Fine settimana teatrale in Toscana

Venerdì 5 novembre va in scena l’atteso debutto del nuovo spettacolo di Ciro Masella dedicato a Nikola Tesla e, sabato 6, arriva a Cascina il nuovo testo di Fabiana Iaccozzilli – premio ANCT 2019 per La classe.

Firenze, Teatro di Rifredi. Due mondi che collidono, quelli che mette in scena Il funambolo della luce – di e con Ciro Masella e con Olmo De Martino – apparentemente lontani ma con una matrice che accomuna i tre protagonisti e le loro vicende biografiche. Il bisogno intrinseco di aiutare l’umanità per migliorarne il futuro, ineludibile per Nikola Tesla (interpretato da Masella), sebbene continuamente punito dai detentori del potere – siano gli dei mitologici che condannano Prometeo o i re della grande industria e della finanza (rispettivamente impersonati da Thomas A. Edison e J.P. Morgan, nei cui panni si cala De Martino).

Un confronto teso con i proprietari delle aziende che apprezzano le intuizioni dello scienziato di origine serbo-creata, solo se queste possono trasformarsi nella possibilità concreta di ricavarne un profitto. Ieri come oggi, l’industria e la finanza non sono attratte dalle scoperte in se stesse, per quanto geniali. E la diatriba resta aperta tra capitale e scienza, in cui la seconda, ancella della prima, è continuamente sollecitata a rendere produttivo e finalizzato al business aziendale il frutto della ricerca universitaria, sebbene spesso finanziata dallo Stato con le tasse dei cittadini.

Lo spettacolo al Rifredi restituisce bene la grettezza nei confronti di coloro – in questo caso Tesla – che credono in uno sviluppo scientifico e tecnologico rivolto al beneficio dell’intera umanità. Ma anche le preoccupazioni di quest’ultimo rispetto alla natura, il suo volere un dialogo armonioso tra la stessa e l’essere umano. Allora come oggi si avverte un’insanabile frattura tra il bisogno di energia e i mezzi su come ottenerla e, su questo tema, le idee dei politici dei nostri giorni paiono tutt’ora drammaticamente prive di contenuti realmente finalizzati allo scopo della salvaguardia dell’ambiente e, nel contempo, della soddisfazione delle necessità di tutti i popoli.

I voli pindarici dello scienziato – a metà strada tra Icaro e Prometeo (anche iconograficamente, all’inizio dello spettacolo) – si scontrano continuamente con i diktat del profitto. Da una parte, un pianeta Terra visto come dispensatore di energia pulita e inesauribile, da mettere a disposizione della popolazione mondiale, dall’altra la brama di trasmettere informazioni senza fili o di ricavare elettricità per far funzionare una fabbrica. E per inciso ricordiamo la diatriba tra Edison e Tesla, ossia tra energia continua e alternata, che ha visto la vittoria schiacciante delle teorie del secondo; le intuizioni e scoperte – sempre di Tesla – riguardo al campo magnetico anche terrestre e il suo aver percepito e anticipato la pericolosità – se mal utilizzata – dell’energia nucleare.

Un alternarsi di racconti e azioni sceniche – avvolti e intervallati da effetti visivi, che non riescono ad alleggerire una narrazione incapace di coinvolgere emotivamente e che resta, complessivamente, al livello della lettura scenica. Una conclusione sul filo della luce che ci acceca – nel vero senso della parola – evocata dai versi di Dante, re-citati per l’ennesima volta in questo interminabile settecentenario, che tentano di tradurla in parole (parole, parole…).

Cascina, La Città del Teatro. Un inizio al buio, quello dello spettacolo Una cosa enorme di Fabiana Iacozzilli, che ci impone di concentrarci sulle voci pre-registrate che ci giungono dal palco. Una serie di interviste a donne che parrebbero di varia età e provenienza geografica (viste le cadenze dialettali) nelle quali non ritroviamo quella rivendicazione alla scelta di essere o meno madre che la presentazione dello spettacolo sottintendeva. Al contrario, le voci delle donne paiono rimandare a decisioni più o meno consapevoli, ma in gran parte legate a un conformismo quasi di maniera.

Lo sparo, a metà della prima scena, apre uno squarcio narrativo ed emotivo che si richiude quasi istantaneamente, in quanto la comunque brava Marta Meneghetti – dopo aver rinunciato all’ingombrante fardello che la opprime nei movimenti e l’atterrisce psicologicamente, leggasi a un figlio – si ritrova con l’attore Roberto Montosi (entrambi molto espressivi e centrati) in un vissuto di cura (questa volta figlia/padre), che appiattisce inesorabilmente la vita della donna e sembra subìto con la solita accettazione passiva.

Un ciclo che si compie con una certa dose di naturalezza, nonostante gli inevitabili scoramenti e i momenti di tensione (sempre ben calibrati), ossia la rappresentazione scenica di una vita al servizio altrui. Una non-scelta che pare accettata come un dovere al quale non ci si può sottrarre, sino alla fine. Sogno o realtà è difficile dirlo.

Scenografia semplice e funzionale con le luci che accompagnano i personaggi e ne sottolineano gli stati d’animo. Uno spettacolo che ci lascia con molte domande, soprattutto rispetto al messaggio veicolato che, come scrivevamo, pare in aperta contrapposizione con quanto annunciato nella stessa locandina. La donna, ancora una volta e sempre, deve essere votata agli altri?

Gli spettacoli sono andati in scena:
venerdì 5 novembre 2021, ore 21.00
Teatro di Rifredi
via Vittorio Emanuele II, 303 – Firenze

Uthopia | Pupi e Fresedde – Teatro di Rifredi presentano:
Il funambolo della luce
(Nikola Tesla, ovvero l’uomo che illuminò il mondo)
uno spettacolo di Ciro Masella
con Ciro Masella e Olmo De Martino
danza Isabella Giustina
video LindoraFilm
luci Fabio Massimo Sunzini
produzione Uthopia con il sostegno di Pupi e Fresedde – Teatro di Rifredi
(prima nazionale)

sabato 6 novembre 2021, ore 21.00
La Città del Teatro
via Toscoromagnola, 656 – Cascina (PI)
Una cosa enorme
di Fabiana Iacozzilli
con Marta Meneghetti e Roberto Montosi
scene Fiammetta Mandich
luci Luigi Biondi e Francesca Zerilli
suono Hubert Westkemper
coproduzione Cranpi, La fabbrica dell’attore-Teatro Vascello Centro di Produzione Teatrale, Fondazione Sipario Toscana, Carrozzerie | n.o.t.