Quello che non c’è (ancora)

triennale-milanoAlla Triennale di Milano, fino all’8 giuno, va in scena uno spettacolo visionario che unisce storia e sogno. La vita fuori dagli schemi di un uomo che sfreccia tra lucidità e pazzia, tra lambrette, rose e matematica.

Il CRT e la Triennale di Milano confermano con Il colore è una variabile dell’infinito un interesse verso l’arte intesa come commistione di generi, pluralità di voci che si fondono e si abbracciano. Non unità monolitiche da scindere e separare, ma confini da far sfumare, tra teatro, musica e cinema, in un vortice di creatività. Che poi è proprio quello che questo spettacolo racconta.

Roberta Torre, regista di cinema e teatro, porta in scena la storia di suo nonno, l’ingegnere Pier Luigi Torre, pensatore eclettico e progettista all’avanguardia. Tra gli autori della trasvolata aerea Roma – New York del 1933 e ideatore della rivoluzionaria e italianissima Lambretta, Pier Luigi Torre è l’emblema della ricerca e della creazione artistica. Ma è anche l’immagine di un uomo solo e inquieto, chiuso in un mondo fatto di numeri, assiomi e teoremi che lo separano e, forse, lo proteggono dalle bombe della guerra e dalla finitudine dell’esistenza.

Tra realtà e allucinazione, concretezza e immaginazione, il genio dell’ingegner Torre non poteva essere indossato da altri panni che da quelli dell’eclettico e intramontabile Paolo Rossi. Come lui stesso sottolinea ironicamente all’inizio dello spettacolo – entrando e uscendo dal ruolo, sempre in bilico tra persona, personaggio e attore – ci sono molti punti di contatto tra lui e l’ingegnere. Forse non quelli che vengono citati in modo autoironico da Paolo Rossi – medesimi interessi scientifici – quanto piuttosto la visionarietà, quel riuscire a vedere qualcosa laddove il resto del mondo non vede niente. E allora ecco che una rosa blu può esistere, perché il colore è una variabile dell’infinito, una possibilità da partorire, da plasmare, da accudire. E la matematica è il gioco che crea questa possibilità di visibilità dell’invisibile, questa combinazione di universi potenziali.

Paolo Rossi – che pare in questo spettacolo aver ritrovato tutto quel suo smalto e quella verve che ultimamente sembrava avere un po’ smarrito – si arrampica sul letto d’ospedale che sta per gran parte del tempo al centro della scena, come a sottolineare la condizione borderline di Torre, sempre a un passo dalla pazzia. Nel frattempo mastica numeri e formule, tra parlato e cantato, scendendo dal trespolo quasi solo per accarezzare l’enorme reticolato di corde che scende a mo’ di sipario e a rappresentare la sua geniale ragnatela, intessuta di matematica e creatività.
Nel frattempo sul fondo della scena scorrono video d’epoca, alternati a divertenti immagini in stile cartone animato di un Paolo Rossi tra le nuvole in sella alla Lambretta – di cui, insieme a quelli della sempiterna rivale, la Vespa, in sala sfrecciano i primi modelli originali. Tra onirismo visionario e precisione filologica per i dettagli storici, lo spettacolo procede per quadri pittorici, raccontando la storia di un uomo, senza per questo assumere mai un taglio rigorosamente biografico.
Paolo Rossi, insieme ai suoi giovani e bravi aiutanti, porta magistralmente in scena il lavoro di assemblaggio poetico, drammaturgico e musicale di Roberta Torre e Renata Molinari, in uno spettacolo che, come il titolo stesso sottolinea, non è che una possibilità di evocazione di questa storia. Possibilità che si può declinare in molti altri modi, come dimostrano le varie forme che questa storia di Pier Luigi Torre ha assunto: da installazione alla Triennale Design Week e spettacolo teatrale a romanzo e prossimamente, film.

Un desiderio di utopia, di volo pindarico e liberatorio che arriva come una ventata di ossigeno a spazzare via, per un istante, ogni impossibilità. Uno sguardo visionario capace di vedere quello che non c’è, o meglio, «quello che non c’è ancora».

Lo spettacolo è in scena
Triennale di Milano
Viale Emilio Alemagna 6 – Milano
dal 13 maggio all’8 giugno 2014

Il colore è una variabile dell’infinito. Storia di lambrette, rose e matematica.
di Roberta Torre
con Paolo Rossi, Camilla Barbarito, Rocco Castrocielo, Aurora Falcone, Giuditta Jesu
testo di Renata M. Molinari e Roberta Torre
drammaturgia e testi delle canzoni Renata M. Molinari
impianto scenico Valentina Tescari
luci A.J. Weissbard
costumi Micol Notarianni
animazioni e videoediting Valeria Palermo
colonna sonora e canzoni Massimiliano Pace
programmazione multimediale Matteo Massocco
fotografia Luciano Romano
grafica Andrea Bianchi
produzione CRT Milano in collaborazione con Triennale Design Museum
inserito in Primavera di Milano Data scadenza: 30/04/2016