Latini sveste Pirandello

teatro-era-pontedera2[1]Teatro Era di Pontedera, venerdì 20 marzo: si sentono arrivare I giganti della montagna. Li precedono un frastuono, un lampo, un momento di oblio.

In origine è un dramma incompiuto, nato sulle ceneri della precedente novella Lo storno e l’Angelo Centuno. L’autore è il nostro orgoglio, il gigante della penisola italiana, il premio Nobel per la letteratura Luigi Pirandello. Noi cosa dovremmo fare? Parlare di Pirandello o di Latini? D’altronde poco importa, perché sembra che il testo e la rappresentazione teatrale abbiano lo stesso gruppo sanguigno, seppur appartenendo a due corpi differenti. Sono compatibili, quindi.

Spettacolo vorticoso, questo di Latini, dove l’attore, solo in scena, quasi si annulla per diventare parte della scenografia, al pari del lampadario che sovrasta il palco e pare avere vita propria, o delle spighe di grano che marchiano di bellezza lo spazio. I giganti della montagna diventa visione, sogno, incubo, atomo infinito. Si percepisce come il suo creatore – Roberto Latini – sia animato da un amore folle per le parole del testo, da lui vivisezionate e analizzate nella loro intimità fisiologica. La trama non esiste quasi più, l’attore la sovverte e tende a scavalcare i significati a favore dei suoni, che acquistano, comunque, un senso e un sentire profondo, viscerale. Se il tempo a teatro scompare, qui si dilata e perde le sue coordinate spaziali senza pietà, diventando materia viva nelle parole implorate sulla scena.

La pura rappresentazione e il verismo sono ormai un pallido ricordo. Il regista, nonché protagonista, rende astratto lo spazio, come una sequela di associazioni mentali che inseguono la scia di una lucciola – una traccia sfuggente e imprevedibile, a tratti luminosa, altri buia. Niente può assomigliare a questo spettacolo, niente può aver solo sfiorato un’idea simile, e assistervi è come assistere a un rituale laico, senza storia. Il testo originario – amplificato con mezzi che vanno dalla musica techno alla classica, da immagini proiettate sul palco al disegno luci – si trasforma in una potente “arma pacifica” (per citare una delle tante espressioni estrapolate dallo spettacolo).

Tornando a Pirandello, egli ha plasmato nella sua opera, insieme a una miriade di altri personaggi, i giganti: figure mitologiche moderne, che nella storia non compaiono mai, ma le cui presenze sono avvertite dai protagonisti. Consapevole del disintegrarsi dei miti nell’era industriale, Pirandello immaginava come i giganti della montagna, senza mai essere visti, dessero risposte, parlassero, si sentissero arrivare. Roberto Latini riesce a evocare un’atmosfera sacra, mitologica e allo stesso tempo infernale, che sembra una reincarnazione dello spirito pirandelliano. In questo senso, la sua interpretazione ardita di un classico – che non è mai statico e univoco, ma in divenire – acquista significato e valore. Nonostante le sue movenze a tratti risultino forzate, Latini compie un commovente salto nel vuoto e vuole, a tutti i costi, stupirsi, non riconoscersi, triplicarsi e allontanarsi da se stesso. Questo processo, intuibile sulla pelle di uno spettatore aperto alla sua opera, è lampante, come la parola “lampo” ricorre ossessivamente durante lo spettacolo.

Il monologo che precede la fine del primo atto è un’irripetibile scintilla di sensazioni contrastanti, un momento in cui il presente si annulla e ci si lascia trasportare, come posseduti, da una valanga di parole – magnifiche e terribili. Il teatro diventa così uno specchio magico della nostra vita, dove scorrono le immagini più radiose e tristi che abbiamo mai provato, i ricordi intimi più spaventosi e sublimi, sotto un cielo che cambia continuamente forma e colore. Roberto Latini, nel suo essere un artista visionario, regala con I giganti della montagna un istante catartico.

Lo spettacolo è andato in scena:
Fondazione Pontedera Teatro

Parco Jerzy Grotowski
via Indipendenza
Pontedera (Pisa)
Sabato 20 marzo, ore 21.00

Produzione Fortebraccio Teatro, in collaborazione con Armunia Festival Costa degli Etruschi, Festival Orizzonti, Fondazione Orizzonti d’Arte, Emilia Romagna Teatro Fondazione, presenta:

I giganti della montagna
di Luigi Pirandello
adattamento e regia Roberto Latini
con Roberto Latini
musiche e suoni Gianluca Misiti
luci, direzione tecnica Max Mugnai
video Barbara Weigel
collaborazione tecnica Marco Mencacci
realizzazione elementi di scena Silvano Santinelli