Culto del volo

Al Teatro Leonardo si consuma la tragedia di Icaro, del suo volo ardito e della sua caduta. Una vibrante riscrittura postmoderna dello scontro generazionale.

La prima immagine data in pasto al pubblico è quella di un Dedalo vinto dalla tenerezza per il figlio caduto, mentre lo porta in braccio e lo piange, lo accarezza, struggendo nel ricordo delle parole che lo avrebbero dovuto ammonire, di non volare troppo in alto né troppo in basso, ma di seguire la via di mezzo.

Una musica malinconica ci restituisce tutto il rimpianto di un’iniziazione mancata.

Tuttavia, Dedalo è un Giano bifronte che mostra qui solo il suo volto piangente.

Icaro e Dedalo s.r.l. Una famiglia sì, composta da individui a responsabilità limitata, ognuno prigioniero del suo ruolo. Una serie di quadri scenici ricompongono la vita di Icaro. Dalla nascita già all’insegna di una prepotente vitalità, alle quotidiane tenerezze con la madre, al rapporto da sempre conflittuale con un padre che è in realtà un dispotico “capobranco”.

Dedalo è l’ingegnoso architetto di cui Icaro è il maldestro contraltare.

Ma Dedalo è soprattutto, irrimediabilmente, il padre che ha fallito. Icaro muore bambino nella sua tensione mutilata alla libertà, nello spasmo di desiderio di trovare se stesso. Icaro è il figlio mediocre, spettro di ciò che ogni figlio teme di essere agli occhi del proprio padre.

L’Icaro di Facchetti volutamente rimanda a Pinocchio, dove la creatura-progetto desidera più di ogni altra cosa la vita, emancipandosi dal sogno del padre che lo vorrebbe un prodigio della sua stessa arte.

Si consuma tra le mura domestiche l’eterno conflitto tra generazioni, in cui la complessità dei sentimenti, aspirazioni e paure non permettono a nessuno di vivere il proprio ruolo se non nelle ottuse aspettative dell’altro.

E la casa diventa essa stessa il labirinto. Una prigione invisibile, travestita da focolare domestico, tanto calda quanto opprimente. Mentre la voragine che separa padre e figlio diventa sempre più insostenibile e lo scontro fisico non basta più a contenere la tensione, in Icaro cresce il coraggio, l’arditezza e il desiderio: vuole un’impresa che lo renda uomo.

Quando ognuno sembra aver scongelato il proprio ruolo, quando cioè il padre è pronto a liberare il figlio con il quale si riconcilia e Icaro prende il coraggio a quattro mani per affrontare il mondo, il destino è già segnato nel mito.

Di grande suggestione le scelte musicali, che spesso per contrasto segnano il progressivo straniamento delle azioni dai desideri sottesi, delle parole impastate che esprimono desideri destinati a restare inascoltati. Come il valzer in cui si alternano scene di ordinaria violenza domestica e dove l’amore non è che un cammeo scorto tra una colluttazione e l’altra.

Efficace l’atmosfera della casa–labirinto, con la sua luce calda, i suoi specchi deformanti, le sue rifrazioni infinite e disorientanti, le sue cornici vuote. Di alto impatto l’utilizzo di elementi primari come l’acqua e la terra, che rendono percepibili e materiche le pulsioni di violenza o amore viscerale, di sfida e di tenerezza. Sullo sfondo si specchia il labirinto disegnato da Dedalo sul palcoscenico. Ogni azione segna confini fisici, regole e divieti sempre più angusti e insopportabili per l’ansia crescente del figlio nella sua ricerca di sé.

A scandire l’azione drammatica e a incarnare la potenza del mito, il fervore dei corpi. Uno studio fisico e gestuale i cui risultati si misurano sulla pelle dello spettatore.

Una prova di forza notevole da parte degli attori Pietro De Pascalis, Jacopo Fracasso e Annalisa Salis che soddisfano ogni aspettativa.

Lo spettacolo continua:
Teatro Leonardo

via Ampère 1 – Milano
fino a domenica 28 ottobre
dal martedì al sabato 20:45, domenica ore 16:00

Icaro e Dedalo s.r.l.
scritto da Gianfelice Facchetti
con Pietro De Pascalis, Jacopo Fracasso, Annalisa Salis
scene e costumi Vittoria Papaleo
produzione Compagnia Facchetti De Pascalis | CRT Centro di Ricerca per il Teatro
regia di Gianfelice Facchetti