Al Teatro Oscar, due spettacoli brevi tra il giallo e il comico, basati su teorie matematiche.

Matematica con delitto sono due spettacoli in uno.

Il primo – Il dilemma del prigioniero – è un dramma psicologico che trae le fondamenta dalla cosiddetta Teoria dei Giochi, che studia le decisioni che due o più individui che interagiscono possono adottare andando a influire l’uno sull’altro. Gli atteggiamenti possibili sono uno conciliante e l’altro aggressivo e, a seconda di quale dei due si adotti, i risultati sono differenti.

È proprio su questi giochi che si basano la prima pièce e le relazioni tra i tre personaggi. Moglie e marito si ritrovano in montagna nel tentativo di lasciarsi alle spalle il dolore per la morte del figlio.
Ma strane telefonate, rumori sospetti e inaspettati ritrovamenti travolgeranno i protagonisti in un vortice di paure e di sospetti fino al delitto finale.
Ma lo spettacolo al quale si assiste è una sorta di flashback. Il presente, invece – rappresentato dagli interrogatori ai due indagati – è mostrato attraverso alcuni video proiettati su quattro pannelli frontali che compongono idealmente le quattro pareti della cella e della sala nella quale è avvenuto l’omicidio.

L’utilizzo dei pannelli rende la scenografia ricca e innovativa. I video e le rappresentazioni si alternano in maniera regolare ma se, inizialmente, tali salti sono interessanti – arricchiscono il mistero e tengono viva l’attenzione – col passare dei minuti si trasformano in uno schema ripetitivo e monotono. Una pecca che si riscontra è, infatti, la mancanza di un vero cambio di ritmo almeno fino al finale che, al contrario, si svolge troppo frettolosamente – tra lo stupore e il disorientamento degli spettatori.

Se le ultime battute avessero maggiore spazio e una reale funzione esplicativa permetterebbero la comprensione piena e, di conseguenza, un apprezzamento maggiore dell’intero spettacolo. Da segnalare l’ampio utilizzo dei suoni elettronici, capaci di rendere un’atmosfera cautamente inquietante. L’impressione generale è quella di un poliziesco realizzato con tecniche quasi cinematografiche e incentrato sulle personalità duplici e sui doppi giochi.

Il secondo spettacolo – I 7 ponti – è, al contrario, semplice, leggero, di genere comico. Il protagonista – tale Karl Kant, interpretato da un Riccardo Magherini a proprio agio in questo ruolo – è un paesano di Konisberg, una città a forma di pesce attraversata da due fiumi e sette ponti, sui quali si susseguono numerose rapine. Ai furti si aggiunge la morte di un vecchio conte e la successiva spartizione dell’eredità alquanto dubbia. Il complesso doppio caso sarà risolto proprio da Kant, sfruttando il suo ingegno e, soprattutto, l’intuito matematico. È proprio  la sua capacità di risolvere questo genere di quesiti – come il disegno di una casa senza alzare mai la matita dal foglio – che lo conduce alla soluzione degli enigmi. Il tutto con toni allegri, spensierati e divertenti. Le basi matematiche del secondo spettacolo sono i grafi, un insieme di nodi e archi, ampiamente studiati da Eulero nel ‘700.

Nel complesso Matematica con delitto se è vero che non entusiasma è altresì vero che non delude, diverte, fa sorridere e pensare, fa ragionare e stupisce. Soprattutto lancia due messaggi: con Il dilemma del prigioniero e sfruttando la Teoria dei Giochi mostra come gli uomini pensino a loro stessi prima che al bene comune e quanto siano egoisti e incapaci di collaborare. Con I 7 ponti è facile intuire come la matematica sia fondamentale per la vita di tutti i giorni, anche per le cose più banali.

Un suggerimento forse a rivalutare l’istruzione come elemento fondamentale nella vita di ciascuno.

Lo spettacolo continua:
Teatro Oscar

via Lattanzio 58 – Milano
Matematica con delitto: “Il dilemma del prigioniero” e “I 7 ponti”

fino a domenica 31 ottobre
di Riccardo Mini
regia Valentina Colorni
con Maria Eugenia D’Aquino, Riccardo Magherini, Vladimir Todisco Grande, Maro Pezza
spazio scenico di Riccardo Magherini
video e immagini di Ino Lucia
luci di Fulvio Michelazzi
musiche originali di Maurizio Pisati
costumi di Maria Eugenia D’Aquino
consulenza scientifica Alberto Colorni e Roberto Lucchetti del Politecnico
di Milano
produzione PACTA. dei Teatri – ScienzaInScena