Ma cosa c’è da ridere?

Si può ridere guardando la gente che cerca di morire, che muore o che viene pestata a sangue? Sì, se si va al CRT, Centro di ricerca per il Teatro a vedere Homo Ridens, spettacolo sui meccanismi che inducono le persone alla risata.

Si ride con Homo ridens. In alcuni passaggi anche di gusto, se non fosse fuori luogo. Perché fuori luogo? Perché si ride di fronte a un pestaggio, di fronte a vari tentativi di suicidio, di fronte alla violenza, la fame, l’Olocausto. Il pubblico ride quando tre dei quattro attori prendono a botte un loro compagno. Ride alla vista di alcune foto: montagna di cadaveri di ebrei nei campi di concentramento; mano umana staccata dal resto del corpo e ritrovata fra le macerie dell’11 settembre; bambino africano pelle e ossa con un avvoltoio a poca distanza che aspetta solo la sua morte. Ride davanti ai ripetuti quanto fallimentari tentativi di suicidio dell’unica donna del gruppo.

Come è possibile direte voi. È possibile, rispondo io. E dovete credermi perché io ero una tra quelli che rideva. Ma se mi chiedete il perché, non so spiegarlo. So solo che sono stata una tra le tante cavie di una serie di esperimenti. Sono stata sottoposta a diversi stimoli, tutti riguardanti il riso e i suoi meccanismi, da parte di cinque formidabili scienziati-attori fiorentini della compagnia di Teatro Sotterraneo. Qual è il risultato dell’esperimento? La riflessione. La mia è stata: sono talmente assuefatta dalle tragedie quotidiane della vita che mi viene da ridere anche davanti alla violenza. Ognuno dei presenti, suppongo, è arrivato a una conclusione personale. E quando uno spettacolo produce in chi lo guarda delle riflessioni, qualsiasi esse siano, vuol dire che è un grande spettacolo perché ha raggiunto lo scopo più importante che il teatro si prefigge: stimolare la mente delle persone al pensiero, alla fantasia, al risveglio della coscienza.

Ad esempio, voi lo sapevate che Gesù non ha mai riso durante la sua vita terrena? O almeno, questo è quello che si deduce perché non c’è un solo ritratto, quadro o statua in tutta la storia dell’arte cristiana che lo ritrae con un volto sorridente. Abbastanza uomo per morire sulla croce ma non tanto per poter ridere. Forse, anche lui, come me e il resto del pubblico in sala non aveva un motivo per ridere. E poi, di fronte alle guerre, alle violenze fisiche e psicologiche, davanti alla morte, cosa c’è da ridere?

Lo spettacolo continua:
CRT, Centro di ricerca per il Teatro
via Ulisse Dini, 7 – Milano
fino a domenica 6 novembre
orari: da martedì a giovedì, ore 21.00 – venerdì, ore 21.30 – sabato, ore 19.30 – domenica, ore 16.00
Homo ridens_Milano
produzione Teatro Sotterraneo in coproduzione con Armunia, Centrale Fies – col sostegno di Comune di Firenze, Assessorato alla Cultura e alla Contemporaneità, Le Murate, SUC – in collaborazione con Santarcangelo 41
creazione collettiva Teatro Sotterraneo
di Daniele Villa
con Sara Bonaventura, Iacopo Braca, Matteo Ceccarelli e Claudio Cirri
(durata 35 minuti)