Viaggio al centro del Risorgimento

I tumulti dell’Unità d’Italia visti dal finestrino del treno: un’idea originale che va in scena al Teatro Puccini di Firenze.

Il fischio di una locomotiva e il vapore che invade la sala infrangono la barriera fra attori e pubblico, fra recitazione e realtà, così lo spettatore è catapultato al centro della scena e coinvolto in un copione che gli appartiene: la storia della Patria.

Il vagone di un treno ospita tre personaggi che rappresentano le tre forze che cooperarono, non sempre in accordo, alla costituzione dell’Italia: il giovane mazziniano, ardente di idee e vigore, stroncato appena scende dal treno – simbolo di quella gioventù che fu strumentalizzata e usata come vittima sacrificale per le esigenze della Storia – poi l’alto borghese reazionario, anziano di età e di idee ma che si dimostrerà ben più lungimirante del giovane, infine l’ispettore delle ferrovie, ligio al dovere e osservatore super partes dei rivolgimenti che succedono fuori dal suo treno. Il ragazzo agisce e non ha il tempo di pensare, l’ispettore delle ferrovie è il rappresentante di quell’Italia borghese piccola piccola, sobria nella manifestazione dei suoi pensieri ma orgogliosa e coriacea, intrisa di un sano senso del dovere e della lealtà; l’ispettore è però già deluso in partenza e, di fronte all’Italia che si unisce, pardon, che viene unita, non può che dire un perplesso: «Bah!».

Molto lucide le considerazioni affidate alla voce dell’ispettore sulla reale posizione del Sud: finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di affermare che: «Il regno borbonico era uno Stato organizzato e complesso», non una chiassosa accozzaglia di contadini. Il Regno delle due Sicilie, proprio a proposito di treni, fu il primo Stato della futura Italia a mettere in funzione una strada ferrata, la linea Portici-Napoli, inaugurata nel 1839. Mentre la locomotiva già sbuffava nella stazione di Napoli, Gregorio XVI sosteneva ancora che il treno fosse un’invenzione “diabolica” e il Piemonte solo nel 1854 inaugurava la sua prima linea ferroviaria.

Molto dopo il Regno di Napoli arrivarono tutti gli altri che, in seguito, avrebbero guardato al Sud come la zavorra arretrata della neonata Italia. E il Sud zitto, sin dall’inizio, accomodante, forse un po’ indolente, abituato alle umiliazioni, stanco di una storia ben più lunga, subisce i “terrone” e quella che fu una vera e propria invasione da parte dei piemontesi, ma che veniva chiamata, nel loro dialetto incomprensibile, Unità d’Italia. Infine, il signore alto borghese guarda e valuta di sottecchi, esponente di quell’Italietta che esisteva già prima dell’Italia stessa, sempre attenta calcolatrice delle convenienze, alleata di chi vince, spregiudicata nei voltafaccia. Questo personaggio, ostile all’unificazione prima, sfruttatore dei benefici da essa derivati poi, è sicuramente il personaggio più riuscito.

Il massimo dei voti alla perspicacia storica che ha messo in luce alcuni punti chiave del Risorgimento, spesso non compresi in maniera adeguata: il ruolo del Sud e l’importanza fondamentale della partecipazione alla guerra di Crimea, che ha posto all’attenzione internazionale la questione italiana.

Ottima la costruzione dei personaggi molto umanizzati, in modo particolare Cavour deluso da Mazzini, da Garibaldi e dalla Chiesa, figure poi osannate o comunque apprezzate dalla storiografia successiva.

Valido l’escamotage degli strilloni che sbraitando le notizie dei giornali aiutano il pubblico a seguire (e a ricordarsi) gli avvenimenti di quei giorni movimentati.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Puccini
via delle Cascine 41- Firenze
mercoledì 30 e giovedì 31 marzo
orari: da lunedì a venerdì 15.30-19.00, sabato 10.00-13.00 e 15.30-19.00

Teatrodalmaviva presenta
Ideali, tumulti e locomotive. Il Risorgimento dai finestrini dei treni
testo e regia Duccio Barlucchi
con Amerigo Fontani, Fulvio Ferrati, Alberto di Matteo, Giampiero Mirra, Massimo Barbagli, Eleonora Cappelletti, Vittoria Sammuri, Eleonora Da Boit, Simone Margheri, Marcello Sbigoli e Duccio Barlucchi
luci Umberto Foddis
musiche Lorenzo Castagnoli
costumi Sartoria teatrale Monaco
(durata 1 ora e 30 minuti circa)