Al Teatro della Cooperativa, un esilarante Diego Parassole parla del consumismo seguendo le orme di Beppe Grillo.

Uno spettacolo che in tv non andrà mai. Ne è consapevole Diego Parassole, straordinario interprete del monologo, che si rivolge, quindi, alla platea e ai giornali per far circolare il passaparola.

Si tratta di un classico spettacolo “scomodo” che denuncia quei meccanismi perversi che stanno alla base della nostra società, ben illustrata attraverso una scenografia composta da alcuni cartelloni appesi o appoggiati a terra: un frigorifero, una carta di credito, il clown del McDonald, un lavoratore in mutande e valigetta, un televisore a schermo piatto…

Luigi Bolognini de La Repubblica parla di un Parassole che “grilleggia”. E, in effetti, la comicità sfoderata dal cabarettista proveniente dallo Zelig è molto vicina a quella che ha reso celebre Beppe Grillo: una comicità divertente, straripante, addirittura esplosiva, sempre pungente e critica verso le assurdità e le ingiustizie del mondo contemporaneo.

«Ci prendono per il culo» dice Parassole – e sembra di sentire il comico genovese. La differenza è che se la politica è l’elemento centrale dell’umorismo di Grillo, ne I consumisti mangiano i bambini l’argomento è soltanto sfiorato. I temi affrontati sono, piuttosto: la persuasione occulta, le tecniche pubblicitarie, il modo in cui agisce il nostro cervello, gli stili di vita inadatti al nostro corpo, la pessima nutrizione, l’obesità, gli inganni e le strategie commerciali, gli elettrodomestici progettati per rompersi dopo un determinato periodo – tanto è vero che Parassole si presenta in scena con la barba («mi si è rotto il rasoio»), coi capelli da galleria del vento («mi si è rotto il fon»), la camicia sciupata («mi si è rotto il ferro da stiro») e con un’illuminazione teatrale mal funzionante («ieri sera abbiamo avuto problemi con le luci»).

L’argomento principale del monologo è, quindi, la denuncia al consumismo sfrenato che ci spinge a comprare – esilarante la spiegazione di cosa succede nel nostro cervello – di tutto: cibo, scarpe, televisori ultrapiatti, eccetera. La scelta del titolo non è certo un caso e il comico rivela: «Ci hanno fatti diventare comunisti senza saperlo» – mentre sul palco si illumina il cartone con la statua di Lenin e risuona un canto sovietico – «Compriamo tutti nello stesso modo, mangiamo uguali, vestiamo uguali, pensiamo uguali». E, si sa, o almeno si dice: “i comunisti mangiano i bambini”. Ma se è vero che il consumismo ci ha fatto diventare comunisti, allora i consumisti mangiano i bambini. Nel senso che li annullano sottraendogli – divorandogli – il futuro.

«Pensa al tuo futuro, non a quello della Terra»: Parassole fa dire a un padre che si rivolge al figlio. E in questa frase sta, probabilmente, il motivo fondamentale del declino della società contemporanea: un estremo egoismo e una inesistente coscienza collettiva.

Si ride su tutto e di tutto: dei conflitti mentali, dei panini del McDonald, della via Lattea buonissima da sniffare in una famosa discoteca, degli acquisti interplanetari di Marchionne e degli americani obesi che non riusciranno mai a entrare nelle Cinquecento Fiat. Si ride di gusto e tantissimo. Ma la comicità è lo strumento che sfrutta Parassole per indurre a fermarsi un attimo per riflettere e capire cosa diavolo stiamo facendo della nostra vita e dove questo comportamento ci porterà. Quell’uomo primitivo con la clava a sinistra del palco – uno dei cartelli della scenografia – è lì a ricordarci, allora, da dove veniamo. La sua era sicuramente una vita più difficile, ma sana e naturale.

Straordinario.

Lo spettacolo continua:
Teatro della Cooperativa

via Hermada 8, Milano
fino a domenica 20 febbraio
orari: da martedì a sabato ore 20.45 – domenica ore 16.00
Produzione Teatro della Cooperativa

I consumisti mangiano i bambini
di Riccardo Piferi e Diego Parassole
regia Marco Rampoldi
con Diego Parassole