La poesia del clown e il senso di un corpo che cade

Il primo weekend dell’edizione 2015 del festival torinese si chiude facendo tappa presso il castello di Racconigi, che accoglie spettacoli produttivamente oscillanti tra acrobazia, drammaturgia, musica e non solo.

Secondo lo spirito che anima il festival Teatro a Corte da sempre, anche il 19 luglio la location diventa un valore aggiunto per gli spettacoli in programma; anzi, bisognerebbe specificare, ancora una volta, come le splendide residenze sabaude siano, più valore aggiunto, la cornice che amplifica la stessa qualità estetica delle performance. In questa occasione, facciamo riferimento alla regale di Racconigi, costruita tra il Medioevo e l’Ottocento, edifico, frequentato dai Savoia durante il periodo estivo, completato da una splendida serra e una tenuta che oggi accoglie la Casa delle Cicogne.

Ed è questo l’ambiente prescelto dallo staff per allestire gli spettacoli della domenica del primo fine settimana dell’edizione 2015.

All’aperto, in mezzo a un prato, si impone alla vista un blocco composto da panni grigi e bianchi con una sorta di cupola sulla sommità; una scritta poco lontana specifica che si tratta di un iceberg e la cosa diventa chiara quando dall’igloo emergono due personaggi. Si tratta dei protagonisti di Iceberg, due selvaggi isolati dal resto del mondo e dalla civiltà, goffi nei movimenti, ma al contempo immensamente poetici nel loro mutismo e nella loro spontaneità. Che siano gli ultimi sopravvissuti di una futura glaciazione o i primi uomini, i due – apparentemente così lontani da noi – fanno riferimento ai nostri sentimenti, alle nostre modalità di relazione interpersonale, alle nostre debolezze, adottando come accesso privilegiato l’umorismo e il divertimento. Quasi fossero due personaggi beckettiani, come gli Hamm e Clov di Finale di Partita, la coppia di Iceberg si pone sul confine labile e sempre necessariamente ridefinibile tra performance clownesca e teatro dell’assurdo; è evidente, infatti, come l’opera e l’interpretazione di Leandre Ribera, esperto nella realizzazione di personaggi sui generis, adotti la fantasia e la mimica per costruire una trama drammaturgica carica di significati morali e poetici. Questi ultimi, d’altronde, ulteriormente confermati dalle straordinarie musiche di Juanjo Grande e Alexander Kukelka che insistono sulla caratteristica dimensione malinconica e lirica e che ogni bravo clown riesce a trasmettere quando trasfigura empaticamente la comicità.

La seconda performance della giornata si svolge, invece, in un interno, probabilmente una stalla della scuderia, dove la coppia di artisti – Jérome Hoffmann e Sébastien Le Guen, ovvero il collettivo Lonely Circus – presenta la propria opera, dal titolo indicativo Fall, Fell, Fallen #S, dedicata all’azione corporea e alle sue interazioni col suono, con la musica e con i materiali. Il funambolo Le Guen mette in scena il proprio corpo alle prese con innumerevoli cadute ed è il soggetto stesso che costruisce i supporti dai quali è condannato a cadere, sfidando continuamente la forza di gravità dominata nel corso dello spettacolo. Proprio il costume dell’attore, vestito in abito elegante, sembra fare riferimento alla condizione dell’individuo borghese nel mondo contemporaneo, continuamente abbattuto e colpito da elementi che lui stesso ha contribuito a creare, mentre risulta di grande impatto e suggestione l’accompagnamento sonoro di musica concreta che Hoffmann definisce a partire dai legni, dai metalli e dai nastri adottati per i numeri acrobatici. La performance diventa così, da un lato, un’ovazione alla caduta, intesa come momento rivelatore nel quale il corpo prende coscienza dei suoi limiti, e, dall’altro, continuo  tentativo di riscatto da quegli stessi limiti attraverso la propria fisicità  come mezzo da opporre alla rigidità del mondo esterno.

Gli spettacoli sono andati in scena:
Teatro a Corte 2015
19 luglio – Castello di Racconigi

ore 18.00
Iceberg
di e con Leandro Ribera e Mireia Miracle
musiche Juanjo Grande e Alexander Kukelka

ore 19.00
Fall, Fell, Fallen #S
di e con Jérome Hoffmann e Sébastien Le Guen
regia Vivien Sabot