Marxisti di tutto il mondo postmoderno, a teatro

Il Teatro Argentina propone un progetto che vede coinvolti giovani attori e talenti, con l’intenzione di affrontare in maniera affascinante e originale uno dei classici della cultura moderna.

Come tornare oggi a ripensare e riaffrontare uno dei testi essenziali della cultura, della politica e dell’economia del mondo moderno, in un’epoca ormai lontana dai caratteri tipici del XIX secolo e che si è lasciata alle spalle anche il Secolo breve? Come poter elaborare l’attualità del Capitale di Marx in quella stagione chiamata dai più “postmoderno”, ma soprattutto cosa può ancora narrarci questo monumento della teoria economica e filosofica oggi?

Sono solo alcune delle domande che Marco Lucchesi si è posto nella realizzazione di Il capitale di Karl Marx, progetto ampio e articolato che ha coinvolto gli allievi della Scuola di Teatro e Perfezionamento professionale del Teatro di Roma e i cantanti del Conservatorio Santa Cecilia di Roma. Due ordini di problemi si rendono evidenti a partire dal riuscito spettacolo di Lucchesi: da un lato, il quesito espressivo-estetico relativo alla possibilità di costruire uno spettacolo teatrale da un testo profondamente tecnico e scientifico come il Capitale; dall’altro, il problema dell’attualità o meno del testo rispetto alle problematiche dell’oggi, problema essenziale proprio perché i personaggi che si susseguono nelle ventiquattro scene dello spettacolo sono giovani studenti nati e cresciuti in un mondo abissalmente distante da quello dell’opera di Marx. E tuttavia, lo spettacolo riesce proprio a evidenziare come Marx continui a parlare ancora oggi, e per fare questo Lucchesi rinuncia a una scrittura classica e a uno sviluppo narrativo: l’ora e mezza di spettacolo si costituisce di sketch e quadri sciolti da legami, che come in un vortice decostruiscono e ricostruiscono il capolavoro di Marx ristabilendone il senso, mettendolo in evidenza, facendone fuoriuscire la carica sovversiva che forse è l’estremo e perennemente attuale nucleo di verità di quel testo.

Grazie anche all’accompagnamento di due pianoforti, tra musiche di Luis Bacalov e Bob Dylan, e soprattutto una regia e una scenografia perfette e ben coordinate che richiamano il clima degli anni ’60 (le aule universitarie occupate dai collettivi, le fabbriche in sciopero) i dialoghi e i monologhi ispirati oltre a Marx a Badiou e Aristotele, magistralmente interpretati dai giovani attori, connettono l’empatia rivoluzionaria alla lucidità delle tesi marxiane: il risultato è uno sguardo dinamico che mette in relazione sguardo malinconico e volontà di reagire al presente, proprio come il Vangelo apocrifo cui fa riferimento il sottotitolo. Un presente che, come mette in scena la cascata di scarpe dorate che precipita dal soffitto, resta segnato dalla produzione irrazionale di merci e dal consumismo massivo: il pregio dello spettacolo è perciò quello di innestare schizofrenici e lampanti riferimenti all’attualità, dimostrando come i temi essenziali del Capitale non si siano affatto estinti.

Lo spettacolo continua:
Teatro Argentina
Largo di Torre Argentina, 52 Roma
dal 14 al 16 giugno, ore 21.00

Il capitale di Karl Marx (quasi un Vangelo apocrifo in ventiquattro scene)
progetto drammaturgico, scena e regia Marco Lucchesi
contributi filosofici Karl Marx, Alain Badiou, Aristotele
fioriture narrative Anna Mallamaci (Che fine hanno fatto i ricchi), Alessandro Minati (Morto due volte), Sylvia Milton (Io, un’idea)
con le attrici e gli attori della Scuola di Teatro e Perfezionamento professionale del Teatro di Roma (Dario Battaglia, Luisa Casasanta, Angela Ciaburri, Edoardo Coen, Martina Massaro, Sylvia Milton, Alessandro Minati, Martina Querin, Fabio Vasco, Giuliana Vigogna, Gabriele Zecchiaroli)
con i cantanti del Conservatorio Santa Cecilia di Roma (soprani Stella Alonzi, Moe Iwasaki, Won Wooyeon, Huang Xirong, Tiffany Delguste – mezzosoprani Federica Tuccillo, Kim Yoonseo – tenori Lee Taehyum, Hao De Zheng, Oh Gyeong Taeg – baritoni Giacomo Balla, Lorenzo Catalano, Niu Tian)
preparazione musicale e vocale M° Emanuela Salucci – al pianoforte Domenico Poccia, pianista assistente Oh Chae Young – direzione Coro Greco Marta Zanazzi
Produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale
in collaborazione con il Conservatorio Santa Cecilia di Roma e l’Istituto dell’Enciclopedia Treccani