Al Teatro Carcano di Milano la satira sulla società firmata da Lars von Trier, in una messinscena che non ne sfrutta appieno le potenzialità.

La commedia degli equivoci è un genere senza tempo: sempre attuale, sempre divertente.

In un’azienda meridionale guidata da un fantomatico grande capo – che in realtà non esiste – il vero fondatore dell’azienda – che è sempre rimasto nell’ombra addossando al finto grande capo tutte le responsabilità – assume un attore disoccupato per impersonarlo e per concludere la vendita della società a una donna d’affari veneta – sbigativa e un po’ cinica – che desidera trattare solo con il boss in persona. Il concatenarsi delle azioni che porta all’imprevedibile finale si deve a tre impiegati, che danno luogo a una serie di sketch.

Questa, in breve, la trama. Veniamo ora alla rappresentazione. Lo spazio è perfettamente in linea con questo affresco di un gruppo di persone senz’anima, preoccupate solo del proprio piccolo tornaconto. L’ambiente è squallido e freddo: un ufficio di vetro e accaio con sedie di plastica e una lavagnetta. Le luci che virano al giallo danno subito l’idea di trovarsi in un ambiente di lavoro. La cornice è giusta – ma quello che c’è dentro non funziona.

Gli attori recitano senza la minima relazione l’uno con l’altro, risultando poco credibili: un momento sembrano sensibili, quello dopo senza scurpoli, a seguire indifferenti – senza dare un minimo di spessore ai personaggi. Spesso si ha l’impressione che non stiano attenti a quanto sta accadendo sul palcoscenico perché le loro reazioni, o presunte tali, non dimostrano coerenza con quanto succede loro intorno. O meglio, ce l’hanno, ma sono talmente irrilevanti da non risultare convincenti.

Peccato, perché il testo – scritto prima per il teatro e successivamente rielaborato per il cinema – di Lars von Trier – regista danese noto per film quali Le Onde del Destino, Idioti, Dancer in the Dark, Dogville – avvince e diverte, suscitando comunque più di una risata nel pubblico, ma per merito del drammaturgo, non dell’interpretazione.

Nel complesso i dialoghi mancano di ritmo e il risultato è lento e faticoso da seguire. Un tentativo mal riuscito di fare della comicità condita con una buona dose di cinismo.

Lo spettacolo continua:
Teatro Carcano

Corso di Porta Romana, 65 – Milano
Fino a domenica 19 dicembre

Il Grande Capo
di Lars Von Trier
traduzione e adattamento di Giorgio Mariuzzo
regia Maurizio Panici
con Gianfelice Imparato e Erika Blanc
e con Giada Desideri, Valerio Santoro, Alessia Innocenti, Claudia Campagnola e Francesco Frangipane
scene Francesco Ghisu
costumi Emilia Vittoria Russo
luci Franco Ferrari
musiche Germano Mazzocchetti