L’arte come terapia

Promosso dall’associazione Liberi di essere, con la direzione artistica de La società dello spettacolo, la prima edizione del festival L’altra mente – all’interno del quale Humanitas è stato rappresentato – si è svolta a Foligno dal 25 al 28 maggio. Il progetto si ispira al tema del disagio e della malattia mentale non più intesi in termini di deficit ma quale risorsa umana e sfida culturale per la società.

Inizia in penombra, Humanitas, con un tocco d’ironia dato da uno dei personaggi che appare all’improvviso in scena facendo spuntare la propria testa trasversalmente al margine del palcoscenico, mentre gli altri attori sono immobili, in un ideale fermo immagine, indossando vestiti medievali.

La rappresentazione è liberamente ispirata a Pittura su legno di Bergman, testo da cui fu tratta la celebre pellicola cinematografica Il Settimo Sigillo, soffermandosi in particolare sulla figura della famiglia dei saltimbanchi.
Humanitas è una pièce breve, ma intensa. Risulta evidente il rapporto conflittuale dei personaggi con la figura di Dio; tutti i protagonisti hanno in qualche modo a che fare con essa, uniti dall’amore reciproco e da un sincero rispetto, ma anche dalla sottovalutazione della tragedia che li attende. Il gruppo risulta essere ben coeso e affiatato. La pièce, in virtù della sua particolare natura, possiede un antefatto dato dalla consapevolezza del pericolo determinato dal dilagare della peste che colpisce indistintamente e senza preavviso, oltre che di un certo numero di piani interpretativi forniti dall’eterogeneità degli attori, ognuno dei quali, complice la precisa regia, riesce a sviluppare la propria personalità.
La scelta di Francesca Figini e Davide Filippi di dare spazio più all’emotività che alle azioni dei protagonisti paga in termini di apprezzamento da parte del pubblico e, nel groviglio di eventi che si susseguono in rapida sequenza attorno alla panchina su cui è seduto Pietro Orlandi che suona il violoncello dal vivo, emergono sentimenti di leggerezza, contrapposti a gesti di disperazione.

Leggere un libro, far girare velocemente le ruote di un’auto giocattolo, tentare di accendere una sigaretta, stirare, gridare per un gol segnato, sono atti che si mescolano al sentimento (proprio) che ognuno ha di Dio: «a volte Dio…» non ascolta, ci mette alla prova, sono io, c’è, tira di destro, è juventino, è misericordioso, mi dimentica, mi abbandona, ha dei disegni misteriosi.

Sommessamente i personaggi tornano a ricomporre l’immagine iniziale, ma stavolta qualcosa è cambiato. Un fascio di luce colpisce e poi lascia tutti al buio. Così, uno spezzone della canzone A modo mio di Patty Pravo viene interrotto bruscamente per mancanza di corrente al microfono. La vera liberazione è destinata ad arrivare con il superamento delle proprie insicurezze e con l’accettazione di se e delle proprie capacità. Un’intenzione che il progetto Humanitas riesce meravigliosamente a veicolare.

Lo spettacolo è andato in scena:
Spazio Zut! ex cinema Vittoria

Corso Cavour – Foligno
sabato 27 maggio, ore 21.30

Humanitas
cura del progetto e regia Francesca Figini e Davide Filippi
con Luca Bartoli, Alessio Boni, Sara Camellini, Giulio Ferrari, Gilberto Gibellini, Francesca Nardulli, Pietro Orlandi, Maria Chiara Papazzoni, Gioconda Pieracci, Francesca Tè
musica dal vivo Pietro Orlandi
all’interno del Progetto l’Albatro
realizzato dal Teatro dei Venti
con il sostegno del DSM-DP dell’Ausl di Modena.