Decostruzione di un romanzo

Andrée Ruth Shammah ripropone la rilettura testoriana del capolavoro di Alessandro Manzoni al Teatro Parenti con Luca Lazzareschi e Laura Marinoni.

Giovanni Testori, com’è noto, appartiene al DNA del Teatro Parenti. Non solo perché è stato uno dei soci fondatori del Salone Pier Lombardo, ma soprattutto perché i suoi primi capolavori teatrali hanno avuto il battesimo proprio sulle assi di questo palcoscenico prima di iniziare un autonomo percorso.

I Promessi sposi alla prova hanno debuttato nel 1984 in una celebrata edizione interpretata da Franco Parenti e Lucilla Morlacchi e sono stati ripresi nel 1994 con Gianrico Tedeschi e Marianella Laszlo. Se Andrée Ruth Shammah lo ripropone per una terza volta, affidando il ruolo del maestro a Luca Lazzareschi e quello di Gertrude a Laura Marinoni, una ragione deve esserci, oltre al comprensibile affettuoso attaccamento a un testo amato. Nelle note la regista ci parla della necessità di “riscoprire i fondamenti del teatro”, che è per lei “serietà e rispetto delle tradizioni”. Ecco, questo spettacolo si presenta come un atto d’amore a quel teatro di parola che oggi sembra tramontare. Non da escludere inoltre che l’emergenza culturale che la nostra società oggi sta attraversando abbia ulteriormente spinto Shammah a riprendere in mano il vecchio copione, come d’altra parte lei stessa conferma: “Questo è un tempo di inquietudini, di perdita di confini e valori che chiede di tornare indietro per fare il punto… ”

Giovanni Testori immagina che un maestro (regista e magister insieme) metta alla prova il romanzo di Alessandro Manzoni. La strategia sembra ricordare il teatro nel teatro pirandelliano, in realtà si tratta di una decostruzione simile a quella operata da Giorgio Manganelli nel suo Pinocchio: un libro parallelo del 1977. Il testo dei Promessi sposi è talvolta riprodotto alla lettera, più spesso riscritto da Testori per offrire il destro a impreviste digressioni in cui la materia romanzesca viene commentata, calata ora nella sua realtà storica lombarda ora nella più viva contemporaneità, rinascendo con forza magmatica. La fede di Testori è soprattutto fede nella parola, in quel Logos che s’invera nel momento stesso in cui è pronunciato e questo miracolosamente accade soprattutto sulle tavole di un palcoscenico davanti a un pubblico, dove si fa evento. Significativo l’episodio di Gertrude: l’attrice che la interpreta (qui, straordinaria come sempre, Laura Marinoni, che vive fisicamente ogni singola parola) non partecipa alla prima parte dello spettacolo. Forse è in ritardo come la prima donna dei Sei personaggi, forse ha ricevuto dal regista, che è scopertamente il suo amante, l’autorizzazione a presentarsi in un secondo momento. Ma il maestro ci ha già fatto sapere che il personaggio di Gertrude è il “buco nero” del romanzo, la sua passione e il suo dolore generano un campo di attrazione e distruzione in cui il cattolicesimo provvidenziale dell’autore è davvero “messo alla prova”. E il suo ingresso avviene dalla botola, dalle profondità stesse del palco, da quel luogo dell’’oscurità che la cultura barocca apre alla luce della vita. Ritornerà ancora Laura Marinoni nell’ultimo atto, ma per dire il dolore della madre di Cecilia, qui accostato con folgorante intuizione alla tragedia di chi ha amato e ucciso. Mysterium tremendum.

Per la ripresa Shammah si avvale sempre della scenografia del fedele Gianmaurizio Fercioni con qualche piccolo aggiustamento: l’apertura in fondo non è più una saracinesca, ma un ampio portale ad ante scorrenti, per il resto è lo stesso spazio multifunzionale, mosso, chiaramente illuminato, incompiuto per scelta, che i bozzetti e le foto d’epoca tramandano. Tutti gli effetti sono volutamente artigianali, perché quello che conta è solo l’attore. Così la scelta cade su Luca Lazzareschi, che nel trucco ricorda proprio Franco Parenti e sicuramente è uno dei pochi a saper reggere oggi una parte così lunga e massacrante: il maestro non è solo il regista, ma si cala nei personaggi di Don Abbondio, di Fra Cristoforo e dell’Innominato (in cui raggiunge i risultati più intensi) e sulla Marinoni di cui si è detto. Nella parte di Renzo e Lucia, Andrée Ruth Shammah ricorre a due giovani attori: Filippo Lai e Nina Pons, che possono forse sembrare immaturi, ma la loro naturale freschezza non solo dà verità al rapporto pedagogico (il Maestro, lo ripetiamo, insegna loro a recitare), ma conquista in alcuni passaggi la commozione del pubblico. Carlina Torta è una perfetta Agnese e Laura Pasetti una bizzarra e simpatica Perpetua.

Lo spettacolo continua
Teatro Franco Parenti
Via Pier Lombardo, 14 Milano
fino al 7 aprile

I Promessi Sposi alla prova
di Giovanni Testori
adattamento e regia Andrée Ruth Shammah
con Luca Lazzareschi, Laura Marinoni e con Filippo Lai, Laura Pasetti, Nina Pons, Sebastiano Spada e la partecipazione di Carlina Torta
scena Gianmaurizio Fercioni
costumi Andrée Ruth Shammah
luci Camilla Piccioni
musiche Michele Tadini e Paolo Ciarchi
aiuto regista Benedetta Frigerio
costumi scelti dal materiale di sartoria del Teatro curata da Simona Dondoni
scene costruite presso il laboratorio del Teatro Franco Parenti
foto di scena Noemi Ardesi
produzione Teatro Franco Parenti/Fondazione Teatro della Toscana
con il sostegno dell’Associazione Giovanni Testori