Identità teatrale

Al Teatro Ghione di Roma, fino a domenica 3 marzo, è in scena Il fu Mattia Pascal, tratto dal romanzo di Luigi Pirandello con la regia di Claudio Boccaccini. Un adattamento in cui il tema del doppio è presente più che mai.

Fare la trasposizione di un romanzo a teatro, è sempre un bel rischio, soprattutto se il romanzo è Il fu Mattia Pascal e l’autore Luigi Pirandello. Al di là dei paragoni, Claudio Boccaccini riesce, in modo elegante, a far rivivere l’intensa esistenza di un uomo venuto al mondo come Mattia Pascal e che, vittima di una vita matrimoniale insopportabile, dopo un caso fortuito decide di cambiare identità, adottando il nome di Adriano Meis.
L’adattamento di Boccaccini, curato insieme a Eleonora Di Fortunato, è costruito in modo preciso e parte analizzando e descrivendo proprio la vita del nuovo Pascal a Roma, dopo aver appreso da un quotidiano che il suo corpo decomposto è stato ritrovato nel mulino della Stìa. Quale modo migliore per ricominciare un’altra vita, giovandosi di un passato inesistente?

Lo spettacolo inizia con Mattia Pascal che rilegge, insieme all’amico bibliotecario, il suo manoscritto, all’interno della biblioteca dove ha lavorato, dopo le sue due morti: una avvenuta per equivoco e l’altra per scelta. E proprio come avviene nel romanzo, si incastrano flashback, in cui centrale è il periodo trascorso da Pascal/Meis nella città eterna.

È qui che il protagonista tenterà di rifarsi una vita, accanto a delle persone che il destino gli ha posto innanzi: Adriana Paleari, ragazza pura e responsabile, figlia di Anselmo, uomo adulto col pallino per l’occulto, proprietario della pensione romana dove alloggerà Meis, Silvia Caporale, pensionante in casa Paleari, con straordinarie facoltà mediatiche, che sfoga le proprie frustrazioni nell’alcool e Terenzio Papiano, cognato di Adriana, che – seppur non rappresentato “un po’ calvo con un grosso paio di baffi brizzolati” – incarna bene la figura dell’antagonista, meschino approfittatore, che deruberà Adriano, il quale privo di identità non potrà neanche denunciare il furto.

I discorsi sull’esistenza e su quel “lanternino” rosso di vetro del signor Paleari sono il cuore di tutta la pièce, nonché temi caldi per Pirandello, su cui ha fondato una stagione intensa della sua poetica. «Non possiamo comprendere la vita, se in qualche modo non ci spieghiamo la morte!» è una delle frasi più emblematiche dell’opera, che non manca di essere apostrofata in questo contesto tra dramma e commedia ben amalgamato in questa trasposizione.
Gli attori Felice Della Corte, Titti Cerrone, Siddhartha Prestinari, Paolo Perinelli, Maurizio Greco, Marco Lupi e Livia Lucina Ferretti sono caratterizzati come delle vere maschere e si muovono bene sul palcoscenico, seppur è eccessivo l’uso dei libri nella scenografia. Lo sfondo soprattutto, che rappresenta una libreria proiettata su un telo con tomi giganteschi, poteva essere sostituito da una bella vetrata con affaccio su Roma, essendo tutta la rappresentazione ambientata nella pensione di via Ripetta, dove il protagonista, come descritto prima, ha modo di riflettere sulla sua vita e sull’esistenza in genere. Di libri, infatti, ce ne sono già diversi, impilati, sul palcoscenico a riempire lo spazio in cui si animano i personaggi, per cui l’abbondare risulta ridondante.

Il fu Mattia Pascal resterà in scena al Ghione di Roma fino a domenica 3 marzo, ed è un modo interessante per far rivivere Pirandello a teatro con tutte le sue straordinarie riflessioni, che hanno permeato romanzi, novelle, poesie e opere. Una vita fatta di luce e di buio, che caratterizza tanti personaggi, come Mattia Pascal, in cui tanti possono perdersi per poi ritrovarsi.

Lo spettacolo continua:
Teatro Ghione

via delle Fornaci, 37 – Roma
fino a domenica 3 marzo
orari: da martedì a sabato ore 21.00, domenica ore 17.00
(durata 1 h e 20 minuti senza intervallo)

Il fu Mattia Pascal
dal romanzo di Luigi Pirandello
regia Claudio Boccaccini
adattamento Eleonora Di Fortunato, Claudio Boccaccini
con Felice Della Corte, Titti Cerrone, Siddhartha Prestinari, Paolo Perinelli, Maurizio Greco, Marco Lupi, Livia Lucina Ferretti
musiche Massimiliano Pace
costumi Antonella Balsamo
scenografia Giulia Colombo
grafica Giorgia Guarnieri
aiuto regia Eleonora Di Fortunato