Il piacere dell’annullamento

out-off-teatro-milano1In scena fino al 30 marzo, la nuova regia di Alberto Oliva tratta da Il Giocatore di Dostoevskij. L’omonimo spettacolo gioca sull’essenzialità per esprimere un disagio comune all’uomo di qualsiasi epoca: il piacere della dipendenza. 

Quale regista sui trent’anni può vantare il pieno – sempre e comunque – a tutte le prime dei suoi spettacoli, nonché un’introduzione alla performance a opera di Malcovati? Esatto, Alberto Oliva. Questa giovane conferma (ormai non si può più parlare di promessa) della regia italiana ancora una volta decide di cimentarsi con il grande maestro della letteratura russa. E decide di farlo con uno dei testi più brevi di Dostoevskij, ma non per questo meno pregnanti: è Malcovati stesso a dirci che nello stile, nella scrittura stessa Dostoevskij – da bravo giocatore incallito e quindi competente in materia – cerca di rendere l’ansia, il tormento, la concitazione di chi ha la dipendenza del gioco d’azzardo e non può (e non vuole) uscire dalla sala con i soldi. Il vero giocatore, quando guadagna, vuole subito rigiocarsi tutto e uscire dalla sala senza il ben che minimo guadagno.

Oliva rispecchia la brevità del romanzo nella durata dello spettacolo (poco più di un’ora), mediante una scenografia scarna, ma intelligentemente versatile, e grazie agli inserti video proiettati tanto sul telo dello sfondo quanto sulla piattaforma che fa da tavolo da gioco e da isola catalizzatrice dei rapporti tra i personaggi.
Le immagini che vi appaiono talvolta sono funzionali (come per la roulette del tavolo da gioco) in altri casi descrittive, ma il più delle volte simboliche e di angosciante efficacia.
Un po’ come per i protagonisti della strindberghiana Danza della morte (vecchio spettacolo di Oliva all’Out Off) anche qui il regista sembra interessato a sviscerare un rapporto nel quale, quanto più i due protagonisti si cercano e si desiderano, tanto più finiscono per offendersi e farsi male. Nella rappresentazione fisica ed emotiva di questo rapporto, intenso e impeccabile è come sempre Mino Manni, che rende molto bene il profilo di colui che non solo ama l’umiliazione della dipendenza al gioco, ma anche e soprattutto la sottomissione e l’umiliazione da parte della donna che desidera. A tratti debole e apparentemente distratta Elena Ferrari che dà un’interpretazione poco convincente della bella Polina, ma che sicuramente avrà tempo di rodarsi nelle repliche a venire. Segnaliamo, per dovere di cronaca, che Elena si alternerà nelle varie repliche con un’altra attrice, Chiara Anicito. Bravissimo, invece, Davide Lorenzo Palla, che regala momenti di grande energia quando la drammaturgia sembra un po’ arenarsi e chiudersi su sé stessa. Il giovane attore non solo è convincente nell’interpretare personaggi diversissimi tra di loro, ma soprattutto nel far emergere la vena tragicamente comica di ciascuno di essi: vuoi il croupier/prestigiatore, vuoi la nonna di cui tutti aspettano la morte per incassare l’eredità, o ancora il generale, padre della bella Polina.
Uno spettacolo che mette curiosità per un testo ingiustamente considerato minore. Vale la pena vederlo per riscoprire Dostoevkij o per approcciarsi all’autore partendo da un testo meno filosofico e tremendamente umano.

Lo spettacolo continua
Teatro Out Off
via Mac Mahon 16, Milano
fino al 30 marzo
da martedì a sabato ore 20.45, domenica ore 16.00

IL GIOCATORE
da Fedor Dostoevskij
adattamento di Alberto Oliva e Mino Manni
regia di Alberto Oliva
con Mino Manni, Davide Lorenzo Palla , Chiara Anicito / Elena Ferrari
scenografia Michele Ciardulli
video Maurizio Losi, Sara Scanderebech, Elisa de Fazio
costumi Marco Ferrara
musiche originali Francesco Lori
Una produzione EXEN DRAMA, in coproduzione con TEATRO OUT OFF, in collaborazione con I DEMONI