L’insostenibile irrequietezza dell’essere

L’anno nuovo porta al Mercadante di Napoli una delle opere più famose di Cechov, Il Gabbiano, per la regia di Marco Sciaccaluga.

Non è affar semplice avere a che fare con un classico, si sa. Eppure, per quanto da un lato chiaramente riconducibile alla sua epoca, dall’altro, Il Gabbiano riesce a risultare anche incredibilmente moderno. Non nella messa in scena certo e neppure nella recitazione (notevole), no. Tantomeno Sciaccaluga ha rimpastato il testo (ha, anzi, adattato la sua prima versione, datata 1896, che all’epoca fu un grande fiasco).

Quest’ultimo stesso, piuttosto, sviscera tematiche universali, come un destino di insoddisfazione e infelicità che può accomunare talvolta gli uomini, come le pene d’amore, il conflitto tra madri e figli, lo scontro generazionale, la ricerca da parte dei giovani di un proprio percorso di vita e la volontà di realizzarsi. Nei dialoghi – sia corali che non -, nei detti e non detti, vengono fuori le umanissime fragilità dei personaggi che animano l’opera. Sciaccaluga resta asciutto ed equilibrato.

Le due ore e quaranta di spettacolo scivolano quasi del tutto, fatta eccezione per il monologo finale di Nina che si trascina lamentoso, litanico. D’effetto costumi e scenografia.

Lo spettacolo è in scena
Teatro Mercadante

Piazza Municipio, Napoli
Dal 22 al 27 gennaio

Il Gabbiano
Di Anton Cechov
versione italiana Danilo Macrì
regia Marco Sciaccaluga
con Roberto Alinghieri, Alice Arcuri, Elsa Bossi, Eva Cambiale, Andrea Nicolini, Elisabetta Pozzi, Stefano Santospago, Roberto Serpi, Francesco Sferrazza Papa, Kabir Tavani, Federico Vanni
scene e costumi Catherine Rankl
musiche Andrea Nicolini
luci Marco D’Andrea
produzione Teatro Nazionale di Genova