intonando alcuni dei brani più celebri del cantautore (Il vino, Ha tutte le carte in regola, Tu no).
L’omaggio è ben congegnato, soprattutto per la coscienza trasparente di quanto sia delicata l’operazione in sé: Schittzer la affronta con rispetto e misura, sceglie di non straparlare e di riportare per pochi minuti in vita un Piero Ciampi il più possibile fedele all’originale, che parli di sé attraverso di sé, e nulla più. Il giocatore, Adius, Te lo faccio vedere chi sono io, e la toccante, amara Disse: Non Dio, decido io che chiude il monologo in una drammatica aura mortale sono solo alcuni dei brani che danno ossatura al testo. Ne risulta un personaggio umano, che pur dicendo minaccioso di sé «Ho solo la faccia di un uomo» – alludendo alla bestialità che può scatenare in lui chi voglia usurpare il suo «sacro metro quadrato» – arriva al nostro presente più uomo che mai, perseguitato da demoni silenti e implacabili. Un uomo che, sebbene affiancato da una donna sul palco (come lo fu nella vita spesse volte ma mai per sempre), è solo, solissimo, solidamente arroccato nell’abbandono di sé.
Se un limite si vuol trovare, in questo allestimento, è forse quello di essere implicitamente destinato a chi già conosce il cantautore e la sua discografia, o almeno come tale viene percepito dalla platea. Un approccio più “narrativo” per non dire “divulgativo” avrebbe forse reso più compiuta l’opera, che sarebbe da sola bastata a informare del suo protagonista il curioso che per mala sorte non avesse avuto altra occasione per conoscerlo. Non si può negare, d’altra parte, che un simile taglio alternativo avrebbe penalizzato gravemente lo spessore poetico del testo così costruito, che risulta invece morbido, rabbioso, meditativo il giusto a ogni relativa occasione. Ma simili riflessioni cadono in una eco vuota: si preferisce lasciar parlare le parole di chi le scrisse con furore e ineluttabilità, barcamenandosi in una vita che parve sempre inghiottita da un mare in tempesta, che spaventava e per sua struttura si rivolgeva sempre, coraggiosamente, alla sua fine: «La morte mi fa ridere, la vita no».

Lo spettacolo continua: 
Teatro Studio Uno
via Carlo della Rocca, 6 – Roma
fino a sabato 20 aprile, ore 21.00
(durata 50 minuti circa senza intervallo)

Associazione Culturale UPNOS presenta
Ho solo la faccia di un uomo (soliloquio per attore solo)
omaggio a Piero Ciampi
scritto, diretto e interpretato da Mario Schittzer
con Emanuela Cristiano (chitarra e voce)