Tutto e il contrario di tutto

Al Teatro di Rifredi s’apparecchia l’oscena assurdità della guerra – soprattutto in tempi di pace.

Nemmeno Goebbels avrebbe immaginato a quali livelli di propaganda sarebbero arrivati i nostri mass media. Da anni siamo bombardati da messaggi falsi quanto una moneta da 3 Euro e forse, proprio per questo, veder trasformata in farsa la nostra realtà falsata risulta tanto spiazzante.
Noi non impegniamo più eserciti e F35 in guerra ma solamente in missioni di pace; noi non assassiniamo capi politici nei loro Paesi ma operiamo chirurgicamente con i cosiddetti omicidi mirati (che nessun tribunale internazionale osa condannare), a volte sbagliando il tiro quel tanto da causare non più vittime civili ma qualche danno collaterale; i selfie arrivano persino nelle prigioni militari per immortalare le torture più sadiche; se un Presidente deve dirottare l’attenzione dei media da quanto sta accadendo sotto la scrivania, dichiara guerra; e, ciliegina sulla torta, i pochi giornalisti (o soldati, magari donne) che hanno il coraggio di denunciare la polvere che ci viene gettata negli occhi, li rinchiudiamo in carcere e buttiamo via la chiave nel silenzio, prima ancora della società civile, della stessa categoria giornalistica che millanta libertà d’informazione e dimostra pusillanimità.

C’è l’impietoso ritratto della nostra guerra aperta ma non dichiarata come protagonista de Il Generale. E lo stile più appropriato per tratteggiarlo è la farsa.
Sappiamo tutti che non esistono i terroristi. I terroristi siamo noi tanto quanto loro. E loro sono in guerra contro di noi ad armi impari ma con pari ferocia.

Ciro Masella, generale pacifista, ossimoro in carne e ossa, detta i ritmi della disfatta. La scena, espressiva e significante (di Federico Biancalani), rimanda a quell’Italietta fascista che gasava gli etiopi reclamando il suo diritto all’impero (ridicola ultima ruota del carro non meno atroce del Belgio di Leopoldo II in Congo). Belle le luci di Henry Banzi e Fabio Massimo Sunzini.

Convincono meno l’interpretazione femminile, troppo enfatica, e il finale. Il selvaggio vestito da selvaggio fa cliché (anche se l’ultima immagine ci riconsegna un volto, nascosto dietro la maschera, uguale al nostro). Ma la sensazione di fondo resta: se vale tutto e il contrario di tutto, se lottare per la pace ci consegna a una barbarie anche peggiore, cosa resta? Noi si preferisce ancora credere che se arriverà un mutante a prendere il posto dell’homo sapiens (sempre meno sapiens) sarà almeno come il protagonista di Next di Philip K. Dick, finalmente libero dal nostro modo di pensare dicotomico: o noi o loro.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro di Rifredi
via Vittorio Emanuele II, 303 – Firenze
sabato 23 novembre 2019, ore 21.00

Pupi e Fresedde-Teatro di Rifredi / Uthopia presentano:
Il Generale
di Emanuele Aldrovandi
regia Ciro Masella
con Ciro Masella, Michele Di Giacomo e Marzia Gallo
scena Federico Biancalani
luci Henry Banzi e Fabio Massimo Sunzini
suoni Angelo Benedetti
a cura di Julia Lomuto
progetto grafico Luca Morganti

Foto di Maria Grazia Lenzini