Stereotipi e libertà

Un’avventura alla conquista della felicità. Al Teatro San Girolamo di Lucca va in scena Il colore rosa.

Prima di iniziare vorrei premettere un ricordo personale: un pomeriggio d’autunno, una festa di compleanno, molti bambini, giochi, discussioni, litigi. A un bambino che piange disperato, il padre risoluto spiega che i maschi non devono piangere. Quale soddisfazione prova il bambino quando, con fatica, riesce a smettere; quando si accorge di riuscire a controllarsi.

È questo ciò che dovrebbe accadere?

Si impara a non fare esperienza dei propri sentimenti autentici, a nasconderli, a trasformare i propri desideri a mano a mano che si cresce; abituandosi a volere ciò che è stato deciso per noi, diventando dei maschi celesti e delle femmine rosa. Un maschio non piange, una femmina sì; un maschio fa a botte, una femmina no, non maneggia mai la spada.

Il colore rosa racconta la storia dell’uscire dallo stereotipo, del sentire autentico che esplode da dentro e, finalmente libero di trovare espressione, colora di sé tutto il resto. Un sentire che è tutto rosa, perché se questo colore è diventato simbolo della femminilità nella società odierna, è stato solo per una questione di marketing. Rosa come banalizzazione, categorizzazione, contrapposizione convenzionale e non naturale secondo la quale sono modellati i bambini – futuri adulti.

In scena si affrontano argomenti importanti e tabù: perché niente è più divertente di plasmare i bambini come pensiamo sia giusto, niente è più spassoso di vestirli come noi, tingere loro le unghie, pettinarne i capelli, e comprare delle borse per le bimbe. Mandarli a giocare a calcio e controllare che non abbiano comportamenti ambigui se sono maschi. Al contrario, è piuttosto pesante rendersi conto della violenza che infliggiamo loro ogni volta che decidiamo chi e che cosa devono essere. E questo facendo riferimento solo allo sviluppo dell’identità – senza entrare nel merito delle questioni di genere, del rispetto dell’omosessualità, delle scelte religiose o di studio e carriera.

Lo spettacolo si apre con una danza suggestiva di un mostro rosa shocking, che ruba tutto il colore rosa. Alla fine non resta che il bianco asettico, clinico stereotipo del principe, della principessa e del maschiaccio – al quale tutto ciò che è femminile “fa vomitare”.

Finché l’incontro con il mostro non risveglia il rosa nascosto dentro ognuno di loro, attraverso una serie di danze/lotte evocative. Quanto colore e quanta libertà si scatena, a questo punto: una libertà intima e profonda che non nasce dalla possibilità di scegliere chi comprare fra Anna o Elsa (tormentone del momento fra molte bambine) o fra i vari mostri visti in tv, ma è possibilità di piangere, sentire, divertirsi, fare esperienza di ciò che piace veramente.

Coreografie, visioni e quadri suggestivi si susseguono secondo un andamento non narrativo, composto da ritratti, lotte, scoperte – quale quella raccontata con lo scambio dei vestiti, in cui l’oggetto torna a essere parte di un gioco, da scambiare e provare a proprio piacimento, un qualcosa che va e viene e che serve per esplorare l’identità, non per incatenarla.

Per la replica pomeridiana dedicata alle scuole il teatro lucchese era gremito di bambini che hanno applaudito a lungo. E se il messaggio può non arrivare immediato, considerati gli aspetti formali e drammaturgici, i semi sono comunque gettati. Chissà che un giorno qualche piccolo spettatore se ne ricorderà, come per un’illuminazione improvvisa, quando si accorgerà che c’è qualcosa dentro di lui che non aderisce perfettamente a quanto stabilito dal di fuori. E, soprattutto, si ricorderà di avere ragione.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro San Girolamo

via San Girolamo – Lucca
venerdì 29 aprile ore 9.45 e ore 14.45 e sabato 30 aprile ore 16

Il colore rosa
ideazione, coreografia e regia Aline Nari
con Gabriele Capilli, Aline Nari e Griselda Ranieri
voce recitante Graziella Martinoli
drammaturgia Daniela Carucci
musiche 2Cellos, V. Corvino, A. Fontana, F. J. Haydn, A. Vivaldi e C. Wainer
elaborazioni sceniche Adriano Fontana
musiche originali Valentino Corvino
luci Michelangelo Campanale
costumi Aline Nari e Alessandra Podestà
Produzione A.L.D.E.S. in collaborazione con UBIdanza
con il sostegno di MIBACT – Ministero per i Beni e le Attività Culturali del Turismo/ Direzione Generale per lo spettacolo dal vivo, REGIONE TOSCANA/Sistema regionale dello Spettacolo
un ringraziamento a Davide Frangioni e Guendalina Di Marco